lunedì 8 dicembre 2008

Taranto e l'Ilva

Dall'atmosfera ai campi, diossine e pcb galleggiano nell'area cittadina in abbondanza, ma ufficialmente “non è provato” da dove vengano. Per farsi un'idea bastano però i dati ufficiali dell'Eper, il registro europeo delle emissioni inquinanti.

Gli ultimi a disposizione dicono che nel 2005 in città è stata prodotta una mole incredibile di Pcdd (policlorodibenzo-p-diossine) e Pcdf (policlorodibenzo-p-furani), famiglia di diossine cancerogene, e che la fonte è l'impianto Ilva, il mega siderurgico già troppo noto alle cronache, che ha sputato 93 grammi di queste sostanze contro una produzione nazionale di 103 grammi.
In pratica il 90% di quanto emesso in tutto il nostro paese.

Mentre dal 2002, (quando la diossina sprigionata da tutti gli impianti industriali d'Italia era 222,5 grammi), le emissioni nazionali si sono dimezzate, il gigantesco stabilimento pugliese le ha aumentate da 70 a 93 grammi, gran parte fuoriusciti dal camino E 312, il camino dell'impianto di agglomerazione.
Un grande scandalo italiano, ma il ministro dell'Ambiente on. Prestigiacomo cosa dice?

articoli
http://blog.libero.it/lavoroesalute/5742647.html

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono state portate al macello comunale di Conversano (Bari) le circa 1.600 pecore allevate in otto masserie tra Taranto e Statte e risultate contaminate dalla diossina, prodotta da stabilimenti dell'area industriale. Le pecore saranno abbattute nelle prossime ore, probabilmente giovedì, su disposizione della Regione Puglia.
Secondo le analisi eseguite dall'Azienda sanitaria locale, gli animali avrebbero assunto veleno e le loro carni risulterebbero contaminate.
L'Ilva di Taranto martedì in un comunicato ha sottolineato che «allo stato non vi è nessun elemento che possa mettere in correlazione la contaminazione degli animali con la diossina prodotta in maniera univoca dallo stabilimento siderurgico di Taranto».