Il latte torna a far parlar di sé. Nel modo peggiore. Sono 9 i casi sospetti (negli ultimi due anni) di sindrome emolitico-uremica, un'infezione grave ai reni causata da un batterio, l'Escherichia coli 0157.
Si sospetta che i contagi siano stati provocati dal latte non pastorizzato e dalla carne cruda, anche se non è ancora possibile collegarli a una causa precisa. A oggi l'unica certezza è che i casi segnalati sono distribuiti in tutta Italia, con maggiore frequenza nelle regioni padane, attorno a Roma, in Campania e Puglia.
Il latte crudo resta il principale indiziato.
Il latte crudo resta il principale indiziato.
Dopo le recenti denunce le autorità si muovono e lo stesso ministero annuncia l'obbligo di inserire la dicitura "bollire" sui distributori alla spina, minacciando la sospensione della vendita fino a quando la misura non sarà applicata su tutti i distributori.
Quello che manca - a parere di Altroconsumo - sono indicazioni chiare e maggiore trasparenza nella comunicazione fatta ai consumatori. La gente ha iniziato a comprare il latte crudo, senza avere le idee chiare sul prodotto: ha dato troppe cose per scontate e lo ha consumato come un qualsiasi latte acquistato al supermercato.
Che cosa fare per evitare rischi? Le autorità suggeriscono di far bollire il latte con un trattamento a 100° che uccida i batteri patogeni. La cara vecchia bollitura del latte modifica però le proprietà nutritive e il gusto caratteristici di questo latte. In poche parole: la cottura casalinga rende il latte crudo piuttosto simile a quello trattato termicamente. A questo punto ci chiediamo noi: vale la pena comprarlo? Certo questo prodotto costa meno rispetto a quello confezionato e industriale, ma spesso i distributori non sono alla portata di tutti.
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