lunedì 11 agosto 2008

The thin green line


Articolo pubblicato su Economist tradotto da italiadallestero.it

L’Italia diventa più severa contro i crimini di strada. Ma è ancora indulgente con la corruzione.
Gli artiglieri hanno reso sicura Piazza del Duomo a Milano; i paramilitari hanno preso posizione alle porte di S. Giovanni Laterano a Roma; i reggimenti degli Alpini con il caratteristico cappello piumato hanno aiutato la polizia a fare irruzione in un ritrovo abituale all’aria aperta di spacciatori a Torino.
L’Italia difficilmente è come la Colombia.

Non c’è il benché minimo segnale di un attacco terroristico. Dunque perché quest’atmosfera da emergenza nazionale?

Il 4 agosto, il Governo di Silvio Berlusconi, Primo Ministro italiano, ha inviato l’esercito nelle strade per reprimere quella che lui definisce una crisi della sicurezza pubblica.
3.000 soldati verranno impiegati per assolvere a funzioni di ordine pubblico. La maggior parte prenderà il posto della polizia a guardia dei centri di detenzione per immigrati e di potenziali obiettivi del terrorismo come le ambasciate. Circa 1000 militari pattuglieranno le strade insieme alla polizia. Il Governo afferma che l’esercito rimarrà nelle strade per almeno sei mesi.
Un provvidenziale studio del Censis, un istituto di ricerca, mette in dubbio la premessa del governo secondo cui il crimine sarebbe fuori controllo. Nel 2006 gli omicidi in Italia sono stati meno di quelli registrati in Germania, Francia e Regno Unito; è più probabile essere uccisi a Bruxelles che a Roma.
La percentuale degli omicidi non è uguale a quella dei crimini, comunque. Le cifre fornite dal governo mostrano che il numero complessivo dei reati aumenta del 6-7% ogni anno. Quello che sembra crescere più rapidamente è l’apprensione pubblica. Un altro studio pubblicato il 27 luglio da una fondazione di una compagnia assicurativa, Unipolis, ha scoperto che gli italiani ritengono il crimine la fonte principale della loro insicurezza, e quasi la metà associa i reati con gli stranieri.
Il Governo attribuisce la propria vittoria elettorale di aprile all’impegno di Berlusconi di essere intransigente sul crimine. L’invio delle truppe nelle strade costituisce un messaggio per gli elettori che intende tenere fede a quella promessa. Alcune testimonianze aneddotiche suggeriscono che la maggior parte degli italiani percepisce come rassicurante la presenza dell’esercito.
Se questo riuscirà a contenere il crimine è un altro discorso. Il Generale Mario Buscemi, che ha guidato l’ultimo dispiegamento delle forze armate nelle città italiane, per fronteggiare la mafia negli anni ‘90, fa notare che all’epoca disponeva di 20000 uomini solo per la Sicilia. L’attuale operazione, egli dichiara, è “sostanzialmente simbolica”. I soldati non hanno il potere di effettuare arresti, né sono debitamente addestrati ed equipaggiati per condurre operazioni di polizia.
Uno dei timori ampiamente esternati è che la vista dell’esercito potrebbe spaventare i turisti. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, membro del Polo della Libertà di Berlusconi, ha condotto una lotta serrata per tenere i soldati in divisa fuori dal centro storico. L’Italia forse non è la Colombia, ma potrebbe cominciare ad assomigliarle.
In mezzo a questo melodramma - che comprende “l’emergenza” dei barconi di immigrati provenienti dal Nord Africa e lo sfratto degli zingari - c’è una domanda persistente. Perché il Governo è così intransigente sul crimine e così indulgente con la corruzione?
I primi provvedimenti di Berlusconi al governo sono stati la chiusura degli uffici di alte commissioni contro la corruzione e l’approvazione di una legge in base alla quale egli stesso non dovrà rispondere alle accuse di corruzione.

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