martedì 14 ottobre 2008

La Galbani



Avevo già dedicato un post a questa vicenda del formaggio avariato ma sul sito di Repubblica è stato pubblicato un articolo riguardante una delle aziende più famose in Italia: la Galbani.

Sono molto sensibile all'argomento visto che spesso compriamo i prodotti di questa nota azienda per i nostri bambini.

Adesso a scrivere una nuova pagina nello scandalo dei formaggi "scaduti, bonificati e reimmessi sulle tavole degli ignari consumatori" (dalle carte dell'inchiesta), ci pensano gli stessi dipendenti delle aziende. Accade a Perugia, dove alcuni lavoratori - venditori e addetti allo stoccaggio - hanno presentato un esposto in procura contro la Galbani, denunciando di essere "stati obbligati, per anni, dai capi del personale, a vendere merce con la data di scadenza contraffatta".

A disposizione dei magistrati ci sono documenti, fotografie e registrazioni audio piuttosto esplicite. Nella denuncia si fa riferimento a grossi quantitativi di prodotti piazzati sul mercato dopo provvidenziali lifting nel deposito perugino dell'azienda. Da lì - stando al dossier ora al vaglio degli investigatori - dal 2000 in poi sarebbero partite tonnellate di formaggi e salumi "tenuti in vita".

Il marchio Galbani è già coinvolto nell'inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Cremona e Piacenza. Compare tra i principali fornitori della Tradel, una delle aziende "riciclone" che tra Lombardia e Emilia Romagna acquistavano formaggio scaduto o avariato e lo "bonificavano" mischiandolo a prodotto fresco.

Precise responsabilità, in quel caso, sono emerse a carico di alcuni impiegati degli stabilimenti Galbani di Certosa di Giussago e Corteolona (Pavia). Decine di tonnellate di merce qualificata come "residui di produzione lattiero casearia per trasformazione a uso alimentare" erano in realtà costituite da croste di gorgonzola ad uso zootecnico e cagliate scadute. Egidio Galbani Spa produce i formaggi Bel Paese, Certosa, Santa Lucia e Galbanino.

I lavoratori riferiscono - prove alla mano - al direttore del personale. È il 14 novembre del 2005. L'incontro avviene in un hotel di Perugia. "C'è da vergognarsi", "i capi sanno tutto", "se vengono fuori queste cose, l'azienda chiude domani". Di fronte all'outing degli addetti, il dirigente promette interventi immediati, ma allo stesso tempo li dissuade dall'intraprendere eventuali azioni di denuncia.

Finisce tutto nel dossier presentato in Procura. Viene in mente il rassicurante motto dell'azienda ("Galbani vuol dire fiducia").


Vergogna


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il vero problema, a parte il fatto che comporterebbe il licenziamento dei lavoratori, è che lo deovevano denunciare molto prima sto scandalo....
e non danno mai tanta risonanza sui media a queste notizie.....
non fa notizia.....
ci stanno bellamente prendendo in giro, per usare un eufemismo, da anni......

Anonimo ha detto...

Primi contraccolpi della denuncia dei lavoratori della Galbani di Perugia sulla manipolazione delle date di scadenza di formaggi e altri prodotti a marchio Galbani, rilanciata stamattina da Repubblica in prima pagina. La Coop centro Italia ha deciso di ritirare dalla vendita “a titolo precauzionale e in attesa di verifiche e controlli chiesti alla ditta produttrice” i prodotti della Galbani nei suoi punti vendita.
In un comunicato Coop Centro Italia ha informato, comunque, che “nessuno dei suoi negozi viene rifornito con prodotti provenienti dal deposito di Perugina”. “Per ora - è detto ancora nella nota - non ci sono elementi per sostenere che tale pratica sia diffusa presso altri depositi”.
Nonostante ciò “al fine di tutelare i consumatori” è stato deciso il ritiro dei prodotti Galbani.

Anonimo ha detto...

Nessuna irregolarità è stata riscontrata dai tecnici dei Nas dei carabinieri e dalla Asl nei prodotti Galbani in un controllo effettuato martedì in un magazzino di Ponte San Giovanni (Perugia) dell'azienda alimentare che sarebbe al centro di una presunta contraffazione sistematica delle date di scadenza dei prodotti lattiero-caseari e dei salumi. Lo hanno riferito oggi i Nas di Perugia.