mercoledì 4 giugno 2008

Trattato di Lisbona

sintesi da un articolo di Marcello Pamio
Pochi ne avranno sentito parlare, ma è già stato votato dai governanti europei, tra cui anche l’Italia. Il 30 maggio scorso, “il Consiglio dei Ministri – dice Franco Frattini – ha approvato all’unanimità il disegno di legge di ratifica del Trattato di Lisbona, che i presidenti delle Camere inseriranno come priorità nell'ordine del giorno dei lavori parlamentari”.

Ma cos’è questo Trattato e perché c’interessa? Questo Trattato modifica e sostituisce il Trattato dell’Unione europea (1992), noto come Maastricht, e il Trattato istitutivo della comunità europea (1957). Il Trattato dovrebbe entrare in vigore all’inizio del 2009, e il prossimo 12 giugno sarà una data molto importante per tutti, visto che in Irlanda si effettuerà il referendum. Unico paese in Europa ad aver istituto un voto popolare sull’argomento. Il Movimento internazionale Diritti Civili Solidarietà denuncia da mesi il pericolo di questo Trattato, chiedendo a gran voce che non venga ratificato, perché se ciò avverrà:
- aumenteranno i poteri straordinari della Commissione dell’Unione Europea in quasi tutti gli aspetti della vita dei cittadini (politica economica e difesa), privando il nostro Paese della propria sovranità e vanificando in questo senso la Costituzione italiana, a partire dall’Articolo 1 che recita “la sovranità appartiene al popolo”.
- la politica di difesa del Trattato prevede, oltre alle missioni di pace, anche missioni offensive, che violano l’Art. 11 della Costituzione. Attraverso il potenziamento delle forze militari messe a disposizione dell'Unione Europea, è in atto un tentativo di fare dell'Europa un braccio della NATO. Con la creazione di un gruppo ristretto di paesi a cui verrebbero demandate le iniziative militari, sarebbe più facile aggirare l'opposizione di chi vorrebbe evitare lo scontro strategico portato avanti da Londra e Washington nei confronti di Russia e Cina.
- in politica economica si parla di una vera e propria “dittatura dell’Unione e della Banca Centrale Europea”. Grazie al Trattato di Lisbona, infatti, i burocrati dell’Unione Europea avranno pieno titolo a bocciare qualunque misura decisa dal nostro governo, e dagli altri governi europei, per difendere la propria economia, l’occupazione, i redditi, l’industria e l’agricoltura, ed intervenire sui prezzi.
Sembra follia ma purtroppo non lo è.
L'ex ministro e insigne giurista Giuseppe Guarino, ordinario di diritto amministrativo all'Università di Roma, ha diffidato dal ratificare il trattato così com'è, perché esso codificherebbe un sistema di "governo di un organo" o "organocrazia".
Il trattato viola almeno due articoli della Costituzione italiana, l'Art. 1 e 11. Riguardo a quest'ultimo, le condizioni di parità sono violate dal fatto che paesi come la Gran Bretagna e la Danimarca , membri del trattato, sono esonerati dalla partecipazione all'Euro. Così essi possono, ad esempio, fissare il tasso d'interesse in modo vantaggioso per loro ma svantaggioso per gli altri firmatari del trattato.
Il Trattato di Lisbona in quest’ottica è l’ennesimo passo in avanti verso la creazione del cosiddetto Nuovo Ordine Internazionale, cioè “maggiori poteri di controllo di pochi su molti”. La sua ratifica permetterà ai banchieri di Bruxelles di potenziare il loro potere su noi sudditi europei e di conseguenza limitare di molto le nostre libertà individuali. La sovranità dei popoli sta per essere consegnata totalmente nelle mani di qualche oscuro e potente banchiere...

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'Irlanda potrebbe tirare un bruttissimo scherzo all'Unione europea: giovedì va alle urne per un referendum popolare sul Trattato di Lisbona e gli ultimi sondaggi non escludono una clamorosa vittoria del no, con una conseguente scioccante battuta d'arresto per tutta la progettata riforma delle istituzioni Ue.
Unico tra i ventisette paesi dell'Unione a dover ricorrere al referendum popolare per la ratifica dell'accordo europeo, la cattolicissima Irlanda - diventata 'tigre celtica' grazie all'impetuoso boom economico dell'ultimo decennio - risulta profondamente divisa sulla questione: un sondaggio di oggi indica che il 42% degli elettori è a favore del trattato e il 39% è contrario mentre il restante 19% non ha ancora deciso.
Due giorni fa un sondaggio ha seminato il panico a Bruxelles in quanto ha segnalato il fronte del no (arroccato dietro lo slogan «C'è gente che è morta per la tua libertà, non buttarla via») in vantaggio di cinque punti percentuali.