domenica 31 agosto 2008

Incredibile!


Questo cartello l'ho trovato esposto nel parcheggio del centro commerciale "I Granai":
"Non rubarmi potrei salvarti la vita!"
Dove siamo arrivati se devono pregare di non rubare gli estintori!!!!

sabato 30 agosto 2008

Il maestro unico



Considerato che ho due bambini che l'anno prossimo andranno alle scuole elementari sono molto sensibile alle innovazione introdotte dal governo.

Il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, al termine dell'ultimo Consiglio dei ministri, ha annunciato l'approvazione dei provvedimenti che reintroducono lo studio dell'educazione civica, l'educazione stradale, il voto in condotta e i voti accompagnati da un giudizio «esplicativo dei risultati ottenuti».La Gelmini, infine, ha anche anticipato che presto saranno portati in Consiglio dei ministri dei provvedimenti per istituire il maestro unico alle elementari, sul quale oggi il governo ha già dato «parere favorevole».

Premettendo che non sono innovazioni ma è un ritorno al passato, ma cosa si nasconde dietro all'istituzione del maestro unico?

Gli insegnanti elementari per contratto svolgono 22 ore frontali in classe alla settimana, quindi ipotizzando 5 giorni alla settimana , potranno fare lezione per 4 ore e 24 minuti al giorno (8.30-12.54) e i tempi pieni? E cosa ne sarà di centinaia e migliaia di insegnanti che non avranno lavoro? Forse si immagina una soluzione tipo Alitalia: trasferimento alle Poste o all'Agenzia del Catasto?

Temo che con la reintroduzione del maestro unico si voglia subdolamente eliminare il tempo pieno dalle scuole pubbliche (ci aveva provato maldestramente Letizia Moratti) per invitare gentilmente i genitori che lavorano a preferire la scuola privata.

Non è forse quello che ha dichiarato il ministro Brunetta in una delle prime conferenze stampe? Per migliorare l'efficienza della Pubblica Amministrazione è possibile privatizzare ampi settori ora di competenza dello Stato.......

Come non seguire l'esempio della sanità? Ah ora che ci penso ma Del Turco che fine ha fatto?

giovedì 28 agosto 2008

I soliti ignoti sull' Alitalia


Sono rientrato in anticipo dalle mie vacanze e cosa mi ritrovo a sentire e leggere: la grande soluzione per l'Alitalia!

La nostra Compagnia di Bandiera (ridotta sul lastrico dalla politici italiani) ormai era sull'orlo del fallimento e finalmente il Presidente Berlusconi trova la soluzione, come i rifiuti a Napoli.
Ma vediamo come.
La società divisa in due, la metà senza debiti e con i profitti agli imprenditori, l'altra allo Stato: che geni vero? Privatizzare i profitti e nazionalizzare le perdite.

Ma la presa per i fondelli non è finita. Chi sarà il presidente della società "buona": Colaninno,si proprio lui! Il grande manager che ha quasi distrutto la Telecom (il colpo di grazia lo ha dato Tronchetti Provera che infatti è uno dei soci: perché farci mancare qualcosa!)
In poche parole il nostro Governo liberale (Partito delle Libertà) come salva un'azienda decotta? Regala la parte buona (aerei e rotte) agli amici imprenditori e la parte cattiva (debiti ed esuberi) allo Stato.

Grazie Politica non potevamo attenderci una risposta migliore alla crisi Alitalia!

Consiglio di leggere i seguenti articoli
PS: e per farci capire che è uno scherzo hanno nominato Fantozzi come commissario della Bad company, ahahaha....
Speriamo, come sempre, che l'Unione Europea fermi questo scempio!

mercoledì 13 agosto 2008

BUON FERRAGOSTO






Ci rivediamo a Settembre

The Pirate Bay: oscurare è guardare indietro, non avanti

articolo del 13 agosto 2008

La Procura della Repubblica di Bergamo ha predisposto l’oscuramento di The Pirate Bay, crocevia del mondo peer-to-peer, invitando gli Internet Service Provider italiani a inibire l’accesso alle pagine dal nostro Paese. Il provvedimento rientra nell’ambito dell’inchiesta in corso contro l’attività di condivisione globale sulla rete di materiale protetto da diritto d’autore, ed è eseguito dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza.
Per Altroconsumo il provvedimento di oscuramento è anacronistico: la pratica di oscurare è obsoleta dal punto di vista tecnologico. Accessi alternativi possono essere messi in piedi in tempi ridottissimi, in una infinita rincorsa tra gatto e topo.
Inoltre, l’invito agli ISP a bloccare l’accesso alle pagine di The Pirate Bay travalica i paletti posti dalla direttiva europea sul commercio elettronico, attualmente in vigore: il provider non è responsabile dei contenuti e il provvedimento, trasmesso dal Gip del Tribunale di Bergamo, è una forzatura, non prevista dall’attuale quadro normativo.
La tutela della proprietà intellettuale nella società dell’informazione deve essere discussa e affrontata in altri ambiti e con modalità diverse dalle pratiche di oscuramento estemporanee, forzature che portano solo a irrigidimenti degli schieramenti. Non è con i tentativi protezionistici che si gestisce il fiume in piena della condivisione nella rete di contenuti. Condivisione che è crescita culturale. I nuovi assetti di equilibrio nei rapporti tra titolari del diritto d’autore e i consumatori dovranno essere studiati e sperimentati, guardando avanti, non indietro.

La Reggia di Caserta

Il dossier è già al ministero per i Beni culturali. Descrive minuziosamente l’abusivismo sfrenato, il moltiplicarsi di cani randagi, il degrado del parco reale; persino il possesso, da parte di privati, delle chiavi del portone principale. Insomma, è probabile che dopo Pompei venga commissariata la Reggia di Caserta. Una decisione richiesta in via informale dai parlamentari campani del Pdl, in via ufficiale da Nicola Spinosa, soprintendente al Polo museale di Napoli, e dal Pd. Dice a Panorama il deputato casertano Stefano Graziano: «Va bene l’anticamorra, ma il nostro territorio ha bisogno anche di attenzione ai beni culturali, indice di sviluppo e di crescita. Il commissario? È il minimo». A settembre attesa la sentenza del ministro Sandro Bondi.
Il solito commissario straordinario che peggiorerà le cose. è possibile che non riusciamo a vivere nella normalità?

martedì 12 agosto 2008

Un altro martire

articolo di Marco Travaglio su l'Unità, 10 agosto 2008
Per Berlusconi, Antonio Gava era «integerrimo» e «la sua morte non cancella il torto che ha subìto: il calvario giudiziario di 13 anni che ne ha minato la salute e si è concluso con la piena assoluzione da un’accusa infamante e infondata».
Per il ministro-kiwi Rotondi, l’artefice del «Rinascimento di Napoli». Per Piercasinando, fu vittima della «stagione del giustizialismo».
Per l’emerito Cossiga, «uno dei tanti perseguitati dalla magistratura militante».
Per l’ex ministro della Giustizia Mastella, «fu fiaccato da pesanti accuse che si sono dimostrate del tutto inesi- stenti, da teoremi poi tutti smentiti».
Per quella testa fine di Bobo Craxi, «quando a Napoli c’erano uomini come Gava la monnezza non c’era» (infatti lo chiamavano “Fetenzia”).
Il professor Galasso lo definisce «integerrimo» e «uscito sempre benissimo da qualsiasi aula di tribunale».
Il presidente Napolitano denuncia «le difficili prove personali».
Ora, prima che lo scomparso Padre della Patria venga beatificato, con strade e piazze intestate a suo nome, è forse il caso di ricordare un paio di dettagli, tratti dalle sentenze che tutti citano e che nessuno ha letto.
Il primo processo a Gava, per ricettazione, portò alla sua condanna a 5 anni in primo grado, poi ridotti a 2 in appello (la Cassazione derubricò il reato in corruzione e fece scattare la prescrizione: dunque era colpevole di tangenti, ma la fece franca).
Il secondo, quello per concorso esterno in associazione camorristica in seguito alle accuse dei boss pentiti Galasso e Alfieri, si chiuse con una assoluzione definitiva e un risarcimento per ingiusta detenzione. Ma basta leggerla (il sito societacivile.it ne pubblica ampi stralci) per comprendere che il processo fu doveroso, l’accusa si basava su fatti concreti e documentati: «Ritiene la Corte ­ - scrivono i giudici di Napoli - che risulti provato con certezza che il Gava era consapevole dei rapporti di reciprocità funzionali esistenti tra i politici locali della sua corrente e l'organizzazione camorristica dell’Alfieri, nonché della contaminazione tra criminalità organizzata e istituzioni locali del territorio campano; è provato che lo stesso non ha svolto alcun incisivo e concreto intervento per combattere o porre un freno a tale situazione, finendo invece con il godere dei benefici elettorali da essa derivanti alla sua corrente politica: ma tale consapevole condotta dell'imputato, pur apparendo biasimevole sotto il profilo politico e morale, tanto più se si tiene conto dei poteri e doveri specifici del predetto nel periodo in cui ricoprì l'incarico di ministro degli Interni, non può di per sé ritenersi idonea ed affermarne la responsabilità penale».
Ancora: «L’imputato aveva piena consapevolezza dell'influenza esercitata dalle organizzazioni camorristiche operanti in Campania sulla formazione e/o l'attività e del collegamento dei politici locali con i camorristi, sicché non potrebbe neanche ritenersi che egli si sia interessato della politica locale senza rendersi conto del fenomeno della compenetrazione della camorra nella vita politica, alla cui gestione avrebbero provveduto, a sua insaputa, gli esponenti locali della corrente… Appare evidente che la consapevolezza da parte dell'imputato dell'infiltrazione camorristica nella politica campana, insieme allo stretto rapporto mantenuto con gli esponenti locali della sua corrente e con le istituzioni politiche del territorio medesimo, nonché all'omissione dei possibili interventi di denuncia e lotta al sistema oramai instauratosi in zona, costituiscono elementi indiziari di rilievo da cui potersi dedurre la compenetrazione dell'imputato nel sistema medesimo, secondo quanto posto in rilievo dalla Pubblica Accusa… Il Gava non risulta essersi concretamente attivato, quale capocorrente della Dc o nelle sue funzioni ministeriali, per porre un argine al fenomeno della contaminazione politica da parte della criminalità nel territorio campano; come nessuna iniziativa ha adottato per la sospensione dei consiglieri comunali, di cui pur conosceva la contiguità alla camorra, sospensione resa possibile dalla Legge entrata in vigore quando era ancora ministro degli Interni».
Insomma, il ministro dell’Interno Gava stava con lo Stato, ma anche con la camorra. Se questo, per dirla col professor Galasso, è «uscire benissimo da ogni aula di tribunale», allora una strada non basta.
Gava merita almeno un monumento eques

“Ecco la cupola”. L’ultimo affondo di De Magistris.

articolo di Antonio Massari da La Stampa del 9 agosto 2008

Tra i 33 indagati politici e carabinieri.
Una cupola giudiziaria.«Condizionavano le pubbliche amministrazioni e interferivano sull’Ordine giudiziario, sul Csm e sul ministero».
Il pm di Catanzaro Luigi De Magistris, punito e trasferito dal Csm, chiude l’inchiesta «Toghe Lucane» con un lungo elenco di indagati – ben 33 – e pesanti accuse alla magistratura.
E’ il suo ultimo atto da pubblico ministero prima di trasferirsi a Napoli con funzioni di giudice.Tra gli indagati figurano 8 magistrati, quattro ufficiali dei carabinieri, un senatore, un presidente di Regione e tre sindaci.
Indagati anche l’ex questore, Vincenzo Mauro, e l’ex capo della squadra mobile, Luisa Fasano.
Nelle aule di giustizia, a Potenza, si oscilla tra la corruzione e la «cartomanzia giudiziaria» (la pm Claudia De Luca, per 65 volte, chiama l’899 di un cartomante con il telefono di servizio).
Spuntano complotti tra vertici dei carabinieri (i generali Cetola e Garelli, comandante interregionale e comandante della Basilicata) e toghe (il sostituto pg Bonomi) per danneggiare altri magistrati (i pm Woodcock e Montemurro, i gip Iannuzzi e Pavese).
Il «sodalizio», scrive De Magistris, era «composto da politici, avvocati, imprenditori e faccendieri che avevano necessità di interventi illeciti per il condizionamento dell’attività giudiziaria. I pubblici ufficiali asservivano la loro funzione, ricevendo utilità varie, inclusi incarichi in ruoli di vertice all’interno dell’ordine giudiziario o nella commissione antimafia».
Al centro delle vicende un vorticoso giro di soldi. Milioni di finanziamenti pubblici vengono dirottati sul complesso turistico Marinagri. Ubicato in una zona ad alto rischio idrogeologico, potrebbe essere spazzato via da un’alluvione.
Ma non importa: i finanziamenti devono passare ugualmente.
La magistratura lucana, allertata sull’operazione archivia. Le indagini sono condotte dalla pm di Matera, Claudia Morelli (indagata).
Intanto, il pm napoletano, scopre che Giuseppe Chieco, capo della procura di Matera, era interessato all’acquisto d’un appartamento nel villaggio turistico.
Scopre che il senatore Filippo Bubbico (Pd), ex governatore lucano, spinge perché il progetto passi.
Indaga anche sul Presidente della Regione, Vito De Filippo (Pd), su un alto funzionario del ministero (Massimo Goti), sull’ex moglie di Marco Follini, Elisabetta Spitz, e sui passaggi che portano all’approvazione di progetto e finanziamento.
Altri esempi.
Iside Granese, Presidente del Tribunale di Matera, ottiene dalla banca Popolare del materano un mutuo di 620 mila euro al tre per cento d’interessi.
Per la banca sembra un’operazione in perdita.
Ma la Granese firma una sentenza di fallimento che avvantaggerebbe due esponenti della banca.
In queste 516 pagine scorre una storia ultraventennale: indagando sulla magistratura lucana, de Magistris, scopre novità su tre casi irrisolti: la scomparsa di Elisa Claps e due duplici omicidi.
Novità trasmesse alla procura di Salerno.

lunedì 11 agosto 2008

The thin green line


Articolo pubblicato su Economist tradotto da italiadallestero.it

L’Italia diventa più severa contro i crimini di strada. Ma è ancora indulgente con la corruzione.
Gli artiglieri hanno reso sicura Piazza del Duomo a Milano; i paramilitari hanno preso posizione alle porte di S. Giovanni Laterano a Roma; i reggimenti degli Alpini con il caratteristico cappello piumato hanno aiutato la polizia a fare irruzione in un ritrovo abituale all’aria aperta di spacciatori a Torino.
L’Italia difficilmente è come la Colombia.

Non c’è il benché minimo segnale di un attacco terroristico. Dunque perché quest’atmosfera da emergenza nazionale?

Il 4 agosto, il Governo di Silvio Berlusconi, Primo Ministro italiano, ha inviato l’esercito nelle strade per reprimere quella che lui definisce una crisi della sicurezza pubblica.
3.000 soldati verranno impiegati per assolvere a funzioni di ordine pubblico. La maggior parte prenderà il posto della polizia a guardia dei centri di detenzione per immigrati e di potenziali obiettivi del terrorismo come le ambasciate. Circa 1000 militari pattuglieranno le strade insieme alla polizia. Il Governo afferma che l’esercito rimarrà nelle strade per almeno sei mesi.
Un provvidenziale studio del Censis, un istituto di ricerca, mette in dubbio la premessa del governo secondo cui il crimine sarebbe fuori controllo. Nel 2006 gli omicidi in Italia sono stati meno di quelli registrati in Germania, Francia e Regno Unito; è più probabile essere uccisi a Bruxelles che a Roma.
La percentuale degli omicidi non è uguale a quella dei crimini, comunque. Le cifre fornite dal governo mostrano che il numero complessivo dei reati aumenta del 6-7% ogni anno. Quello che sembra crescere più rapidamente è l’apprensione pubblica. Un altro studio pubblicato il 27 luglio da una fondazione di una compagnia assicurativa, Unipolis, ha scoperto che gli italiani ritengono il crimine la fonte principale della loro insicurezza, e quasi la metà associa i reati con gli stranieri.
Il Governo attribuisce la propria vittoria elettorale di aprile all’impegno di Berlusconi di essere intransigente sul crimine. L’invio delle truppe nelle strade costituisce un messaggio per gli elettori che intende tenere fede a quella promessa. Alcune testimonianze aneddotiche suggeriscono che la maggior parte degli italiani percepisce come rassicurante la presenza dell’esercito.
Se questo riuscirà a contenere il crimine è un altro discorso. Il Generale Mario Buscemi, che ha guidato l’ultimo dispiegamento delle forze armate nelle città italiane, per fronteggiare la mafia negli anni ‘90, fa notare che all’epoca disponeva di 20000 uomini solo per la Sicilia. L’attuale operazione, egli dichiara, è “sostanzialmente simbolica”. I soldati non hanno il potere di effettuare arresti, né sono debitamente addestrati ed equipaggiati per condurre operazioni di polizia.
Uno dei timori ampiamente esternati è che la vista dell’esercito potrebbe spaventare i turisti. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, membro del Polo della Libertà di Berlusconi, ha condotto una lotta serrata per tenere i soldati in divisa fuori dal centro storico. L’Italia forse non è la Colombia, ma potrebbe cominciare ad assomigliarle.
In mezzo a questo melodramma - che comprende “l’emergenza” dei barconi di immigrati provenienti dal Nord Africa e lo sfratto degli zingari - c’è una domanda persistente. Perché il Governo è così intransigente sul crimine e così indulgente con la corruzione?
I primi provvedimenti di Berlusconi al governo sono stati la chiusura degli uffici di alte commissioni contro la corruzione e l’approvazione di una legge in base alla quale egli stesso non dovrà rispondere alle accuse di corruzione.

Scandalo Ater Treviso

Mentre viaggiavo in auto ho ascoltato alla radio il programma di "Radio 24" un "Abuso al giorno....." . Il servizio raccontava di uno scandalo avvenuto ad aprile scorso (credo che il programma era una replica) a Treviso.
On line ho trovato l'articolo de L'Espresso.it:
Per il "Progetto casa", un piano finanziato dall'Ater (l'ente che ha ereditato la gestione delle case popolari), politici e loro familiari si sono insediati in pole position. Il piano riguarda la costruzione di 30 appartamenti a prezzo convenzionato: poco più di 100 metri quadrati per 160 mila euro. Palazzine eleganti di tre piani che sorgeranno nella prima periferia della Marca in un quartiere destinato a un grande sviluppo: vi è prevista la nascita della "cittadella delle istituzioni" disegnata da Mario Botta. Ma le graduatorie delle assegnazioni si sono rivelate sorprendenti. Chi si è classificato secondo per ottenere l'alloggio a prezzo agevolato? Pierantonio Fanton, presidente proprio di Progetto casa, consigliere dell'Ater e consigliere comunale leghista nel municipio del celebre Giancarlo Gentilini.
Fanton è stato tra i primissimi a depositare la domanda nel giorno stesso dell'apertura del bando. Anche il primo nella graduatoria di assegnazione è un nome noto in città. Si tratta di Giobatta Zampese: è il padre del consigliere comunale leghista Sandro, che presiede anche l'azienda pubblica di trasporto locale. Volete una chicca finale? Fanton e Zampese Junior sono soci nello stesso studio professionale di architettura.
Il conduttore ha intervistato sia Fanton che Nicola Altami, rappresentante dell'opposizione in Comune. La difesa è stata penosa!!!!

giovedì 7 agosto 2008

Emma Bonino

Un politico che stimo

Favole mediocri

A tratti mi pare che questo Paese diventi sempre meno serio. Che,invece, di raccontarsi per quello che è veramente, continui a raccontarsi storie e favole mediocri, finendo per crederci e per smarrire così la propria identità .

Roberto Scarpinato in Il ritorno del Principe

mercoledì 6 agosto 2008

La "Verità" e il reggiseno di Silvio

dal Corriere.it


ROMA — Le donne, a Palazzo Chigi, preferiscono vederle vestite. E non importa se quella che esibisce un seno — piccolo, tondo, pallido — se ne sta su una copia del celebre dipinto di Giambattista Tiepolo (1696-1770): «La Verità svelata dal Tempo ». Il dipinto, che Silvio Berlusconi aveva scelto come nuovo sfondo per la sala delle conferenze stampa, viene ritoccato. È successo. La testimonianza fotografica è inequivocabile. Prima si scorge un capezzolo. Poi il capezzolo sparisce. Coperto, si suppone, con due colpetti di pennello. La notizia è battuta dall’agenzia Italia alle 17,22.
Ci vuole un bel coraggio, in effetti, a mettere le mani su un Tiepolo, sia pure in crosta. «E allora cosa dovrebbero fare con tutte quelle statue di donna sparse in decine di musei italiani dove spesso si ammirano seni da far restare senza fiato pure Pamela Anderson? ».


L’arte, evidentemente, spaventa. «Oh... io spero davvero che la decisione di questo assurdo, folle, patetico, comico, inutile ritocchino sia stata presa all’insaputa del Cavaliere. Tanto più che se volevano fargli un piacere, cercando di non far associare agli italiani una tetta alla sua immagine di uomo, come dire? incline al fascino femminile, sono riusciti invece nell’esatto contrario. Ma si sa, almeno, chi è il responsabile di questa cretinata?». Non s’è capito subito, in verità. Poi il sottosegretario alla Presidenza Paolo Bonaiuti ha fatto personalmente qualche telefonatina. «E allora, beh, direi che è andata molto semplicemente: diciamo che è stata un’iniziativa di coloro che, nello staff presidenziale, provvedono alla cura dell’immagine di Berlusconi ».
Bonaiuti, scusi: ma cosa li avrebbe turbati tanto? «Beh... sì, insomma: quel seno, quel capezzoluccio... Se ci fate caso, finisce esattamente dentro le inquadrature che i tg fanno in occasione delle conferenze stampa». E quindi? «E quindi hanno temuto che tale visione potesse urtare la suscettibilità di qualche telespettatore. Tutto qui». C’è da dire che in occasione delle prime inquadrature ormai risalenti alla conferenza stampa del 20 maggio scorso (con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia perfettamente centrata sotto la femminile Verità ancora scoperta) al centralino di Palazzo Chigi non risultano essere giunte particolari proteste da parte della cittadinanza italiana. Nè preoccupazioni per eventuali turbamenti vennero comunque al Cavaliere e al suo architetto di fiducia, che lo aiutò nella scelta del celebre dipinto: Mario Catalano, forse non casualmente già scenografo del memorabile programma di spogliarello televisivo «Colpo Grosso», condotto da Umberto Smaila su Italia 7 dal 1987 al 1991, con le ragazze, chiamate «mascherine», che — appunto — si facevano volar via il reggiseno cantando «Cin cin/ fruttine prelibate/ cin cin...».
VERGOGNA!!

Finanziamenti europei

"Io: americano, pugliese, pubblicitario e indignato. Ecco perché non parteciperò mai più a dei bandi pubblici italiani per la comunicazione.
I fatti sono questi: il giorno 14 dicembre 2007 la Regione Puglia pubblica un bando per la comunicazione e la promozione del suo territorio in Italia e nel mondo.
I soldi in gioco non sono pochi: 7 milioni di euro! E, trattandosi di soldi della Comunità Europea, sono tutti da spendere, come è ben chiarito nel bando, nel biennio 2007-2008.
E già qui, io che sono americano, forse ingenuo e forse idealista, ravviso la prima anomalia.
Dalle mie parti, se qualcuno riceve dei finanziamenti pubblici e gli dicono che deve spenderli in un certo modo, lo fa.
Sarebbe come se il mio medico mi dicesse che per guarire dalla mia malattia devo prendere una certa medicina per due anni; e io decido di prendere le medicine solo il secondo anno, ma due alla volta.Io ho un'agenzia di pubblicità a New York e una in Italia e tante agenzie appartenenti al nostro gruppo nei principali Paesi d'Europa. Sono cittadino americano e residente italiano. La mia famiglia è di origine pugliese, conosco, rispetto e amo la Puglia.
Come avrei potuto non partecipare a questo bando? Così, insieme ai miei soci e alle agenzie del nostro system internazionale, ci siamo messi al lavoro: strategia, creatività, numeri, idee e carte. Tante carte, centinaia di carte, milioni di carte!Il giorno 11 febbraio 2008 si chiude il bando e 7 agenzie, oltre a noi, presentano la loro proposta.
Che vinca il migliore, penso. E qui, la seconda anomalia: scopro che in gara non ci sono solo agenzie di pubblicità e comunicazione, ma anche gruppi di editori ed emittenti televisive pugliesi. Strano, no? Dalle nostre parti, la comunicazione la fanno le agenzie di comunicazione. È come se per promuovere la vendita dei miei gelati nei bar di tutto il mondo, io chiedessi al bar sotto casa mia di farmi la campagna. Ma arriviamo alla terza anomalia. È febbraio, l'estate si avvicina e l le proposte dormono nei cassetti della Regione, sotto una calda coltre di polvere. Passano i mesi e la mia meraviglia cresce: come è possibile, chiedo da NY ai miei colleghi in Italia. Hanno perso la scorsa stagione, non vorranno perdere anche questa? Sì, vogliono perdere anche questa.
Oggi, 20 di luglio del 2008, l'appalto per promuovere la Puglia nel biennio 2007-2008 non è ancora stato assegnato. Dopo l'apertura delle ultime buste, la classifica suscita qualche perplessità e strane ombre macchiano la certezza dell'assegnazione.
E indovinate chi c'è in prima posizione? "Il bar sotto casa". Per dire, senza offesa, proprio l'impresa locale.Non so se e quando verrà ufficializzata l'assegnazione del budget, ma so che spendere sette milioni di euro in spot televisivi, annunci stampa, spot radiofonici, volantini e brochure, tutto in una manciata di settimane di fine anno, è un affronto al buon senso. E per che cosa, poi? Per attirare in Puglia gli sciatori e gli amanti degli sport invernali di tutto il mondo?Ecco le mie conclusioni: ho partecipato sapendo di poter vincere.
Ma mettendo anche in conto di perdere. Non abbiamo perso, peggio: siamo stati esclusi per un vizio di forma. Stavamo per fare ricorso perché il nostro avvocato dice che i motivi della nostra esclusione non esistono. Ho fermato tutto e ho scelto di scrivere questa lettera. Non mi interessa essere complice di questo spreco di soldi. Mi interessa denunciarlo. Lo faccio da pubblicitario americano indignato, da residente italiano orgoglioso, da pugliese ferito.
E mi chiedo: perché nessuno fa sentire la sua voce? La Comunità Europea non ha niente da dire vedendo come vengono usati i suoi soldi? E le associazioni dei pubblicitari italiani non sentono di dover difendere la loro professionalità? So che quando aprirò i giornali americani vedrò le pubblicità delle altre regioni italiane. E so anche che quando atterrerò la prossima volta a Roma-Fiumicino vedrò grandi cartelli pubblicitari della Sicilia, della Toscana, ecc. E riderò quando arriverò a Bari Palese e, come sempre, ci saranno i cartelloni che promuovono il turismo in Puglia. Come al solito i soldi saranno spesi bene!> Ecco, detto fatto. Mi assumo le conseguenze del mio gesto. E auguro buon lavoro alle emittenti televisive e alle case editrici che, unite insieme in Associazione temporanea d'Imprese, vedranno aggiudicarsi il bando. Ad aspettarle, ci sono una manciata di settimane di duro lavoro! A produrre la campagna e a mandarla in onda sulle loro emittenti. Così almeno i Pugliesi sceglieranno l'anno prossimo di andare in vacanza in Puglia." Paul Cappelli
Founder and President The Ad Store International, New York

Wuhan, chi era costui?

di Marco Travaglio su l'Unità di oggi

Dopo lunga e penosa attesa, abbiamo finalmente il giallo dell’estate.
E - Bruno Vespa si tranquillizzi - senza spargimento di sangue.
Il merito è del ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli da Bergamo di Sopra, in arte “Pota”, che ha deciso di contribuire anche lui alla grande riscossa culturale impressa dal nuovo governo Berlusconi, in aggiunta alla nomina di James Bondi a ministro del settore, alla battaglia della Gelmini per il ritorno dei grembiulini a scuola, alla guerra di Gasparri contro il commissario Montalbano (noto comunista) e all’asportazione delle tette alla “Verità” del Tiepolo per aggiungerle alla collezione privata di Al Pappone.
L’altroieri, rispondendo sul Corriere della sera a un editoriale semplicemente impeccabile di Angelo Panebianco sull’allegra spensieratezza con cui stiamo scivolando verso uno Stato federale senza minimamente discutere dei pro, dei contro e soprattutto dei perché, l’insigne pensatore padano ha fatto sfoggio della sua leggendaria, enciclopedica cultura: “Una soluzione è rappresentata dai modelli a struttura federalista e questo non lo sostiene il sottoscritto, ma, tra gli altri, la Banca Mondiale o il premio Nobel per l’economia Wuhan”, oltre a una fantomatica “analisi empirica”.
Visto che siamo in Italia e il giornalismo è quello che è, nessuno s’è preso la briga di verificare se il celeberrimo Nobel per l’Economia citato dal ministro abbia mai sostenuto il federalismo fiscale e con quali argomenti. Purtroppo però l’ha fatto il professor Sandro Brusco, che insegna economia negli Stati Uniti: e ha scoperto che non esiste nessun premio Nobel per l’economia di nome Wuhan (controllare per credere all’indirizzo http://nobelprize.org/nobel_prizes/economics/laureates/ ).
Anzi, pare che non esista alcun economista di una qualche fama con quel nome. Cercando Wuhan su Internet, ha rintracciato soltanto una città cinese. In attesa che quel pozzo di scienza che siede al ministero della Semplificazione sveli l’arcano, azzardiamo alcune possibili soluzioni del giallo.
1) Wuhan è un fauno della letteratura minore celtica di cui Calderoli, sposato con rito nibelungico dinanzi al druido sorseggiando sidro e inneggiando a Odino, è un appassionato ammiratore.
2) Wuhan è uno dei cuccioli di lupo e di tigre che scorrazzano nel giardino di Villa Calderoli e che ispirano la politica riformatrice dello statista padano.
3) Wuhan esiste davvero, è un economista bravissimo, ma ancora sconosciuto, forse boicottato dall’intera comunità scientifica internazionale - notoriamente asservita a Roma Ladrona - per le sue simpatie leghiste, e Calderoli si appresta a insignirlo al Premio Nobel della Padania, nell’ambito della prossima edizione di Miss Padania.
4) Come in tutte le farse che si rispettino, c’è stato uno scambio di persona.
Spiega quel rompiscatole del professor Brusco: “L’unico economista del gruppo (dei vincitori del Nobel, ndr) che ha scritto esplicitamente di federalismo (diciamo esplicitamente perché sia ‘mechanism design’ sia l’opera di Hayek offrono spunti al riguardo, ma pretendere che Calderoli se ne accorga sarebbe troppo) è James Buchanan, che vinse il premio Nobel nel 1986.
Un nome difficile, quasi impronunciabile. Che, nel passare di bocca in bocca da un portaborse a un altro si deve essere progressivamente trasformato in Vuchanan, Vuhnan, Vuhan, infine Wuhan, che siccome è un foresto ci deve volere la w, mica la v…”.
Se le cose stessero così, dovremmo arguirne che il popolare Pota ha preso talmente sul serio il suo mandato ministeriale che s’è messo a semplificare non solo le leggi (incluse - si spera - le sue), ma anche i cognomi degli economisti.
Del resto, polemizzando quattro anni fa, sempre sul Corriere, con Giovanni Sartori, il noto intellettuale della Bergamasca aveva citato a sostegno del federalismo leghista, oltre alla solita “analisi empirica”, proprio l’economista Buchanan. E aveva concluso la sua lezioncina con un’elegante stoccata all’insigne politologo toscano: “Come si trova scritto nelle università americane, ben note al Professor Sartori: se pensi che l’istruzione costi cara, pensa a quanto costa l’ignoranza”. Ora sarebbe fin troppo facile ritorcere quella massima contro il ministro della Semplificazione.
Anche perché, dalle sue parti, l’ignoranza non costa né tanto né poco: è gratis.

Una manovra senza speranza

di Tito Boeri su lavoce.info
Il Parlamento approva la manovra economica depressiva del Governo, che prevede un ulteriore incremento della pressione fiscale, mentre ci sarebbe bisogno di ridurre le tasse sul lavoro per allontanare lo spettro di una recessione.
L'unica novità di rilievo introdotta dal Parlamento è la misura sui precari che applica al mercato del lavoro il metodo seguito dal Presidente del Consiglio nell'affrontare i suoi problemi con la giustizia: si interviene sui processi in corso.
Una manovra insomma che non da speranza. Mentre non si perde occasione per predicare la paura.
COSA DOVREBBE FARE IL GOVERNO
In queste condizioni il compito primario di chi ha in mano le leve della politica economica dovrebbe essere quello di attivare tutti gli strumenti a sua disposizione utili per evitare una recessione. Date le dimensioni del nostro debito pubblico, non c'è molto spazio per politiche fiscali anticicliche. Tuttavia, grazie all’opera di contrasto all’evasione condotta nella passata legislatura, le entrate fiscali sono molto cresciute negli ultimi tre anni. Inoltre, la forte inflazione fa arrivare all’erario i proventi di una tassa, il cosiddetto fiscal drag, che i cittadini pagano quando il loro reddito reale non cambia, ma addirittura diminuisce, mentre il loro reddito nominale, gonfiato dall’inflazione, fa scattare una aliquota più alta. Con un'inflazione al 4 per cento, questa tassa da inflazione potrebbe ammontare a non meno di 4 miliardi di Euro.La cosa più giusta da fare in questo momento sarebbe quella di utilizzare tutti questi proventi straordinari per abbassare la pressione fiscale sul lavoro. Questo avrebbe effetti espansivi sia sulla domanda – che è addirittura diminuita in termini reali nell’ultimo anno – che sull’offerta.
Infatti i salari netti aumenterebbero e parte della riduzione delle tasse porterebbe a una riduzione del costo del lavoro man mano che i contratti vengono rinnovati (il che favorirebbe anche una conclusione più rapida delle molte vertenze in corso), favorendo così l'assorbimento del nostro immenso bacino di persone in età lavorativa che non hanno un impiego. Un modo per fare tutto questo senza complicare ulteriormente la nostra struttura fiscale consiste nell'aumentare le detrazioni fiscali per chi lavora, il che è legittimato anche dall'aumento dei costi per la produzione di reddito (dato il caro trasporti).
COSA FA INVECE IL GOVERNO
Ma invece di fare tutto questo, il Parlamento ha appena approvato una manovra triennale che non concede alcuno spazio a riduzioni della pressione fiscale.
Come previsto dal DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria 2009-2013) la pressione fiscale addirittura aumenterà dal 43 al 43.2 per cento.
Oltre a tradire gli elettori – cui era stata promessa una riduzione della pressione fiscale al di sotto della soglia del 40 per cento – questo scenario di politica economica sembra non concederci alcuna speranza di evitare una recessione. Il passaggio parlamentare ha peraltro solo peggiorato i piani iniziali dell'esecutivo, addirittura aggiungendo una norma, quella sui precari, che adotta al mercato del lavoro il metodo seguito dal nostro Primo Ministro nel risolvere i suoi problemi personali con la giustizia: si interviene sui processi in corso.
Invece di rassicurare gli italiani che hanno cominciato a risparmiare anche sui consumi di pane e pasta, il nostro Ministro dell'Economia sembra non voler perdere occasione per lanciare messaggi allarmistici alla televisione e sui giornali. Secondo Giulio Tremonti, siamo alla vigilia di una nuova Grande Depressione come quella del 1929. Singolare che ci sia solo questo messaggio di paura. Manca nei messaggi e, soprattutto, nelle scelte dell'esecutivo la speranza. Così la recessione rischia di diventare una profezia che si autoalimenta. Ma non diamone la colpa alla Cina. Le responsabilità sarebbero molto più vicine a noi.

Esercito a pattugliare le strade delle grandi città.



Il sito disinformazione.it riprende un articolo di Antonio Camuso – Osservatorio sui Balcani – del 25 giugno 2008:

Ecco cosa riporta il “Rapporto Urban Operations in the Year 2020” redatto dalla RTO (Studies Analysis and Simulation Panel Group, SAS-030).

La RTO, l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO è il centro di convergenza delle attività di ricerche/tecnologiche (R&T) per la difesa in seno della NATO. L’Operazione Terrestre o Operazione Urbana (UO-2020) all’orizzonte dell’anno 2020 è uno studio che esamina la natura probabile dei campi di battaglia, i tipi di forze terrestri le loro caratteristiche e capacità.


Lo studio ipotizza l’andamento della popolazione mondiale entro l’anno 2020. Entro questa data il 70% della popolazione mondiale vivrà all’interno di zone urbane. Il numero delle persone nel mondo supererà i 7,5 miliardi e ciò sarà causa di una spaventosa crescita demografica nelle città e/o metropoli incrementando l’urbanizzazione, provocando povertà, scontri e tensioni sociali. La necessità di una presenza (militare) massiccia e dominante, tanto morale quanto psicologica, spesso su periodi di tempo prolungati, resterà una caratteristica unica e persistente delle Operazioni Urbane. Questa necessità entrerà nel conflitto attraverso la domanda pressante da parte del mondo politico e del grande pubblico per azioni rapide, decisive e chirurgiche…
Ricapitolando:
- le guerre future saranno all’interno delle città;
- avremo eserciti lungo le strade (NATO o forze militari preposte);
- dal punto di vista psicologico sarà normalissimo avere militari armati in città;
- politici e cittadini richiederanno l’intervento dell’esercito;
- le forze militari utilizzeranno ogni sorta di arma (letale e “non-letale” ad alta energia);
- sommosse, scontri sociali, manifestazioni potranno essere sedate dall’esercito…
- stiamo andando verso la costituzione di uno “Stato militarizzato”.


Disertare la cerimonia olimpica



Su tutti i giornali è pubblicata la notizia che sta suscitando molte polemiche: l'invito a disertare la cerimonia inaugurale dell'Olimpiade di Pechino rivolto dal presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri agli atleti italiani . «Il gesto dell'atleta tedesca Imke Duplitzer, che ha annunciato di non prendere parte alla cerimonia inaugurale dei Giochi per protesta contro il mancato rispetto dei diritti umani in Cina, sia da stimolo per tutti gli atleti, compresi quelli italiani», ha dichiarato Gasparri.

Ma se, ormai, dall'ex ministro delle comunicazioni siamo rassegnati ad ascoltare discorsi senza senso mi ha sorpreso l'invito della giovane ministro della Gioventù Giorgia Meloni («Dagli atleti azzurri - ha detto - serve un gesto forte ed in questo senso anche disertare l'inaugurazione sarebbe un segnale importante).


Sono molto deluso dalle dichiarazioni della Meloni perché è una persona che stimo e penso sia una delle poche persone genuine nell'attuale panorama politico.

Ma come, gli atleti devono dare un segnale forte? Perché Giorgia, scusa se ti do del tu ma siamo quasi coetanei, non lo hai detto al tuo collega di governo, Frattini, che andrà ad assistere la cerimonia di inaugurazione in rappresentanza del nostro (tuo) governo?


Perché siamo solo noi cittadini e in questo caso gli atleti che si impegnano tutta una vita per questo momento a dover dare un segnale "politico"?
Giorgia, anzi, onorevole Ministro mi dispiace ma hai sbagliato, ad ognuno il proprio mestiere: voi dovreste fare i politici e gli atleti gareggiare, forse il nostro Paese sarebbe migliore....forse.

martedì 5 agosto 2008

L'importanza della colazione

dal corriere.it

Per una dieta sana, persino se dimagrante, è fondamentale iniziare «bene» la giornata, con una adeguata colazione.
A ribadirlo è un nuovo studio sugli effetti a lungo termine del primo pasto persino nelle diete per perdere peso, presentato nel corso della 90esima riunione annuale della Endocrine Society, di San Francisco.
Lo studio ha dimostrato che le signore «a colazione povera» hanno registrato una perdita di peso leggermente superiore a quelle del secondo gruppo, ma durante i successivi quattro mesi hanno hanno riacquistato buona parte del peso perduto, mentre le altre hanno continuato a dimagrire. Non solo: facendo un'abbondante prima colazione le donne « a ricca colazione» hanno perso alla fine più del 21 % del loro peso corporeo contro il 4,5 % di quelle a «colazione povera».
«Chi segue una dieta con una ricca colazione - hanno detto gli autori dello studio - ha meno fame prima di pranzo e durante tutta la giornata», aggiungendo che, in tal modo, viene anche meno la voglia di zuccheri».

Quest’anno meno turisti scelgono l’Italia per le vacanze

Articolo pubblicato Domenica 3 Agosto 2008, in Svizzera.Neue Zürcher Zeitung] e la traduzione è pubblicata so http://italiadallestero.info

Il settore turistico in Italia deve fronteggiare una drastica diminuzione di visitatori. I turisti italiani e stranieri scelgono sempre meno l’Italia – a causa di tutti i mali del Paese.
Sulle strade italiane regna il caos, come ogni primo fine settimana d’agosto. Chi può è in partenza per le vacanze. Gli operatori del settore turistico hanno però facce lunghe, per loro le persone in viaggio sono decisamente troppo poche e gli affari vanno male. Spagna, Portogallo, Grecia e Croazia sono mete turistiche più amate dell’Italia.
L’associazione italiana degli albergatori parla già di disastro. Secondo i primi dati dell’istituto italiano di statistica, quest’anno il numero dei turisti dovrebbe calare drasticamente. Si attendono oltre 5 milioni di ospiti in meno rispetto allo scorso anno.
L’euro forte, i prezzi troppo alti, lo scandalo rifiuti e i pessimi servizi offerti, secondo il settimanale “L’Espresso”, terrebbero lontani molti stranieri. A loro volta i turisti italiani, a causa della crisi economica, hanno dovuto rinunciare alle vacanze in Italia o scegliere paesi meno cari. Gli esperti del settore calcolano perdite per svariati miliardi di euro.
“Chi paga volentieri fino a 33 euro al giorno per sdraio e ombrellone?” replicano i rappresentanti delle associazioni di consumatori. Nella penisola iberica un posto in spiaggia costerebbe la metà. In Italia gli imprenditori del settore cercano di rianimare le spiagge italiane con offerte di mezza giornata a metà prezzo a partire dalle ore 14.
Nemmeno i monumenti artistici italiani sono più attrattive sicure.
Città come Venezia, Roma o Firenze registrano afflussi in calo fino al 20% – per non parlare di Napoli che con le sue montagne di immondizia è causa di pubblicità negativa. I turisti hanno scelto di risparmiasi cumuli di spazzatura nelle strade, caos negli aeroporti e nelle stazioni, treni sporchi, infrastrutture carenti – “in pratica i mali italiani”, secondo un portavoce dell’ente del turismo.
Elena David, presidente dell’associazione degli albergatori italiani, fa una forte autocritica: “Siamo più cari di altri paesi e offriamo in cambio una qualità inferiore”. La metà degli hotel non sarebbe dotata di aria condizionata, e il 60% sarebbero privi di accesso a internet.
“Gli italiani non hanno mai imparato ad andare incontro alle esigenze dei turisti” è la critica dell’esperto di turismo spagnolo Josep Ejarque. “Offrono quello che hanno sempre offerto”. Belle città e splendidi paesaggi, ma anche molte cose che non vanno.
Ad illustrare l’assunto è diventata esemplare, un paio di giorni fa, la traversata notturna di una turista italiana su un traghetto diretto in Sardegna. All’alba è stata svegliata da un “forte prurito”. Minuscoli insetti le camminavano su tutto il corpo. Alzandosi di scatto dalla sua poltrona di prima classe, gli insetti le sono caduti anche dai jeans. “Zecche”, è stata la prima diagnosi. Le autorità portuali hanno parlato invece di un “attacco di cimici”. Zecche o cimici, non fa molta differenza – la notizia è stata l’occasione per parlare del decadimento del turismo italiano.
Gli operatori del settore turistico attendono ora con qualche preoccupazione la giornata di domani: il governo italiano ha infatti inviato 3000 soldati a presidirare le aree metropolitane. Dovrebbero, così ha spiegato il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, “togliere alla popolazione la paura della violenza“. Sarà utile per il turismo? Ammirare le bellezze artistiche circondati da soldati di pattuglia non è cosa da tutti.

La squadretta non aveva alternative

Mattia Feltri per “La Stampa”

"Per cento giorni, per cento anni, non finirò di amarti mai», cantava Caterina Caselli, e Silvio Berlusconi l’accompagnerebbe volentieri. Dipendesse da lui, per i cento giorni trascorsi e i cento anni a venire non farebbe che presiedere il governo, da quanto ama presiederlo e da quanto lo stima: «Merita da otto in su», ha detto venerdì a Napoli. Anche dieci, dunque, e probabilmente dipende da una variabile: se il suo voto faccia media oppure no.
Che sia orgoglioso della squadretta (diminutivo rigoroso: quella di Prodi andava oltre il centinaio di componenti, questa si ferma alla sessantina) lo dimostra il fatto che in conferenza stampa, con alle spalle la Verità del Tiepolo rivestita, stringe da nonno buono il polso del ministro cui sta per cedere la parola.
I primi cento giorni scadono dopodomani, e il fato bizzarro ha previsto che il centesimo fosse il primo delle vacanze estive. I restanti novantanove sono stati frenetici, al punto che le dodici leggi approvate nascono tutte per iniziativa dell’esecutivo, col Parlamento nel perfetto trend notarile degli ultimi anni: raccatta e mette il bollo.
Col vantaggio accumulato alle elezioni, la squadretta non aveva alternative: fare il più possibile senza scocciature dai signori del legislativo che, con le liste bloccate, sono sullo scranno (tendenzialmente) per gentile concessione. Dunque zitti e vidimare. Non è il solo vantaggio di cui la squadretta abbia goduto.
Secondo vantaggio: la squadretta è tale e comanda il premier, i caporioni sono effettivamente pochi: Giulio Tremonti e Gianni Letta, innanzitutto, e poi Umberto Bossi e Roberto Maroni; qualche peso si attribuisce a Renato Brunetta, Maurizio Sacconi, Ignazio La Russa e forse Roberto Calderoli. In posti chiave come gli Esteri (Franco Frattini) e la Giustizia (Angelino Alfano), Berlusconi ha messo uomini di provata, diciamo così, sintonia. Terzo vantaggio: l’opposizione non si oppone, se non con un routinario Walter Veltroni e un accanito Pierluigi Bersani; il resto è nelle mani di Antonio Di Pietro e di qualche sparuto girotondista. I sindacati, per la prima volta nei quattordici anni in cui hanno avuto a che fare con Berlusconi, pensano a portare a casa qualcosa e, soprattutto nella Cgil, hanno accantonato la strategia del contrasto senza se e senza ma. L’Udc, più brava a fare la quinta colonna, è rimasta fuori dalla coalizione. Sinistra e destra estreme, dal Parlamento.
Il governo ha rimediato qualche noia dall’Europa, specialmente sulle questioni della sicurezza, e adesso si adegua. Maroni spedisce i suoi decreti a Bruxelles, e proprio a quei burocrati che il partito padano non tollera. Il pacchetto anticriminali e antimmigrati è comunque pronto. Siccome era imperativo categorico impiantarlo subito - con la campagna elettoriale che ci si era montata sopra - e siccome è meno duro del previsto, è stato necessario caricarlo di aggettivi e di intenzioni minacciose (il caso delle impronte digitali è lì da vedere) che hanno offerto il destro ai guardiani europei alla Martin Schulz.
La politica dell’annuncio è del resto lo spadone dell’esecutivo.
L’altra volta (2001-2006) Berlusconi sostenne di aver fatto molto e comunicato poco. Ora, di sicuro, comunica tantissimo, e ha i delegati. Il più efficace è Brunetta, nella sua guerra ai fannulloni e nella sua missione di trasparenza.
Stavolta, però, c’è anche qualcosa da vedere. La Napoli ripulita (sempre che duri) è uno spettacolo da offrire al mondo, e magari ai grandi del G8 il prossimo anno.
L’Ici e la detassazione degli straordinari sono cosa fatta. Le province, che dovevano essere cancellate, sono sempre lì dov’erano.
Il bonus bebé resta nelle intenzioni del premier quando incrocia le mammine per la strada.
Del resto la crisi economica è sfasciante e l’allegro ottimismo di altri tempi si è simpaticamente tramutato in allegro pessimismo. Il povero Tremonti - a parte qualche trovata come la Robin Hood Tax, meno generosa di quanto facesse intuire - sbatte al muro la testa per ficcare in quella dei colleghi che un altro ‘29 sta per arrivare; ma li convince a tagliare e, siccome teme le trappole degli spendaccioni, riesce nel prodigio di chiudere la finanziaria ad agosto, malgrado le forme (o i formalismi) lo obblighino a sigillarla in autunno.
Almeno nei modi, segue la strada del predecessore, Tommaso Padoa Schioppa, e dunque non vuole concertare: i conti sono questi, vanno fatti quadrare. Con la politica dell’annuncio, però, si corre il rischio della figuraccia.
E con Alitalia il rischio è forte. Il governo le ha restituito fiato con denaro pubblico, e la cordata nazionale non si vede, malgrado Berlusconi l’abbia annunciata una cinquantina di volte, le prime delle quali per ragioni di propaganda. Se finirà male, per il presidente del Consiglio saranno guai. Ma questo è un Berlusconi nuovo. Addio alle grandi opere, che necessitano di tempi lunghi e rendono poco in consenso. Il Ponte di Messina è un disegno sullo Stretto. L’Alta velocità arriverà da sé. Le autostrade tracciate a venti corsie sulle lavagne di Bruno Vespa giacciono nella cantina di Palazzo Chigi.
Le emergenze sono altre, comprese quelle mai messe nero su bianco. Infatti - accantonato per sfinimento dalla politica planetaria il conflitto di interessi - il premier qualche cosuccia personale l’ha aggiustata o sta per farlo, come nel caso delle intercettazioni telefoniche. Poi la blocca processi. Soprattutto il lodo Alfano, che mette nell’angolo il Mefisto dei suoi nemici, la magistratura, incassata con sorprendente facilità e con l’attonita inerzia del Partito democratico. Ora, con il lodo e la certezza di stare alla larga dei tribunali per cinque anni meno cento giorni, Berlusconi non ha più alibi. In autunno arrivano le grandi riforme, della giustizia e del federalismo fiscale. Con o senza dialogo, si vedrà. E si vedrà se gli elettori non finiranno di amarlo mai, per cento giorni o cento anni.

lunedì 4 agosto 2008

I pizzaioli


L'Italia è sull'orlo dell'abisso e per nostra fortuna abbiamo un nostro rappresentante che pensa finalmente alle cose serie: il Senatore Rosario Costa propone la patente europea dei pizzaioli.

Credevo fosse una battuta, brutta ma una battuta, invece su "il Giornale" viene pubblicata l'intervista al Senatore:

«L’aspetto nutrizionale è certamente parte importante della vita delle persone e delle comunità. Se è vero che la globalizzazione determina problemi sempre più colossali in materia di igiene si capisce l’importanza di preparare adeguatamente gli operatori che producono un alimento di così largo consumo. Pensiamo solo che gli americani mangiano il doppio di pizza degli italiani.
No, dico per dire, ma come c’è l’esame per i panificatori allora si giustifica e si legittima l’esame per i pizzaioli. Bisogna costringere chi prepara questo prodotto tipico a sottoporsi a un accertamento come quello a cui è sottoposto l’aspirante panificatore».Un esame da pizzaiolo?«Certo, però per le procedure bisognerà sentire le categorie interessate, questo è solo un disegno di legge». Pensa sia una questione di interesse nazionale? (!!!)«Sì, basta domandarlo all’associazione dei pizzaioli». Sono d’accordo? (ma va!!)«Uhhh! Ci perseguitano perché si faccia quanto prima. Sennò qui ognuno si alza la mattina e si improvvisa pizzaiolo(come succede in ogni paese civile). Ma vorrebbero anche l’istituzione di un albo professionale» .Addirittura un albo dei pizzaioli?«Certo, ma tutto va rinviato alla discussione della legge sul riordino delle associazioni e degli albi professionali»(ahh, forse aboliscono i notai e istituiscono l'albo dei pizzaioli).
Ma che ce ne faremmo di un ordine nazionale dei pizzaioli?«Sarebbe un bene anche per la patria perché siamo noi italiani i fabbricanti originali della pizza. Contribuirebbe alla peculiarità del prodotto italiano e al rispetto di regole minime ai fini della salute» (cosa?? dai è uno scherzo, su ditelo) I pizzaioli contano su di lei.«È chiaro che le associazioni di categoria puntano sui parlamentari che conoscono e che sanno sensibili sull’argomento».Amante della pizza?«Sono prima di tutto una persona sensibile alle aspettative delle categorie, e abituato ad ascoltare l’elettorato».

Uno quadro desolante dei nostri politici e dei giornalisti (l'articolo è firmato La redazione).

Dopo quest'intervista illuminante non potevo non controllare il curriculum del senatore: Rosario Costa è nato a Matino (LE) il 07 ottobre del 1942, coniugato, con tre figli, laurea in Economia e Commercio, e svolge l'attività di dottore commercialista. Nella sua lunga carriera professionale e' stato dipendente della pubblica amministrazione, dirigente d'azienda e insegnante.
E' attualmente Presidente dell' Ordine dei Dottori Commercialisti della Provincia di Lecce, nonché revisore dei Conti e consulente di Enti Pubblici; svolge anche l'attività di amministratore, sindaco e consulente di diverse aziende private.


Un solo dubbio: ma visto che è senatore non dovrebbe sospendere la sua attività di commercialista e revisore dei conti? Non c'è un leggerissimo conflitto di interessi?

Alle prossimo elezioni quando andiamo a votare ricordiamoci di queste sue moderne idee sul libero mercato.

Giovedì gnocca

Marco Travaglio su l'Unità del 3 agosto 2008
Questo è un elogio sperticato a Silvio Berlusconi.
Una dichiarazione, se non d’amore, di ammirazione totale, sincera e incondizionata al politico più trasparente che l’Italia abbia mai avuto. Più trasparente e più frainteso. Lui fa di tutto per mostrarsi per quello che è. E quelli che gli stanno intorno fanno a gara a scambiarlo per un altro. Così l’altroieri, stufo dei continui equivoci che lo gabellano ora per uno statista, ora per un riformatore, ora per un cultore del dialogo sulla giustizia e sulla legge elettorale, ora per un marito modello e un padre esemplare, ha voluto smentirli tutti insieme mostrando ai fotografi l’agenda di una sua giornata-tipo a Palazzo Chigi (quella di mercoledì 30 luglio). Una sorta di auto-intercettazione in diretta: non potendo più esser processato grazie all’auto-immunità, ha pensato bene di auto-intercettarsi, divulgando il calendario della dura vita da premier (“Vedete come mi fanno lavorare!?”).
“Berlusconi - diceva Montanelli - non delude mai: quanto ti aspetti che faccia una scempiaggine, la fa”. Ma sempre oltrepassando le peggiori aspettative. Non si riesce mai a pensarne abbastanza male: lui riesce sempre a trasformare il più accanito detrattore in un ingenuo minimalista. L’Agenda del Presidente è doppia, nel solco della tradizione di Milano2, della P2, di Olbia2 e prossimamente di Arcore2.
L’Agenda 1, curata dal suo staff, è riconoscibile da due caratteristiche: è scritta al computer e contiene appuntamenti con soggetti di esclusivo sesso maschile, in genere molto noiosi (Schifani, Letta, Fini, Scajola).
Nell’Agenda 2 invece, annotata di Suo pugno, gran preponderanza del genere femminile. Pochissimi i maschi, perlopiù avvocati (Ghedini) o pregiudicati (Bossi e Previti). Col vecchio Cesarone, che si ripropone sempre come la peperonata, l’appuntamento è alle ore 16. Seguono un paio d’ore di assoluto relax con “Manna”, nel senso di Evelina, la grande attrice oggetto di frenetiche trattative con Saccà; e poi con “Troise”, nel senso di Antonella, la nota artista anch’essa raccomandata a Raifiction perché stava “diventando pericolosa” (s’era messa a parlare). Così ritemprato dal doppio incontro al vertice, il premier ha potuto affrontare alle 19 un altro summit: con Nunzia Di Girolamo, la procace neodeputata di 32 anni, già destinataria di pizzini amorosi in pieno emiciclo.
Completa la giornata dell’insigne latrin lover, alle 20.30, una tipa dal nome più che promettente: Selvaggia. Manca la Carfagna, ma è anche vero che la settimana è fatta di sette giorni e questo è solo il programma del mercoledì. Segue il giovedì (gnocca).
Chi aveva pensato di agevolargli il Lodo Alfano perché “un primo ministro non ha tempo per governare e seguire i processi”, è servito: ora che è libero dai processi, egli si dedica come prima e più di prima al suo passatempo preferito. Che non è proprio quello di governare.
Così la stampa della servitù, tipo “Chi” e “Il Giornale”, la pianterà finalmente di screditarlo con quelle umilianti foto della Sacra Famiglia piccolo-borghese, lui mano nella mano con Veronica e tutto il cucuzzaro riunito intorno al focolare. Marito esemplare un par di palle, lui riceve anche quattro ragazze al giorno, alla facciazza dei bacchettoni che gli ronzano intorno.
Ce n’è anche per la cosiddetta opposizione che astutamente ha smesso da un pezzo di ricordargli il conflitto d’interessi perché pare brutto demonizzare. Ad essa è dedicato un paio di appuntamenti: quello col produttore di Endemol Marco Bassetti e quello con il consigliere Rai Marco Staderini (Udc), incerto fino all’altroieri sul caso Saccà. Come a dire: lo vedete o no che continuo a occuparmi delle mie tv, Mediaset e soprattutto Rai, coglioni che non siete altro? Devo proprio insegnarvelo io come si fa l’opposizione?
Completa il papello una noticina autografa a pie’ di pagina: “Il Presidente N°1. Al Presidente con più vittorie/più vittorioso nella storia del calcio. Milan A.C. Campione del Mondo. N°1 nella storia del calcio”. Se l’è scritto da solo: un caso di auto-training vagamente inquietante, almeno dal punto di vista psichiatrico.
In compenso, nemmeno un cenno ai temi che tanto appassionano il resto, cioè la parte inutile, del mondo politico e della stampa al seguito: dialogo sulle riforme, modello alla tedesca corretto all’austro-ungarica, bicameralismo imperfetto, federalismo fiscale, simposii e seminari delle fondazioni, patti della spigola sulla “fase costituente”. Lui non ha tempo per simili menate. “Ore 16, Previti”. Poi “Manna-Troise”. La sua Bicamerale. La sua fase ricostituente.

sabato 2 agosto 2008

L'editoriale preventivo

articolo di Marco Travaglio su "l'Unità" del 2 agosto 2008
“Una minoranza prepotente e chiassosa decide per tutti chi debba essere abilitato o meno alla commemorazione delle vittime della strage di Bologna… Esplode il coro minaccioso… Hanno vinto i professionisti della minaccia, le minoranze guastatrici incapaci di rinunciare a un rito violento… lo scatenamento della piazza… chi del fischio in piazza ha fatto un mestiere mediaticamente remunerativo… il pregiudizio e l’odio politico”. Insomma, “il 2 agosto è stato macchiato ancora una volta da una minoranza prepotente. Le vittime della strage non meritavano di essere trattate così nella memoria collettiva”. Uno, magari di prima mattina, magari spaparanzato sulla spiaggia, legge queste allarmanti parole sulla prima pagina del Corriere della sera di ieri, sotto il titolo “L’arma della minaccia” e a firma nientemenochè del vicedirettore Pierluigi Battista, e si inquieta, si angoscia, si rovina la giornata. Oddìo, dov’è successo il fattaccio? E chi è stato? E ci saranno dei superstiti? E quante le vittime di cotanta, e ovviamente cieca, violenza? Ci saranno dei feriti, dei contusi? E i colpevoli sono già stati assicurati alla giustizia o magari ancora latitano, liberi di ridare sfogo allo scatenamento, alla minaccia, alla prepotenza, al pregiudizio, all’odio politico e - Dio non voglia - al fischio in piazza? Poi il lettore si inoltra nella lettura del giornale e scopre che non è successo niente di niente. La strage di Bologna non è ancora stata commemorata, Piazza Maggiore è ancora deserta, nessuno ha fischiato nessuno (a parte un paio di vigili urbani alle prese con qualche motociclista in senso vietato). Ma Pigi, sempre previdente, ha pensato bene di anticipare gli eventi con un editoriale preventivo. E’, costui, una sorta di estintore a mezzo stampa, sempre intento a spegnere fuochi prim’ancora che le fiamme divampino. Al primo fil di fumo, magari fuoriuscito dal sigaro di un turista tedesco, balza sul primo Canadair disponibile e scarica sul luogo del fattaccio tonnellate d’acqua. Ultimamente lo sgomentano molto i fischi, che nelle democrazie normali, ma anche nei loggioni dei teatri lirici, sono strumenti di ordinaria espressione del dissenso. Ma lui vi intravede “un rito violento” e li denuncia prima ancora che partano. Ricorda un po’ quei ciclisti che s’imbottiscono di Epo in estate, con largo anticipo sulla stagione agonistica, e poi son costretti a dare ogni tanto una pedalata, anche in ferie, per diluire il sangue ridotto a Nutella. L’altro giorno, da uno delle migliaia di inutili lanci d’agenzia che si ammonticchiano nelle redazioni attanagliate dalla canicola, apprende che alcuni esponenti bolognesi di Rifondazione si appresterebbero a fischiare il ministro Alfano, nel caso in cui si presentasse a commemorare il 28° anniversario della strage di Bologna a nome del governo Berlusconi. E dove sarebbe la notizia? A parte il fatto che uno come Alfano va contestato ogni volta che apre bocca, viste le corbellerie che ne escono a getto continuo, ci sarebbe da meravigliarsi se la sinistra radicale annunciasse per lui applausi e festeggiamenti. Alfano è l’ex segretario di Berlusconi, ora suo ministro della Giustizia ad personam, che gli ha confezionato su misura la legge blocca-processi e poi il Lodo dell’impunità e ora, non contento, annuncia per settembre altre mirabolanti “riforme della giustizia”: dalla separazione della carriere alla fine dell’obbligatorietà dell’azione penale all’asservimento politico del Csm, tutta roba copiata di sana pianta dal Piano di rinascita democratica della loggia P2. Quella loggia che, col suo maestro venerabile Licio Gelli, depistò le indagini sulle stragi e alla quale erano affiliati il premier Silvio Berlusconi e il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. Ci sarebbe dunque qualcosa di strano se, dalla piazza, si levasse qualche fischio all’indirizzo del signorino? A ciò si aggiunga che uno stuolo di parlamentari di An avevano chiesto ad Alfano di cogliere l’occasione della ricorrenza per ribaltare, in piazza, la sentenza definitiva della Cassazione che ha condannato Giusva Fioravanti e Francesca Mambro come esecutori materiali della strage di Bologna, sposando bislacche “piste alternative” come quella palestinese. Che avrebbero dovuto fare, i bolognesi: annunciare applausi entusiasti, ricchi premi e cotillons? Di tutte queste provocazioni, però, Battista s’è dimenticato di scrivere. Anzi, forse non se n’è neppure accorto. La sua concezione pompieristica del giornalismo lo porta a tralasciare le travi governative per concentrarsi sulle pagliuzze dell’opposizione. Non vede nulla di quel che accade (Lodo, impunità, revisionismo, razzismo, piduismo di ritorno), ma in compenso vede benissimo quel che non accade (i fischi). Tant’è che sul Lodo, la bloccaprocessi, la legge bavaglio alla stampa, la schedatura dei bambini rom, le denunce dell’Europa contro l’Italia e le altre vergogne dei primi tre mesi di governo non ha ancora scritto una riga, mentre agli eventuali fischi non ancora accaduti ha già dedicato un vibrante editoriale. Berlusconi chiama “eroe” Mangano e “metastasi” la magistratura, Gasparri dà della “cloaca” al Csm, Bossi infila il dito medio nell’Inno nazionale e annuncia 300 mila fucili pronti a sparare, ma Pigi si sveglia soltanto quando un anonimo rifondarolo bolognese annuncia qualche fischio al ministro Alfano: questa sì è “violenza”, questa sì è “minaccia”. Si ripete così, paro paro, la pantomima della presunta “cacciata del Papa dalla Sapienza”: un gruppo di studenti e insegnanti annunciò di voler contestare il Pontefice, il quale preferì rinunciare alla visita, e subito il coro dei tromboni cominciò a suonare la grancassa su una “censura” mai avvenuta. Ora Alfano, ben sapendo di essere quello del Lodo e della guerra alla Giustizia, annusa l’aria che tira a Bologna e, coraggiosamente, se la dà a gambe di fronte al rischio di quattro fischi in piazza. Il governo gli copre la ritirata con un tragicomico comunicato in cui gli chiede “il sacrificio di rinunciare”. E, al suo posto, manda l’incolpevole ministro Rotondi, nella speranza che non venga riconosciuto. Per chi non lo sapesse, è quello che l’altro giorno svelava a La Stampa il principio ispiratore della prossima riforma della magistratura: “Colpirne uno per educarne cento”. Un “uomo del dialogo”, direbbe Battista. Oggi si prega vivamente di applaudirlo. Anzi, possibilmente, di fargli la ola.

venerdì 1 agosto 2008

l’Alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione

Per chi non se ne fosse accorto, ai sensi dell’art.68, comma 6, del Decreto Legge n. 112 del 25 giugno 2008, l’Alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione è soppresso.
La norma prevede che verrà successivamente indicata l’Amministrazione - ad oggi non ancora individuata - a cui verranno trasferite le funzioni.
Scommettiamo che non si riterrà utile trasferire le funzioni? Ma poi quali funzioni?

Efficienza per la Pubblica Amministrazione

E' stata emanata da poco tempo la circolare 21 del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato che detta i criteri pre la predisposizione del disegno di legge del bilancio 2009.
A pagina 27 vengono riportate le spiegazioni dei concetti di efficienza, efficacia ed economicità dell'azione pubblica e, per il Ministero dell'Economia, l'efficienza è il rapporto tra mezzi impiegati e beni e servizi prodotti, cioè la capacità di massimizzare le risorse impiegate a parità di risultato........
Cosa dire di più.
Dove sei Brunetta? Batti un colpo....
NB: per qualsiasi libro di qualsiasi materia, anche per il Manuale delle Giovani Marmotte, l'efficienza sta ad indicare il rapporto tra produzione e risorse impiegate ed essere efficienti significa avere lo stesso prodotto con il minimo delle risorse impiegate o maggior prodotto con la stessa quantità di risorse.