Ieri Rutelli ha perso inaspettatamente le elezioni a Sindaco di Roma a favore di Alemanno. Riporto una sintesi dell'articolo, che condivido, di Massimo Giannini pubblicato su Repubblica:
"La sconfitta di Rutelli non è una disfatta orfana, ma stavolta ha almeno due padri. C'è un padre, sul piano della proiezione politica romana. Si chiama Francesco Rutelli. Nonostante l'ottimo passato da sindaco negli ormai lontanissimi anni '90, stavolta Rutelli è stato un handicap, non una risorsa. Il candidato alla provincia del Pd Zingaretti, nelle stesse circoscrizioni in cui si votava anche per le comunali, ha ottenuto 731 mila voti contro i 676 mila ottenuti da Rutelli. Vuol dire che quasi 60 mila elettori di centrosinistra, con un ragionato ancorché masochistico calcolo politico, hanno votato "secondo natura" alla provincia, mentre hanno fatto il contrario per il Campidoglio. Piuttosto che votare l'ex vicepremier del governo Prodi, hanno annullato o lasciato bianca la scheda. In molti casi hanno addirittura votato Alemanno. Dunque, a far montare la "marea nera" della Capitale che ha portato alla vittoria il candidato sindaco del Pdl ha contribuito un'evidente "pregiudiziale Rutelli" a sinistra. Soprattutto nelle aree più radicali che magari non ne hanno mai apprezzato "l'equivicinanza" tra le disposizioni della Curia vaticana e le posizioni della cultura laica.
Di questa disfatta, quindi, c'è un padre anche sul piano della dimensione politica nazionale. Quel padre si chiama Walter Veltroni. Il leader del Pd ha pagato un errore soggettivo: non ha capito che la sfida su Roma avrebbe richiesto un altro "metodo di selezione", più consono all'idea del Partito democratico costruito "dal basso", che gli elettori avevano iniziato a conoscere e ad apprezzare con le primarie. La candidatura di Rutelli, al contrario, è il frutto dell'ennesima alchimia di laboratorio (o di loft). Una collocazione di "prestigioso ripiego", per un dirigente che è già stato sindaco due volte, che ha corso e perso un'elezione politica nel 2001, che è stato vicepremier nel 2006 e che ora, nel nuovo organigramma del Pd sconfitto il 13 aprile, rischiava di ritrovarsi senza un "posto di lavoro". L'opinione pubblica, di sinistra ma anche di centro e di destra, ne ha tratto la sgradevolissima impressione di una nomenklatura che usa le istituzioni come "sliding doors". Porte girevoli, dalle quali si entra e si esce secondo opportunità pratica personale, e non secondo utilità politica generale."
Condivido completamente l'articolo e evidenzio come l'elezioni non le abbia vinto Alemanno ma le abbia perse Rutelli e il PD.
1 commento:
Anch'io condivido, almeno in parte. Il punto è questo: la sinistra è da sempre convinta, con una spocchia fuori dal comune, di poter trattare gli elettori come "capre". Prima gli diamo Rutelli, poi Veltroni e poi ancora Rutelli. Basta agitare lo spettro dell'ideologia. "Allarme nazionale", "ritorno dei fascisti" ecc.ecc. Prima con una scelta mirata, riescono a far cacciare la sinistra estrema dal parlamento, poi, ne chiedono i voti al ballottaggio agitando il pericolo democratico. Troppo comodo! Basta con questa finta superiorità culturale!! A Roma, come nel resto del paese, serve qualcuno che tenga pulite le strade, che cancelli le baraccopoli e permetta di camminare tranquilli per strada. Temi concreti per il governo della città, nient'altro.
Posta un commento