lunedì 29 settembre 2008

É in arrivo l'influenza, presto il via alle vaccinazioni


dal sito dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma - Centro Multidisciplinare per le Vaccinazioni a Rischio - Unità Operativa AllergologiaDipartimento di Medicina Pediatrica, a cura del dott. Giovanni Cavagni

É questo il momento più opportuno per proteggere i piccoli dagli imminenti virus influenzali. Ecco chi deve essere vaccinato, quali dosaggi sono previsti nelle diverse fasce d'età e in quali casi è sconsigliato somministrare il vaccino.

Perché vaccinare?

La vaccinazione antinfluenzale rappresenta il modo più efficace per prevenire l’influenza e per limitare le complicanze ad essa correlate specialmente nei bambini particolarmente a rischio.

La campagna di vaccinazione antinfluenzale per la stagione 2008-2009 si svolge tra la metà di ottobre e la fine novembre 2008. Vaccinare oggi contro l’influenza ha anche il vantaggio di impedire il diffondersi di pandemie legate ad altre infezioni virali.

Chi vaccinare?

Il Ministero della Salute raccomanda vivamente la vaccinazione ai bambini affetti da:

  • malattie croniche dell’apparato respiratorio (malattia asmatica, displasia broncopolmonare, fibrosi cistica), cardio-circolatorio (cardiopatie congenite e acquisite), malattie renali con insufficienza renale;

  • diabete mellito e altre malattie metaboliche;

  • malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie;

  • diabete e altre malattie dismetaboliche;

  • sindromi da malassorbimento intestinale;

  • malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o HIV; patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici;

  • bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di sindrome di Reye in corso di sindrome influenzale;

  • bambini pretermine di basso peso alla nascita, dopo il compimento del 6° mese di vita.

La raccomandazione va estesa ovviamente anche ai familiari di bambini a rischio di ammalarsi e, in particolare, va estesa agli anziani.

Quale efficacia ha la vaccinazione?

Il vaccino antinfluenzale offre una protezione esclusivamente nei confronti dei virus dell’influenza. Questo significa che non protegge da altri virus né batteri responsabili di malattie respiratorie con sintomi simili all’influenza. Generalmente la vaccinazione conferisce piena immunità nel 75% dei casi; il rimanente 25% può contrarre l’influenza, ma con sintomi lievi.
La protezione indotta dal vaccino inizia due settimane dopo l’inoculazione e perdura per sei -otto mesi, poi tende a declinare. Per tale motivo, e per il possibile cambiamento dei ceppi in circolazione, è necessario ripetere la vaccinazione all’inizio di ogni stagione influenzale.

Quali possono essere gli effetti collaterali?

L’inoculazione del vaccino può, in alcuni casi, causare nella zona di iniezione lievi reazioni cutanee (arrossamento e gonfiore) di breve durata, 48 ore.

Febbre, malessere generale, dolori muscolari e articolari possono verificarsi più spesso in soggetti mai vaccinati precedentemente, in genere dopo 6-12 ore dalla vaccinazione e persistono per 1-2 giorni.
Le Aziende produttrici dei vaccini sconsigliano la vaccinazione a chi è allergico alle proteine dell’uovo perché il vaccino viene prodotto utilizzando uova di gallina, anche se non ci sono segnalazioni di reazioni specifiche al vaccino; nel dubbio, meglio ricorrere ad un centro di Allergologia Pediatrica attrezzato per eseguire in tutta sicurezza le vaccinazioni anche nei bambini allergici.

Quando è sconsigliata la vaccinazione?

Come precauzione, è meglio evitare la vaccinazione se il bambino ha la febbre.
Non è controindicata se sono presenti infezioni di lieve entità delle vie respiratorie come raffreddore o mal di gola.

È necessario consultare il proprio medico sulla opportunità della vaccinazione, in qualche caso il bambino può avere in corso terapie che possono annullare l’effetto protettivo della vaccinazione.

La simultanea somministrazione di altri vaccini obbligatori e raccomandati è consentita a patto che le siringhe e le sedi di inoculo siano diverse.

Per l'articolo completo clicca qui


sabato 27 settembre 2008

Trasparency International


E ancora non si era a conoscenza del lodo Consolo. Sicuramente l'anno prossimo saremo ancora più in basso.

venerdì 26 settembre 2008

Il nuovo dollaro


The Treasury Department has just issued a new dollar bill to reflect the state of the economy.

Scuola: piano Gelmini

da Il Sole 24 ore.com un articolo di Luigi Illiano
Sedici pagine per ridisegnare la scuola italiana dei prossimi anni. Voce per voce, tutti i tagli che porteranno a 87.400 cattedre in meno e alla riduzione di 44.500 posti di personale Ata (amministrativo, tecnico, ausiliario) in tre anni.
È lo schema del piano programmatico sulla scuola inviato ieri dal ministero dell'Istruzione ai sindacati. L'ufficialità della mossa fa uscire il documento dalla nebbia delle indiscrezioni e lo fa approdare al tavolo di confronto.
Il testo, concordato con l'Economia, descrive le misure concrete e i tagli corrispondenti sui quali Viale Trastevere punta per dare applicazione alla manovra.
I tempi sono strettissimi, non a caso un paragrafo è dedicato all'accelerazione delle procedure. Per l'entrata in vigore delle misure dal 2009/10 è prevista l'emanazione di regolamenti dedicati agli ambiti specifici. Comprese le revisioni dei programmi del primo e secondo ciclo. Il tutto «entro il mese di dicembre» 2008.
Il piano conferma la revisione dei programmi e la stretta sulle ore settimanali nei diversi ordini di scuola. Tra le prime leve di intervento ci sarà l'aumento del rapporto alunni/classe: sarà elevato dello 0,20 nel 2009/10 e di 0,10 nei due anni scolastici successivi.
Le riduzioni incideranno esclusivamente sul personale a tempo determinato, cioè i supplenti, oltre 100mila docenti precari ai quali il documento non fa alcun riferimento. Nelle sezioni dell'infanzia viene rimesso in pista l'anticipo delle iscrizioni, secondo il modello Moratti. Così come resteranno attivate le sezioni primavera, rivolte ai bambini tra i 2 e i 3 anni.
Confermato il ritorno del maestro unico (formula che, secondo il testo «va privilegiata») e il tempo pieno alle elementari. Le classi saranno affidate a un unico insegnante per 24 ore settimanali.
Ritorna la legge Moratti, saranno possibili due opzioni: 27 ore e 30 ore, con il maestro prevalente. Inoltre, l'orario potrà arrivare a 40 ore, sommando il tempo mensa. Va detto che il tempo pieno, di fatto, riguarda poche Regioni italiane, soprattutto del Nord, mentre al Sud è quasi sconosciuto. L'orario delle lezioni nella scuola media passa dalle attuali 32 a 29 ore settimanali.
Entro dicembre 2008 saranno determinate le classi di concorso, per superare l'attuale frammentazione degli insegnamenti. Il monte ore nei licei classici, linguistici, scientifici e delle scienze umane avrà un tetto di 30 ore settimanali. Per i licei artistici e quelli musicali e coreutici sarà, invece, di 32 ore.
Ridimensionamento in arrivo per gli indirizzi di studio degli istituti tecnici e dei professionali (oggi sono oltre 900) e il monte ore non potrà superare quota 32, con quelle dedicate ai laboratori.
Per far scattare il requisito dell'autonomia ogni scuola dovrebbe avere tra i 500 e i 900 alunni. Esistono alcune possibilità di deroga (aree montane e piccole isole). Ma, da quasi un decennio la rete scolastica è rimasta pressoché immutata. «Attualmente circa 700 scuole hanno una popolazione inferiore ai minimi previsti dalla fascia in deroga (meno di 300 alunni) – è scritto nel piano – e, nella stessa fascia vi sono oltre 850 istituti che non hanno titolo a farne parte. A queste se ne aggiungono altre 1.050 comprese nella fascia minima». Significa che almeno il 15% delle scuole non è legittimato a funzionare come istituzione autonoma, ossia con propri dirigenti.

giovedì 25 settembre 2008

Il dietrofront di Alfano

Chi aveva dei dubbi sull'indipendenza dell'attuale ministro della giustizia non può che avere conferma dall'ennesimo dietrofont di Angelino Alfano.

Prima dell'estate, esattamente il 19 giugno scorso, il Guardasigilli, seduto accanto al collega dell'Economia Giulio Tremonti, nella saletta delle conferenze stampa di palazzo Chigi dichiarava «Già a partire da quest`anno ridurremo di un terzo la sospensione feriale dei termini processuali: le vacanze nei tribunali inizieranno, come sempre, il primo agosto, ma finiranno i1 31 del mese, e non più il 15 settembre».

Ma su Repubblica di oggi ci raccontano "che Alfano avrebbe voluto mettere la sua norma nella parte della manovra economica approvata per decreto ma qualche amico del Cavaliere gli fece notare che così rischiavano di essere accelerati anche i processi milanesi del premier che invece si stava facendo di tutto per rallentare e poi bloccare definitivamente col lodo Alfano.

Il ministro dovette fare buon viso a cattiva sorte e la norma, sotto la stampigliatura «articolo 62 - sospensione dei termini processuali nel periodo finale» finì nel collegato alla Finanziaria destinato al normale iter del decreto legge.

Ma che succede adesso? Sorpresa delle sorprese.

L`articolo 62 sparisce. Cancellato. Soppresso. Svanito nel nulla. Evaporato. Niente articolo e niente accorciamento delle ferie.
Tutto resta come prima. Abbiamo scherzato. Non solo non si farà quest`anno, ma neppure nel 2009. Non si farà mai. Le pressioni della potentissima lobby degli avvocati, che tutto vogliono tranne che lavorare 15 giorni in più, hanno avuto la meglio. E non è affatto detto che anche i magistrati non ci abbiano messo lo zampino.
Non basta. L`articolo 62 sparisce addirittura per un emendamento del governo. Nessuno se ne accorge. La polemica non esplode. La sinistra s`arrabbia per il filtro ai processi in Cassazione, tre giudici anziché cinque, che decidono se un ricorso è ammissibile o meno senza che siano presenti i difensori, proprio come avviene già oggi.

Li c`è la contestazione, li il Pd, col ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia, parla di riforma «semplice aspirina» per un malato grave come il processo civile e con Donatella Ferranti chiede lo stralcio perché «c`è il rischio di un quarto grado di giudizio». E l`efficienza? E lavorare 15 giorni in più? E, visto che si sta all`opposizione, mettere in mora Alfano per i suoi annunci che si risolvono in nulla? Niente. Silenzio. Era una bella scommessa. La fece pure l`ex Guardasigilli Clemente Mastella.
Ma le lobby vinsero anche su di lui. Ferie confermate e tribunali chiusi per ferie ben lunghe, dal primo agosto al 15 settembre."
Ma qualcuno lo chiederà al Ministro Alfano dove è finita la sua coerenza e la sua dignità? Oppure non c'è bisogno di chiederlo perché già conosciamo la risposta?

Ovviamente la domanda è estesa al ministro ombra!

mercoledì 24 settembre 2008

Tempo di pidocchi

Questo è, ahimè, periodo di pidocchi e chi ha bambini in età scolare ne conosce bene i fastidi.

Al fine di conoscere le modalità per affrontare la pediculosi ho trovato un vademecum veramente interessante sui siti di una asl ligure e su quello di una asl piemontese.

Cosa sono i pidocchi?
I pidocchi del capillizio (pediculus capitis) sono dei piccoli insetti parassiti che si sono adattati a vivere principalmente sui capelli dell'uomo. Si nutrono di sangue una o più volte al giorno e non possono sopravvivere più di 1-3 giorni al di fuori dell'ospite. Non sono in grado di volare o saltare e pertanto non si allontanano dal loro habitat naturale.

Come faccio a sapere se mio figlio ha i pidocchi?
Difficilmente si trovano i pidocchi. La diagnosi si basa sulla scoperta delle lendini, che sono le uova deposte dalla femmina. Si debbono ricercare soprattutto nelle regioni retroauricolare e occipitale.

Come faccio a distinguere le lendini dalla forfora?
Se sospetto che su di un capello sia attaccata una lendine, lo faccio scorrere tra le dita: la forfora viene via, la lendine no perché è cementata al pelo da una resina prodotta dal pidocchio.

Come si manifestano?
Il prurito è il sintomo soggettivo che porta alla scoperta della pediculosi. Dapprima localizzato al cuoio capelluto, tende poi a diffondersi alla nuca ed alla parte alta del dorso. Non è indicativo dell'inizio dell'infestazione in quanto esso rappresenta un fenomeno reattivo di natura allergica al pidocchio e quindi non è presente nelle prime settimane di malattia.

Come faccio a sapere da quanto è presente la pediculosi?
Le lendini vengono deposte alla base dei capelli. Sapendo che il capello cresce 0.3-0.4 mm al giorno, misurando la distanza della lendine dalla cute del cuoio capelluto ottengo la risposta. Se per esempio una lendine si trova ad un cm di distanza, essa è stata deposta circa 25 giorni prima. Sapendo peraltro che la schiusa delle uova avviene in genere dopo 7-10 giorni dalla deposizione, viene di conseguenza che lendini che distano più di 1.2 cm dal cuoio capelluto possono ritenersi disabitate.

Mio figlio ha i pidocchi. Io no. Devo fare qualche trattamento per prevenire l'infestazione?
No, benché chiunque viva con una persona affetta da pediculosi possa prendere i pidocchi. E' importante il controllo dei capelli ogni 2-3 giorni e sottoporsi al trattamento solo se si scoprono parassiti o lendini.

Come debbo comportarmi in casa, visto che mio figlio ha i pidocchi?
I pidocchi non sopravvivono a lungo lontano dall'uomo. Per evitare reinfestazioni seguire queste regole:
1. Per eliminare pidocchi e uova, lavare in lavatrice tutti gli indumenti lavabili (ricordarsi i pigiami), le lenzuola e le federe che le persone infestate hanno toccato nei due giorni precedenti il trattamento. Usare il ciclo ad acqua calda (130°F), e stirare col ferro a vapore.
2. Usare il lavaggio a secco per ciò che non può essere lavato (cappotti, berretti, sciarpe, ecc.).
3. I vestiti, gli animali di peluche, ecc. che non possono essere lavati in lavatrice o a secco devono essere messi in un sacco di plastica, da riaprirsi dopo due settimane.
4. Pettini e spazzole devono essere lasciati in una soluzione di shampoo antiparassitario per un'ora oppure lavati con sapone e acqua calda (130°F).
5. Sui pavimenti, i mobili, in automobile passare l'aspiratore.
Come curare la pediculosi del capillizio?
Premessa scontata ma doverosa è che sia stata formulata correttamente la diagnosi. Bisogna ricordare inoltre che i prodotti contro i pidocchi sono insetticidi e pertanto vanno usati secondo precise modalità. I pidocchi vivono sul capello e scendono sul cuoio capelluto per nutrirsi di sangue. Pertanto i prodotti pediculocidi devono essere applicati accuratamente sui capelli e sul cuoio capelluto. Poiché le uova sono particolarmente resistenti ad alcuni trattamenti, è spesso richiesta una seconda applicazione 8-10 giorni dopo la prima per eliminare gli eventuali parassiti usciti dopo la schiusa delle lendini.

Come eliminare materialmente le lendini?
Usare un pettine a denti fitti immerso in acqua calda e aceto (la sostanza cementa le uova al pelo cede solo con acidi o alcali a caldo).

martedì 23 settembre 2008

Berlusconi sull'Alitalia

lunedì 22 settembre 2008

L'Antitrust sanziona Barilla. Smascherato il segreto di Alixir


Sul sito www.altroconsumo.it è stata pubblicata la notizia che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha condannato Barilla a una sanzione amministrativa di 200mila euro.
Nonostante la cifra modesta per i bilanci della Barilla la sanzione è uno smacco che incrina il rapporto con i consumatori.

La decisione dell'Antitrust obbliga Barilla ad adeguare le confezioni di vendita dei prodotti Alixir, eliminando alcune indicazioni come "rallenta l'invecchiamento cellulare", "gli esperti di nutrizione Barilla raccomandano l'uso regolare dei prodotti Alixir ...", "il segreto del vivere meglio", "il programma alimentare Alixir".
L'espressione "rallenta l'invecchiamento cellulare" (poi modificato in "aiuta a rallentare l'invecchiamento cellulare"), per esempio, è stata giudicata "non ammissibile e del tutto sproporzionata": una promessa da ritenersi ingannevole. La decisione dell'Antitrust considera i commenti dell'Istituto Superiore di Sanità che ha puntualizzato che per assumere la maggior parte delle sostanze contenute nei prodotti Alixir è sufficiente seguire una dieta varia e bilanciata. Ma non solo: gli studi clinici effettuati da Barilla non sono stati pubblicati e forniscono solo dati parziali non traducibili in promesse.

La decisione dell'Autorità, condivisa dall'associazione Altroconsumo, spiega chiaramente che tutte queste indicazioni usate da Alixir possono indurre il consumatore a ritenere che si tratti di prodotti terapeutici orientandone le scelte economiche sulla base di convincimenti sbagliati.
Ma che cosa è questo prodotto?
Ho navigato nella rete per trovare qualche aiuto e ho trovato molto interessante il post sul blog Buono e semplice che analizza simpaticamente il prodotto e ci spiega come non c'era bisogno dell'Antitrust per smascherare l'operazione di marketing.

Riporto la conclusione del blog : ho scoperto un pane che costa come il pandoro del pasticciere, che non te lo fanno vedere prima di comperarlo, che oltre ad un ingrediente brevettato contiene margarina e aromi artificiali, in cui il 50% di quello che paghi è vaselin* oops scusate, "concetto e marketing". Saranno i tempi moderni... io credevo che il pane fosse un'altra cosa.L'esito dell'assaggio? Beh, il mio istinto di... consumatore consapevole mi ha suggerito di non comperarlo :-)


Vediamo se qualcuno ci è cascato e lo ha comprato?

venerdì 19 settembre 2008

Berlusconi su Veltroni



Da “La Repubblica” - «Non ho mai detto che Veltroni è un leader inesistente». Berlusconi è ritornato ieri sulla polemica innescata dalle sue parole pronunciate al comitato costituente del Pdl, dicendo di essere «dispiaciuto del fatto che i giornali mi attribuiscono sempre cose che non ho detto». Il premier ha spiegato che intende controllare il testo del suo intervento «prima di fare una smentita ufficiale», perché «può succedere che quando si parla a braccio magari qualcosa scappa: ma certamente io quelle parole non le ho pronunciate».


Che peccato ha ritrattato l'unica cosa giusta che ha detto nella sua vita.
PS: ma è possibile che con quello che succede in Italia il capo dell'opposizione se ne va negli Stati Uniti per motivi personali. Brunetta mandagli la visita fiscale!!

giovedì 18 settembre 2008

Ma che fine hanno fatto la Forleo e De Magistris?


Sono mesi che non sentiamo nessuna notizia su Ottaviano Del Turco e sulla sua imputazione di corruzione sui giornali più diffusi (chissà forse era giusto che finisse in galera?). Lo stesso silenzio avvolge i due magistrati Forleo e De Magistris che hanno provato a toccare i "potenti".
In merito vi consiglio di leggere, sul blog Uguali per Tutti, alcune riflessioni, inedite, di Carlo Vulpio, che interviene nel dibattito in corso sui casi Forleo e De Magistris.

Carlo Vulpio è giornalista del Corriere della Sera. Firma autorevole di quella testata. Autore del documentatissimo libro “Roba nostra. Storia di soldi, politica, giustizia nel sistema del malaffare”.

Gli autori del blog manifestano la propria amarezza che sta nel dovere di prendere atto per l’ennesima volta che fatti oggettivamente gravi e importanti per la vita democratica del nostro paese vengono – si deve ritenere volutamente – taciuti dalla “stampa che conta”. (non ne avevamo dubbi).

Per leggere l'intervento di Vulpio clicca qui

Fantastico........


mercoledì 17 settembre 2008

legge elettorale europea

Silvio Berlusconi ribadisce che "il sistema delle liste bloccate permette di avere professionisti che possono autorevolmente rappresentare il Paese all'interno delle commissioni del Parlamento europeo".
Le liste bloccate, secondo il premier, "selezionano chi rappresenta autorevolmente gli interessi europei ma soprattutto italiani".
Complimenti e noi che pensavamo alle elezioni come una scelta democratica.
Invece hanno ragione: il popolo italiano non si merita nulla, anzi ci meritiamo questi politici perché non facciamo nulla per cacciarli.
In fondo più del 51% nelle ultime votazioni ha dichiarato che è giusto che a scegliere ci pensino loro, i proprietari dei partiti. Mica stiamo parlando del nostro Stato ma della loro azienda.

Siamo tornati indietro di un paio di secoli, quando si era sudditi e non cittadini.

Ma l'opposizione? Veltroni ci sei?
....ma siamo caduti così in basso.........

martedì 16 settembre 2008

La garanzia dei correntisti


Il fallimento della Lehman Brothers, quarta banca d'affari Usa, sta creando del caos, com'era prevedibile in tempi globali, in tutte le borse internazionali.

Ma oltre agli investitori azionari c'è un rischio per i depositanti?
In teoria si, perché le interconnessioni con i mercati sono tali che l’insolvenza potrebbe avere conseguenze anche sulle nostre banche. Il rischio è limitato ma comunque esiste.

Ma come sono garantiti i depositanti?
Nel 1987 è stato costituito il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, oggi un consorzio obbligatorio di diritto privato, riconosciuto dalla Banca d’Italia, la cui attività è disciplinata dallo Statuto e dal Regolamento.
Scopo del Fondo è quello di garantire i depositanti e le risorse finanziarie per il perseguimento delle finalità del Fondo sono fornite dalle banche consorziate.

Il Fondo garantisce i depositanti delle consorziate italiane, delle succursali di queste negli altri Paesi comunitari, nonché delle succursali in Italia di banche comunitarie ed extracomunitarie consorziate.

Nonostante il limite massimo di rimborso per ciascun depositante sia pari a 103.291,38 Euro (equivalente di 200 milioni di lire), non è assolutamente detto che sotto detto limite la garanzia sia completa, anzi, oltre al limite dell’ammontare complessivo dei rimborsi stabilito dall’Assemblea del Fondo è anche la modalità di funzionamento del fondo stesso che lascia perplessi e non tranquilli.

Infatti, il Fondo è privo di risorse proprie ed un eventuale intervento a copertura di un default finanziario di un istituto di credito italiano si configura come un intervento congiunto in comune partecipazione da parte di tutte le altre banche consorziate (ognuna si impegna ad intervenire, quindi più che un fondo è un consorzio)
Secondo alcuni esperti questo tipo di approccio presuppone sia una lentezza di intervento nell'effettuare eventuali rimborsi nel caso del fallimento di un soggetto bancario, a causa della necessità di raccogliere i conferimenti da parte delle varie controparti bancarie, sia una preoccupante inefficacia in caso di crisi strutturale dell'intero sistema bancario.
Infatti, sebbene nel caso di crisi isolato il sistema riesca a funzionare discretamente, in caso di una crisi strutturale del sistema (come presumibilmente è quella attuale), il fondo risulterebbe sostanzialmente incapace di intervenire.

Questa incapacità deriverebbe da uno stato di insolvenza che colpirebbe con effetto domino una moltitudine significativa di banche aderenti al fondo incapaci a loro volta di sostenere le prime in default.

In questa eventualità solamente un intervento pubblico potrebbe essere in grado di salvare l'intero sistema bancario, ma l'Unione Europea non è dello stesso avviso proponendo, invece, la totale assenza di interventi con denaro pubblico a sostegno dell'azionariato di banche in eventuali difficoltà ( memorandum of understanding proposto nel meeting EcoFin in Slovenia).

Pertanto la situazione è grave e i nostri soldi non sono affatto al sicuro

sabato 13 settembre 2008

I FURBETTI DEL CASELLINO

Luca Iezzi per “la Repubblica”
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La privatizzazione delle autostrade italiane è stata una sequela di regali ad un gruppo di imprenditori privati che, investendo cifre minime, hanno costruito imperi da miliardi di euro. Rischi prossimi allo zero per loro e vantaggi nulli per gli utenti. Lo denuncia Giorgio Ragazzi nel libro "I signori delle Autostrade" edito in questi giorni dal Mulino e di cui ampi estratti saranno disponibili sul sito lavoce.info. Ragazzi, professore di Economia Politica all´Univesità di Bergamo, con esperienze alla Banca Mondiale e all´Fmi, premette: «Non esiste nessun settore dove un governo, o addirittura un solo un ministro possa fare "regali" così imponenti, senza che gli utenti ne percepiscano nemmeno i costi addizionali».
Leggi tutto l'articolo

Casta canta

Sintesi dall' Ora d'aria -su l'Unità del 10 settembre 2008 di Marco Travaglio
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Ha ragione Simone Collini quando, sull'Unità, paragona il battage anti-Casta di un anno fa al silenzio di oggi.
Ma Stella& Rizzo, o Beppe Grillo, non c’entrano: denunciavano allora, denunciano oggi.
Gli esami calabresi della Gelmini, i bagni giannutresi di Fini, le marchette degli scalatori Alitalia e il ripristino berlusconiano degli aerei di Stato à gogò: nulla è cambiato, anzi molto è peggiorato.
Ma il padrone della tv, con i Johnny Raiotta, i Mazza, i Fede, i Mimun al seguito, se le canta e se le suona.
E chi non ha risolto il suo conflitto d’interessi, anziché piagnucolare, dovrebbe fare mea culpa. Anche perché finora, della Casta, si è sottolineato l’aspetto più superficiale, cioè i superstipendi, gli sprechi e gli status symbol.
E non, invece, il tratto più profondo: la convinzione dei mandarini di appartenere a un club esclusivo, di essere diversi dagli altri, di non essere sottoposti alle leggi e alle regole.
Che, com’è noto, valgono solo per gli altri. Le parole di Ottaviano Del Turco, intervistato da Repubblica, illustrano bene il fenomeno.
La legge vigente affida al gip il compito di arrestare gli indagati che minaccino di ripetere il reato, e poi di interrogarli nell’”incidente probatorio” (che ha valore di prova al dibattimento). Ma ciò che vale per tutti i comuni mortali è, per Del Turco, inaccettabile.
Infatti ha ricusato il gip, accusandolo di essere “prevenuto” contro di lui.
La prova? Il gip ha espresso “giudizi di colpevolezza” nell’ordine di custodia. Oh bella: se il gip fosse convinto della sua innocenza, non l’avrebbe arrestato. Se l’ha arrestato è perché - come prevede la legge - ha ritenuto fondati i “gravi indizi di colpevolezza” addotti dai pm. Ogni giorno i gip esprimono giudizi di colpevolezza su migliaia di arrestati e poi li interrogano.
Ma Del Turco è speciale: pretende un gip nuovo di pacca, magari convinto della sua innocenza. Perché? “Il gip De Maria ha sostenuto che il sottoscritto, dopo essersi dimesso da tutto, sarebbe ancora in grado di reiterare il reato e dunque deve continuare a esser privato della libertà” con gli arresti domiciliari.
Ma dove sta scritto che le dimissioni dalla carica cancellano il pericolo di nuovi reati? Quella ipotizzata dai magistrati è una ragnatela di corruzione che durava da anni, addirittura dalla vecchia giunta di centrodestra, che poi avrebbe passato il testimone delle mazzette a quella di centrosinistra. Un presunto clan con decine di indagati. Solo confessando l’indagato rompe i rapporti con gli altri, si rende inaffidabile nei loro confronti e dunque si può pensare che non delinquerà più. Altrimenti il rischio permane.
L’ultima “prova” della prevenzione del gip citata da Del Turco è spettacolare: “Avevo chiesto di trascorrere due settimane in Sardegna con mia moglie. Mi è stato detto che era possibile, a patto che fossi sorvegliato giorno e notte”. Ora, immaginiamo che sarebbe accaduto se un gip avesse concesso i domiciliari in Costa Smeralda a un normale detenuto accusato di aver rubato 6 milioni, con l’unica restrizione di qualche agente alle calcagna. Avremmo i giornali e i politici che strillano per il lassismo delle toghe rosse, che consentono la bella vita ai ladri. Se invece la stessa cosa accade per un mandarino della casta, accusato di aver rubato 6 milioni alla sanità pubblica, allora i giudici sono prevenuti. Da ricusare.

venerdì 12 settembre 2008

La truffa dei banditi della tavola

di PAOLO BERIZZI per Repubblica, pubblicato il 4 luglio 2008
Nel formaggio avariato e putrefatto c'era di tutto. Vermi, escrementi di topi, residui di plastica tritata, pezzi di ferro. Muffe, inchiostro.
Era merce che doveva essere smaltita, destinata ad uso zootecnico. E invece i banditi della tavola la riciclavano. La lavoravano come prodotto "buono", di prima qualità. Quegli scarti, nella filiera della contraffazione, (ri)diventavano fette per toast, formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, provola, stracchino, gorgonzola.
Materia "genuina" - nelle celle frigorifere c'erano fettine datate 1980! - ripulita, mischiata e pronta per le nostre tavole.
Venduta in Italia e in Europa. I
n alcuni casi, rivenduta a quelle stesse aziende - multinazionali, marchi importanti, grosse centrali del latte - che anziché smaltire regolarmente i prodotti ormai immangiabili li piazzavano, - senza spendere un centesimo ma guadagnandoci - a quattro imprese con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen (Germania).
Tutte riconducibili a un imprenditore siciliano. Era lui il punto di riferimento di marchi come: Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del Latte di Firenze. E ancora: Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi, e altre multinazionali europee, in particolare austriache, tedesche e inglesi.
E' quello che si legge nell'ordinanza del pm cremonese Francesco Messina.
Un giro da decine di milioni di euro.
Una bomba ecologica per la salute dei consumatori. Le indagini - ancora aperte - iniziano due anni fa.
A Casalbuttano i finanzieri trovano roba che a vederla fa venire i conati. Prodotti caseari coperti da muffe, scaduti, decomposti e, peggio ancora, con tracce di escrementi di roditori. Ci sono residui - visibili a occhio nudo - degli involucri degli imballi macinati. Dunque plastica. Persino schegge di ferro fuoriuscite dai macchinari. La vera specialità della azienda è il "recupero" di mozzarelle ritirate dal mercato e stoccate per settimane sulle ribalte delle ditte fornitrici, di croste di gorgonzola, di sottilette composte con burro adulterato, di formaggi provenienti da black out elettrici di un anno prima.
Non possono ancora immaginare, gli investigatori, che quello stabilimento dove si miscela prodotto avariato con altro prodotto pronto è lo snodo di una vera e propria filiera europea del riciclaggio.
Mettono sotto controllo i telefoni.
Scoprono che i pirati della contraffazione sono "coperti" dal servizio di prevenzione veterinaria dell'Asl di Cremona (omessa vigilanza, ispezioni preannunciate; denunciati e sospesi il direttore, Riccardo Crotti, e due tecnici). Dalle intercettazioni emerge la totale assenza di scrupoli da parte degli indagati: "La merce che stiamo lavorando, come tu sai, è totalmente scaduta... ", dice Luciano Bosio, il responsabile dello stabilimento della Tradel, al suo capo (Domenico Russo). Che gli risponde: "Saranno cazzi suoi... " (delle aziende fornitrici, in questo caso Brescialat e Centrale del Latte di Firenze, ndr).
Il formaggio comprato e messo in lavorazione è definito - senza mezzi termini - "merda". Ma non importa, "... perché se la merce ha dei difetti. .. io poi aggiusto, pulisco, metto a posto... questo rimane un discorso fra me e te... " (Russo a un imprenditore campano, si tratta la vendita di sottilette "scadute un anno e mezzo prima").
Nell'ordinanza (decine le persone indagate e denunciate: rappresentanti legali, responsabili degli stabilimenti, impiegati, altre se ne aggiungeranno presto) compaiono i nomi delle aziende per le quali il pm Francesco Messina configura "precise responsabilità".
Perché, "a vario titolo e al fine di trarre un ingiusto profitto patrimoniale, hanno concorso nella adulterazione e nella contraffazione di sostanze alimentari lattiero-casearie rendendole pericolose per la salute pubblica".
Il marchio maggiormente coinvolto - spiegano gli investigatori - è Galbani, controllato dal gruppo Lactalis Italia che controlla anche Big srl. "Sono loro i principali fornitori della Tradel. Anche clienti", si legge nell'ordinanza. Per i magistrati il sistema di riciclaggio della merce si basa proprio sui legami commerciali tra le aziende fornitrici e la Tradel. Con consistenti vantaggi reciproci.
Un business enorme: 11 mila tonnellate di merce lavorata in due anni. Finita sugli scaffali dei discount e dei negozi di tutta Europa. Tremila le tonnellate vendute in nero. E gli operai e gli impiegati? Erano consapevoli. Lo hanno messo a verbale. Domanda a un'amministrativa: "Ha mai riferito a qualcuno che la merce era scaduta o con i vermi?". Risposta: "No, tutti lo sapevano".

I mafiosi per Borsellino

“C’è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali”
Paolo Borsellino

TRUCCHI E SEGRETI DELLA CASTA VOLANTE…

Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera”
C'era una volta una compagnia aerea che perdeva 25 mila euro l'anno per ognuno dei suoi dipendenti.
Che aveva 5 (cinque) aerei cargo sui quali si alternavano 135 (centotrentacinque) piloti.
Che arrivò ad avere un consiglio di amministrazione composto di 17 poltrone: tre per i sindacalisti e una assegnata, chissà perché, al Provveditore generale dello Stato, l'uomo incaricato di comprare le matite, le lampadine e le sedie dei ministeri.
Che in vent'anni cambiò dieci capi azienda, nessuno uscito di scena alla scadenza naturale del suo mandato. E che negli ultimi dieci anni ha scavato una voragine di tre miliardi chiudendo un solo bilancio in utile, ma unicamente grazie a una gigantesca penale che i preveggenti olandesi della Klm preferirono pagare pur di liberarsi dal suo abbraccio mortale.
C'era una volta, appunto. Perché una cosa sola, mentre scade l'ultimatum di Augusto Fantozzi, è certa: quella Alitalia lì non c'è più.
La corsa disperata di cui parlò Tommaso Padoa-Schioppa quando ancora confidava di poter passare la patata bollente ad Air France, dicendo di sentirsi come «il guidatore di un'ambulanza che sta correndo per portare il malato nell'unica clinica che si è dichiarata disposta ad accettarlo», è comunque finita. E con quell'ultimo viaggio, fallito in modo drammatico, si è chiusa un'epoca. Con un solo rammarico: che la parola fine doveva essere scritta molti anni prima. Se soltanto i politici l'avessero voluto.
Già, i politici.
Ricordate Giuseppe Bonomi?
Politico forse sui generis, leghista e oggi presidente della Sea, ora ha chiesto all'Alitalia 1,2 miliardi di euro di danni perché la compagnia ha deciso di lasciare l'aeroporto di Malpensa. Anche lui è stato presidente dell'Alitalia: durante la sua presidenza la compagnia prossima ad essere «tecnicamente in bancarotta», per usare le parole del capo della Emirates, Ahmed bin Saeed Al-Maktoum, sponsorizzò generosamente i concorsi ippici di Assago e piazza di Siena. Alle quali Bonomi, provetto cavallerizzo, partecipò come concorrente. Ma senza portare a casa una medaglia. Ritorno d'immagine? Boh.
E ricordate Luigi Martini?
Ex calciatore della Lazio, protagonista dello storico scudetto del 1974, chiusa la carriera sportiva diventò pilota dell'Alitalia. Poi parlamentare e responsabile trasporti di Alleanza nazionale: ma senza smettere mai di volare. Per conservare il brevetto gli fu concesso di mantenere anche grado e stipendio. Faceva tre decolli e tre atterraggi ogni 90 giorni, quando gli impegni politici lo consentivano, pilotando aerei di linea con 160 passeggeri a bordo. Inconsapevoli, probabilmente, che alla cloche c'era nientemeno che un parlamentare in carica. Questa sì che era degna di chiamarsi italianità.
In quale altro Paese sarebbe stato possibile?
Domanda legittima anche a proposito di quello che accadde nel 2002, quando con la benedizione di Claudio Scajola venne istituita una linea quotidiana Alitalia fra Fiumicino e Villanova D'Albenga, collegio elettorale dell'allora ministro dell'Interno. Numero massimo di passeggeri, denunciò il rifondarolo Luigi Malabarba, diciotto. Dimesso il ministro, fu dimessa anche la linea. Ripristinato il ministro, come responsabile dell'Attuazione del programma, fu ripristinato pure il volo: in quel caso da Air One, con contributi pubblici. Volo successivamente abolito dopo la fine del precedente governo Berlusconi e quindi ora, si legge sui giornali, riesumato per la terza volta.
Ma politici e flap in Italia hanno sempre rappresentato un connubio spettacolare. Lo sapevano bene i 9 sindacati dell'Alitalia, che non a caso nei momenti critici, ha raccontato al Corriere Luigi Angeletti, regolarmente pretendevano di avere al tavolo il governo, delegittimando la controparte naturale, cioè l'amministratore delegato. E i ministri regolarmente si calavano le braghe.
Forse questo spiega perché mentre tutte le compagnie straniere, alle prese con le crisi, tagliavano il personale e riducevano i costi, all'Alitalia accadeva il contrario.
Nel 1991, dopo la guerra del Golfo, si decisero 2.600 prepensionamenti.
Poi arrivò Roberto Schisano, che diede un'altra strizzatina, e i dipendenti scesero nel 1995 a 19.366. Armato di buone intenzioni, Domenico Cempella nel 1996 li portò a 18.850. Nel 1998 però erano già risaliti a 19.683. L'anno dopo a 20.770. E nel 2001, l'anno dell'attentato alle Torri gemelle di New York, si arrivò a 23.478.
Poi ci si stupì che per 14 anni, fino al 1999, fosse stato tenuto in vita a Città del Messico, come denunciò l'Espresso, un ufficio dell'Alitalia con 15 dipendenti, nonostante gli aerei avessero smesso di atterrare lì nel lontano 1985.
Come ci si stupì che gli equipaggi in transito a Venezia venissero fatti alloggiare nel lussuoso Hotel Des Bains del Lido, con trasferimento in motoscafo. O che per un intero anno (il 2005) la compagnia avesse preso in affitto 600 stanze d'albergo, quasi sempre vuote, nei dintorni dell'aeroporto, per gli equipaggi composti da dipendenti con residenza a Roma ma luogo di lavoro a Malpensa.
Per non parlare della guerra sui lettini per il riposo del personale di bordo montati sui Jumbo, al termine della quale 350 piloti portarono a casa una indennità di 1.800 euro al mese anche se il lettino loro ce l'avevano.
O dell'incredibile numero di dipendenti all'ufficio paghe del personale navigante, che aveva raggiunto 89 unità. Incredibile soltanto per chi non sa che gli stipendi arrivavano a contare 505 voci diverse.
Tutto questo ora appartiene al passato. Prossimo o remoto, comunque al passato.
Della futura Alitalia, per ora, si conosce soltanto il promotore: Compagnia aerea italiana, Cai, stesso acronimo di un'altra Cai, la Compagnia aeronautica italiana, la società che gestisce la flotta dei servizi segreti. E le cui azioni, per una curiosa e assolutamente casuale coincidenza, sono custodite nella SanPaolo fiduciaria, del gruppo bancario Intesa SanPaolo, lo stesso che supporta la cordata italiana per l'Alitalia.

giovedì 11 settembre 2008

da non perdere

troppo divertitente il post sul Palco Nazionale.
Vi consiglio di leggerlo su http://settore.myblog.it/

La spazzatura a Napoli

I giorni scorsi sono stato in vacanza a Napoli con la mia famiglia. Siamo rimasti sorpresi vedendo il centro della città ben tenuto e con molti turisti che visitavano i monumenti più importanti.
La nota dolente è quando ti allontani leggermente dalla zona turistica. I cumuli di spazzatura non sono enormi come qualche mese fa ma ci sono.
Ma quanta colpa è dei cittadini e quanta degli amministratori?


E ovviamente la situazione nei comuni limitrofi è ancora peggiore.

NB: i video non sono miei ma scaricati da youtube

martedì 9 settembre 2008

Gli italiani per Berlinguer

Anzitutto molti italiani si accorgono benissimo del mercimonioche si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di gruppi o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel 1974 per il divorzio , sia, ancor di più, nel 1981 per l'aborto, gli italiani hanno fornito l'immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto al progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne , nei quartieri popolari e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane.
Enrico Berlinguer

Il ritorno del Principe


Ho terminato la lettura de Il ritorno del Principe di Saverio Lodato e Roberto Scarpinato.

E' un libro che, a differenza di altri (per esempio Marco Travaglio) , non si ferma alla narrazione dei fatti ma tenda di approfondire con un’analisi culturale e politica la situazione attuale del nostro Paese.
Il libro è pensato come un dialogo-intervista tra il giornalista, Saverio Lodato e il magistrato antimafia, Roberto Scarpinato, e attraverso le domande-risposte prova ad approfondire il fenomeno mafia dall'unità d'Italia ad oggi con un percorso interessante anche se a tratti poco attraente.
Ho apprezzato la non politicizzazione (destra-sinistra) del libro e lo consiglio soprattutto a chi è interessato ad approfondire la nostra storia moderna dalle valutazioni da chi la guerra la mafia tenta di farla ogni giorno.

lunedì 8 settembre 2008

Accordo Italia Libia

Un altro articolo (tradotto da italiadallestero.info) della stampa estera che non è tenero con il nostro governo.
Questa volta è la vicina Svizzera che commenta l'accordo tra l'Italia e la Libia.

Il personaggio è quello che è: inaffidabile. E non siamo noi a dirlo, lo sanno tutti, governanti di oggi e governanti di ieri.
Il tentativo di chiudere il contenzioso tra la Libia, che rivendicava le scuse e i pagamenti dei danni del colonialismo, e l’Italia, che invece da quest’orecchio non ci sentiva, risalgono ufficialmente agli inizi degli anni Novanta, quando Andreotti istruì la pratica ma poi la lasciò nelle nebbie del disinteresse.
A dire la verità, anche in anni più addietro Gheddafi aveva posto insistentemente il problema, ma non aveva nessun’arma di ricatto, per cui a lui che rivendicava i danni di guerra e di colonialismo gli italiani giustamente rispondevano che era una cosa fuori da ogni logica.
Infatti, ogni nazione, per motivi storici e di guerre accadute nel passato, potrebbe rivendicare danni nei confronti delle altre. Non se ne uscirebbe più.
Dunque, dopo il tentativo fallito con Andreotti, ce ne furono tanti altri, tutti miseramente falliti. Non tanto perché gli italiani non volevano compiere un gesto di buona volontà, quanto e soprattutto perché Gheddafi, appena fatto un accordo giocava al rialzo e pretendeva sempre qualcosa in più.
Già negli anni 2001-2002 ci fu un accordo con Berlusconi, ma quest’accordo, che prevedeva il pattugliamento comune delle coste libiche per evitare imbarchi di clandestini verso l’Italia, dopo una prima fase, venne lasciato cadere da Gheddafi, che pose come condizione all’Italia di costruire un’autostrada che attraversasse la Libia dalla Tunisia all’Egitto. Ci furono altri incontri, ma sempre con impegni che poi non confluirono in un accordo sottoscritto tra le parti.
Ci provò anche D’Alema nel 2007: la disponibilità c’era, ma i costi dell’autostrada e gli altri ”prezzi coloniali” erano troppo gravosi.
Poi ci furono le nuove elezioni e siamo arrivati ad adesso, quando Berlusconi si è trovato a dover prendere una decisione, anche perché fattori di politica interna e internazionale la imponevano senza ulteriori rinvii.
E’ così che è nato l’accordo tra l’Italia e la Libia, preparato negli obiettivi generali e nei dettagli già dallo scorso mese di giugno. Esso prevede la costruzione della famosa autostrada (costo circa 3 miliardi e mezzo di dollari) e aiuti per un altro miliardo e mezzo.
Tutti questi aiuti vanno spalmati nell’arco di vent’anni, salvo la fornitura di mezzi e tecnologie che dovranno servire agli altri scopi per cui è stato firmato l’accordo miliardario, come annunciò il figlio stesso di Gheddafi.
“Un accordo di amicizia e cooperazione tra i due Paesi”, ha confermato il presidente del consiglio che permetterà di “voltare pagina rispetto al passato coloniale” italiano in Tripolitania e Cirenaica con una serie di compensazioni di diversi miliardi dollari.
La contropartita per l’Italia, a ben guardare, c’è e vale il prezzo e le scuse ufficiali che Berlusconi ha presentato alla Libia per i quarant’anni di colonialismo.
Innanzitutto, prevede il pattugliamento comune del mare libico per contrastare il traffico dei clandestini. Non sappiamo se da subito, anche perché l’estate sta per finire e con essa la calma del mare, ma certamente dall’anno prossimo gli sbarchi di disperati provenienti dall’Africa centrale dovrebbero subire un forte freno. Saranno la primavera e l’estate del 2009 il banco di prova della funzionalità dell’accordo.
Il secondo punto è la cooperazione economica privilegiata tra l’Italia e la Libia, con la fornitura da parte di quest’ultima di gas e petrolio. Questo è un buon risultato che vuol dire che le fonti di approvvigionamento energetico sono provenienti da più parti, senza il rischio che l’eventuale chiusura dei rubinetti russi possa mettere in crisi l’economia italiana.
Il terzo punto dell’accordo consiste nell’apertura delle porte della Libia alle imprese italiane. Anche questo va nella direzione dello sviluppo economico sia libico che italiano.
L’accordo è stato definito storico da più parti, in modo particolare anche da esponenti dell’opposizione e da tanti che sono nati in Libia e che poi da lì dovettero fuggire dopo la guerra. Ecco, costoro che persero tutto sono gli unici, per ora inascoltati sia dalla Libia che dall’Italia, che pongono il problema dell’indennizzo per i beni perduti con la cacciata dalla “loro” Libia.
Va da sé che la storicità e la validità dell’accordo andranno commisurate ai risultati che si raggiungeranno e, soprattutto, alla sua tenuta dell’accordo stesso, cosa di cui noi dubitiamo molto.
Non è che dopo l’autostrada Gheddafi (o chi per lui) pretenderà anche ferrovie ed aeroporti?

venerdì 5 settembre 2008

Il potere

Se la folla governata può credersi uguale al piccolo numero che governa, non c'è più governo. Il potere deve essere fuori dalla portata di comprensione della folle dei governanti. L'autorità deve essere tenuta costantemente al di sopra del giudizio critico mediante gli strumenti psicologici della religione , della tradizione , del pregiudizio....
J. De Maistre, oeuvres complètes, Lyon 1891-92

La solita carica

Dichiarazioni del Capo della Polizia "Abbiamo modo di ritenere che dietro la conduzione degli incidenti provocati dai tifosi napoletani ci sia l'influenza della criminalità organizzata".
Ma è possibile? Mi sembra tanto una giustificazione buttata lì!
In rete è possibile vedere cosa è successo alla Stazione Termini di Roma e non mi sembra, a mio avviso, che i tifosi del Napoli abbiano commesso chissà che cosa per subire quella furiosa carica.
Penso che utlimamente sia molto facile che i responsabili dell'ordine pubblico si lascino andare a facili rappresaglie. Cosa c'è di più facile di picchiare 3.000 scalmanati tifosi??

Guardate la parte finale del video

giovedì 4 settembre 2008

Consigli pratici per i bambini


Inizia un nuovo anno scolastico: come aiutare il bambino a frequentare serenamente la scuola e a favorire l’interesse per l’apprendimento?
Come curare l’alimentazione e compensare la sedentarietà della vita scolastica?
Suggerimenti e consigli dei Medici dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù:

Inserimento nella scuola materna e nella scuola elementare

mercoledì 3 settembre 2008

Riforma scuola


Prendo spunto dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge 1 settembre 2008, n. 137 , contenente disposizioni urgenti in materia di istruzione e università per una riflessione.

Mi chiedo se questi provvedimenti deliberati ad ogni inizio d'anno scolastico permettano ai nostri ragazzi di avere un'istruzione migliore.

Infatti, considerato che il nostro sistema scolastico (dall'elementari all'università) è uno dei peggiori tra i paesi OCSE (certificato da indagini di istituzioni internazionali) non urge una vera riforma bipartisan che prenda come punto di riferimento i modelli degli altri paesi?

Mi piacerebbe che il ministro dell'Istruzione avesse un obiettivo semplice: salire di X posizioni nei prossimi 5 anni nella classifica stilata dall'OCSE/PISA (Program for International Student Assessment) e in base a questo target varasse una vera riforma completa.

Al termine dei 5 anni dall'entrata a regime della riforma si valutano i risultati. Non sarebbe questa una nuova politica efficiente?

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articoli interessanti


Paura della Matematica di Daniele Checchi e Silvia Redaelli

martedì 2 settembre 2008

I mafiosi italiani bloccano i tentativi di ripulire mucchi di rifiuti tossici

Sul sito italiadallestero.info è stato tradotto un interessante articolo pubblicato sul Los Angeles Times.

Il giornalista premette come i residenti della zona di Napoli hanno un tasso di cancro e di altre malattie più alto. Gli attivisti che combattono sono stati minacciati e i testimoni uccisi.

Poi racconta che quando ti scontri con l’immondizia qui nella regione Campania, ti scontri contro una mafia potente e brutale conosciuta come Camorra. La Camorra, basata a Napoli, controlla l’importo, il trasporto e l’eliminazione di milioni di tonnellate di immondizia, un giro di affari estremamente lucroso nel quale il gruppo segue le sue regole, ignora le leggi sui rifiuti tossici e contamina quella che una volta era fertile terra agricola, campagna, foreste e fiumi.
A parte la sgradevolezza di tutto questo, prove suggeriscono ora che la spazzatura sta avvelenando la catena alimentare e potrebbe causare cancro, difetti al feto e altri problemi di salute.

Per la maggior parte dell’anno scorso, la Campania è stata soffocata sotto torreggianti montagne di spazzatura suppurante e non raccolta. Le discariche, legali e illegali, erano piene fino a debordare. Fino a quando squadre di pulizia si sono finalmente mosse in luglio, mari di spazzatura bloccavano strade e portoni, e inghiottivano marciapiedi e parchi. La Camorra periodicamente pagava ragazzini zingari per dare fuoco a porzioni dei rifiuti, creando scene dantesche di una terra a fuoco, villaggi e paesi pieni di fuoco tossico.
Il racket funziona così. Centinaia di fabbriche, complessi industriali e aziende di ogni tipo nel ricco nord Italia e in altre parti d’Europa contattano il mediatore per avere i loro rifiuti rimossi. Per ridurre i costi, questi mediatori si rivolgono a circa 20 ditte di smaltimento in Campania, quasi tutte, dicono i Pubblici Ministeri, controllate dalla Camorra.
La Camorra ha entusiasticamente reso il povero sud Italia la discarica del mondo, o almeno parte del mondo. Camion trasportano i rifiuti al sud di giorno e di notte, per tutto l’anno, e lo depositano principalmente in discariche illegali e senza regole.
I camorristi hanno gradualmente cacciato via gli agricoltori e hanno ottenuto il controllo di sempre più terra, dove scaricano la roba. Ma la Campania si sta riempiendo.
Enormi containers, che arrivano dalla Cina pieni di giocattoli scadenti e abbigliamento firmato falso, scaricano e poi si riempiono di spazzatura, dicono i Pubblici Ministeri. In un intervento della polizia di due anni fa, gli agenti della dogana hanno confiscato 9 mila tonnellate di rifiuti che erano stati messi di contrabbando su navi da carico, la metà destinate alla Cina.
Gli ambientalisti sono particolarmente preoccupati degli effetti sulla produzione del cibo e sulla salute.
Sostanze tossiche sono filtrate dai rifiuti nelle falde acquifere, inquinando i ruscelli da cui le mucche e le pecore bevono e l’erba di cui si nutrono. Ancora più veleno viene vomitato nell’aria quando si brucia spazzatura.
La Campania ospita i greggi di bufale il cui latte è utilizzato per produrre la miglior mozzarella. Livelli inaccettabili di diossina, agente cancerogeno, sono stati trovati quest’anno in qualche mozzarella, minacciando l’esportazione di uno dei migliori prodotti italiani, un giro d’affari da 350 milioni di euro.
Il disgusto pubblico è finalmente diventando tanto grande quanto la spazzatura e i cittadini hanno deciso di sconfiggere la Camorra e di tentare di reclamare la terra e di ristabilire una normale vita familiare.
Hanno installato recinti per reclamare la proprietà della campagna e bloccare i rilevamenti della Camorra. Gli agricoltori hanno organizzato mercati per vendere i loro prodotti e migliaia di residenti hanno considerato importante frequentarli. Le scuole hanno organizzato recite anti-mafia in classe.
“Vedere questo tipo di vita e di unità ha dato fastidio alla Camorra,” ha ricordato con soddisfazione Del Giudice, 40 anni, un ambientalista facilmente eccitabile con occhiali e una zazzera di capelli che si stanno ingrigendo.
Nonostante l'impegno di Del Giudice e di altri come lui si credeva di migliorare le cose ma la Camorra hanno iniziato ad eliminare sistematicamente diverse persone che stavano cooperando con i magistrati in indagini contro la Camorra.
L’intimidazione degli agricoltori e degli altri che stavano lavorando con Del Giudice è stata più subdola. Gli agricoltori arrivavano nei loro campi e trovavano alberi abbattuti nel corso della notte, o macchinari distrutti. Uomini armati sparavano contro fienili e serre.
Diversi agricoltori e residenti apparsi nel documentario con Del Giudice sono scappati dalla regione, abbandonando le loro proprietà; altri hanno visto i loro affari ridursi a zero.
La Camorra ha sofferto una grande sconfitta a causa della Corte di appello di Napoli che ha confermato sentenze a vita per quattro dei maggiori boss di uno dei gruppi più potenti della Camorra, concludendo una indagine di dieci anni chiamata Operazione Spartacus.
Ma pochi qui pensano che farà molto per rallentare le attività della Camorra. Ci sono già altri mafiosi pronti a prendere il posto di quelli che vanno in prigione.
“La Camorra mi ride dietro adesso,” ha detto Del Giudice. “Hanno vinto.”

lunedì 1 settembre 2008

dell'araba fenice.........

articolo di Andrea Boitani e Carlo Scarpa pubblicato su Lavoce.info

I contorni del nuovo piano Alitalia non sono ancora del tutto chiari, ma i profili di fondo suscitano più di un interrogativo. I partecipanti alla cordata chiedono al governo una sorta di deroga antitrust per riprendere il controllo del mercato italiano. Ma dov'è il rilevante interesse generale dell'economia nazionale che dovrebbe giustificarla? Molto più evidente è l'interesse privato dei nuovi acquirenti. E cosa sarà dei debiti della compagnia accollati alla bad company? Si prospetta l'ennesima socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti.