Bene ha fatto il Consiglio di Stato ad annunciare ieri, a Borsa chiusa, i suoi verdetti sulle sette cause del caso Europa7. Ma ha fatto malissimo a non pubblicare le sentenze (che dovrebbero essere note martedì), limitandosi a un comunicato scritto in ostrogoto, incomprensibile anche agli addetti ai lavori. Solo il giulivo Confalonieri finge di sapere tutto e canta vittoria, probabilmente per rassicurare gli azionisti in vista della riapertura dei mercati dopodomani, dopo il lungo week end festivo.
Ma, da alcuni passaggi del comunicato, parrebbe avere ottimi motivi per preoccuparsi. Poi, certo, a metterlo di buonumore è la notizia che, a quanto pare, ad assegnare le frequenze a Europa7 dovrebbe essere proprio il padrone di Rete4 che le occupa senza concessione: Berlusconi.
Infatti il Consiglio di Stato sancisce “il dovere del Ministero di rideterminarsi motivatamente sull’istanza di Europa7 intesa alla attribuzione delle frequenze… anche in applicazione della sentenza della Corte di giustizia (europea) del 31 gennaio 2008”.
Traduzione (provvisoria): il governo Berlusconi, tramite il sottosegretario ad personam, anzi ad aziendam, Paolo Romani, dovrà finalmente consentire a Europa7 di trasmettere in chiaro su tutto il territorio nazionale con le apposite frequenze. E che la sentenza non sia proprio favorevole a Mediaset, lo si desume anche dal fatto che, per evitare contraccolpi sul mercato azionario, è stata annunciata di sabato.
Le cause intentate allo Stato dall’editore Francesco Di Stefano dinanzi al Tar e poi al Consiglio di Stato sono sette. Tre, più secondarie, riguardano la seconda tv del gruppo, 7 Plus; tre (più una “doppia” che sarebbe lungo spiegare) investono la rete principale Europa7.
1) La prima è sul ricorso contro l’abilitazione a trasmettere in “fase transitoria” senza concessione rilasciata a suo tempo a Rete4 dal decreto 28/7/1999 del governo D’Alema. Il Tar e ora il Consiglio di Stato ritengono il ricorso inammissibile, ma ormai la questione era superata dalla nuova abilitazione data da Gasparri nel 2004 e dalla sentenza europea che boccia tutte le leggi italiane basate sulla “fase transitoria” a partire dal ’94.
2) Europa7 chiedeva al governo di rispondere pro o contro le proprie istanze. Su questo, il Tar le dà ragione: o il governo revoca la concessione, o dà le frequenze. Mediaset fa ricorso. Ieri il Consiglio di Stato l’ha respinto, intimando al governo di “rideterminare le frequenze” chieste dalla tv mai nata e “applicare la sentenza” europea.
3) Europa7 chiede allo Stato le frequenze per Europa7 e i danni fin qui subiti per la mancata partenza dell’emittente (circa 3 miliardi). Il Consiglio di Stato chiede alla Corte europea se le norme italiane pro-Rete4 e anti-Europa7 siano compatibili con quelle comunitarie. La Corte risponde il 31 gennaio che no, la normativa italiana è incompatibile, dunque illegale, ergo va disapplicata: ubi maior, minor (cioè Berlusconi) cessat.
Ieri il Consiglio di Stato ha rinviato la decisione al 16 dicembre. Ma, in via provvisoria, ha respinto “in parte” le richieste di Europa 7. Che vuol dire? Che non le riconosce 3 miliardi di danni, ma un po’ meno? O che i danni saranno quantificati solo quando si saprà se il governo darà le frequenze? Pare di sì, visto che si “subordina” il risarcimento al “rideterminarsi” le frequenze applicando la sentenza europea.
Ma quali ordini vengano impartiti precisamente al governo ancora non si sa. L’unico dato certo è che il governo dovrà depositare “i documenti” di ciò che farà “entro il 15 ottobre”.
Ma che cosa esattamente debba fare, lo sapremo solo martedì. Per ora si sa che ora il conflitto d’interessi, da gigantesco, diventa mostruoso.
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