lunedì 16 giugno 2008

Che cosa c'è alla base delle crisi finanziarie?

da un articolo di Daniel Cohen su www.lavoce.info
Una cosa molto semplice, che può essere riassunta in poche parole: si tende a scommettere più facilmente con il denaro degli altri che con il proprio.
Questa semplice regola - i profitti sono miei (almeno in parte), mentre le perdite sono di altri - ci permette di capire il “meraviglioso mondo della finanza”.
Il crollo del sistema dei subprime si dipana in diverse fasi, ognuna delle quali rivela la visione panglossiana degli intermediari finanziari.
1. A monte della crisi, un fatto è diventato presto chiaro: la qualità di ipoteche così estese si è profondamente deteriorata perché è stata sistematicamente sovrastimata dagli intermediari responsabili della concessione dei mutui ipotecari. Con l'avvento della cartolarizzazione dei prestiti, l'agente che emette il prestito lo rivende immediatamente sui mercati finanziari. Gli incentivi sono completamente cambiati: ciò che conta è moltiplicare i numeri, non valutare la qualità del cliente.
2. La leggerezza delle banche stesse. Per approfittare al massimo delle nuove opportunità nei prestiti ipotecari, le banche hanno creato nuovi strumenti fuori-bilancio, i “veicoli strutturati di investimento”, i famigerati Siv. Immettendo le nuove attività in questi strumenti ad hoc, le banche si sono liberate delle regole prudenziali e hanno potuto sfruttare la leva finanziaria per finanziare operazioni a credito assai redditizie, senza dover ricorrere al proprio capitale.
3. La bolla immobiliare. Il denaro facile degli anni Duemila ha provocato un'esplosione dei prezzi delle attività, e in particolare di quelli immobiliari, che ha permesso alle famiglie americane di vivere a credito.
4. Le famiglie più fortemente indebitate hanno un incentivo a scommettere sul protrarsi della crescita, ignorando il rischio di un rovesciamento del mercato. Negli Stati Uniti, la caduta nel prezzo delle case ora ha raggiunto un tasso annuale medio del 10 per cento. Si è avviato un circolo vizioso: la riduzione dei prezzi obbliga le famiglie a dichiarare bancarotta, il che porta le banche a mettere all'asta le case non pagate, con un'ulteriore riduzione dei prezzi. È iniziato il “deleveraging” a tutti i livelli: per le banche, per le istituzioni finanziarie, come i fondi speculativi e le società di private equity, che hanno utilizzato la leva finanziaria fino all'estremo, per le famiglie stesse.

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