venerdì 30 maggio 2008

è una situazione vergognosa

Lo sospettavamo tutti ma che lo andasse a dichiarare il capo della Polizia davanti al Parlamento questo non me lo aspettavo proprio.
«Viviamo una situazione di indulto quotidiano - dice alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato - di cui tutti parlano. Ma su cui non si è fatto nulla negli ultimi anni». La pena, aggiunge Manganelli, «oggi è quando di più incerto esiste in Italia»; un qualcosa che rende «assolutamente inutile» la risposta dello Stato e «vanifica» gli sforzi di polizia e magistratura. «Non gioco a fare il giurista - prosegue il capo della Polizia - voglio entrare nelle prerogative del Parlamento, ma quella che abbiamo oggi è una situazione vergognosa».

Che cos'è Il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco

Un sistema è una serie di procedure o metodi per compiere determinate azioni che portano ad un preciso risultato. In questo caso il risultato voluto è la guarigione.
Occorre però stabilire che cos'è la guarigione. La definizione che noi conosciamo è quella fornita dalla medicina ufficiale e cioè scomparsa dei sintomi . Una persona ha il mal di schiena, il medico gli dà una pomata da spalmare sulla parte dolorante e il dolore se ne va. Salvo per poi tornare la prossima volta, in una condizione di cronicità, alleviata temporaneamente somministrando altri farmaci sotto forma di pomate, pillole, supposte, iniezioni, ecc.
Quella non è una guarigione, per i veri ricercatori della salute, ma la soppressione dei sintomi di una causa che non è stata rimossa e che quindi prima o poi si manifesterà di nuovo con altri o identici sintomi negli stessi punti o, se non gli è permesso da sostanze chimiche introdotte, in un'altra parte del corpo. Ne puoi stare certo!
La definizione di guarigione che appartiene al contesto della Dieta Senza Muco è questa: Il processo naturale con il quale il corpo ripara se stesso.
Il traguardo della dieta è un corpo che ripara se stesso e lo raggiunge rimuovendo gradualmente tutti gli impedimenti, i depositi di materiali fermentati, le tossine, i veleni, le sostanze chimiche estranee, il muco e tutto quanto non appartiene alla composizione naturale del corpo. I germi, batteri o virus, comunque si voglia chiamarli, non attecchiscono in un terreno fisiologico pulito, semplicemente transitano.
Cosa significa Senza Muco? Significa una dieta che utilizza cibi che non creano muco. Il muco qui ha un valore più esteso di quello comunemente noto come secrezione fluida nasale o secrezione protettiva della membrana intestinale. Con quel termine si accomunano tutte quelle sostanze vischiose come colesterolo, catarro, flemma, ecc., molto irriverente per la precisa distinzione che la scienza ha per ognuno di questi termini, ma nella Dieta Senza Muco è irrilevante. Infatti il muco è un soggetto trattato in modo esteso da Ehret, in quanto si lega ai cibi inadatti incistandosi nel colon e da lì inserendosi in tutti gli organi del corpo.
Con il passare degli anni, la situazione peggiora e il nostro ventre diventa come il vaso di Pandora che conteneva tutti i vizi. Il nostro vaso contiene la causa di malattie che periodicamente, e poi tutte insieme ci colpiscono. Il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco, rimuove quell'indesiderabile fardello e molto di più. A quel punto il corpo inizia a guarire se stesso, come intendeva Ippocrate. La Dieta Senza Muco è anche una dieta per chi è sano e vuole restare tale. I principi che si apprendono se applicati ci permettono di avere una vita attiva ed energica, libera dagli avvelenamenti a cui tutti purtroppo in maggior o minor misura siamo oggi soggetti.

mercoledì 28 maggio 2008

Emma in confidustria

Da pochi giorni Emma Marcegaglia è subentrata a Luca di Montezemolo come presidente degli industriali italiani.
Il suo primo discorso ha subito fatto intendere come Emma continuerà l'opera del predecessore e del governo attuale: gridando falsità, intanto non abbiamo un informazione libera che contesti!
Cominciamo con il primo provvedimento promesso da Berlusconi in accordo con confindustria: la detassazione degli straordinari! Peccato che c'è un piccolo ma. Da una parte si strappano i capelli per le morti sul lavoro (ricordo che confindustria ha protestato per il decreto sicurezza sul lavoro riuscendolo ad annacquarlo) dall'altro contribuiscono al maggior lavoro giornaliero. Chi ha un minimo di conoscenza del lavoro e onestà intellettuale dovrebbe conoscere gli studi che da decenni si attuano sul rapporto fatica/lavoro, ossia sulla stanchezza del lavoratore.
E' risaputo che l’attenzione è vigile nelle prime quattro ore di lavoro, poi inizia a decrescere nelle successive due, mentre nelle ultime due finisce per crollare e in un Paese flagellato da anni dalla piaga dei morti sul lavoro, la “bella pensata” è quella d’aggiungere altre ore di lavoro all’orario: tu lavori di più io ti pago come prima a perderci sono lo Stato, il lavoratore e il disoccupato che non riuscirà a lavorare.
Chiediamoci se in una nazione civile sia giusto il modello: paghe basse, lunghi orari di lavoro, poche vacanze.

Secondo punto dell'Emma pensiero (secondo me si sono accordati governo-giornali-industria) è quello di attaccare i dipendenti pubblici. Attenzione non la Pubblica amministrazione (dirigenti, burocrazia ecc.) ma proprio i dipendenti. Emma non pensa che, così parlando, demotiva ancor più milioni di statali, ma Emma non ha una cultura dello Stato: d’altro canto, la classe imprenditoriale italiana non ce l’ha mai avuta.
Il problema è che Emma non solo è in malafede ma non si è nemmeno informata (intanto nessuno la contraddice)
In fondo lavoro alla Ragioneria Generale dello Stato e questo "grande" istituzione ha pubblicato dei dati sull'assenteismo da dove si evinceva che la differenza tra assenze "pubbliche e "private" erano meno di due giorni! – per un costo di circa 4 miliardi di euro, non 14 come aveva urlato il Lucherino. Va bene che gli zeri davanti non contino nulla, ma gli “ 1” qualcosa contano.

La terza perla, ovviamente condivisa da Berlusconi, è sull'energia nucleare. Perché? Dati alla mano chi consuma la maggior parte dell'energia sono le industrie e cosa c'è di meglio di costruire una bella centrale nucleare con i soldi della collettività e a favore di confindustria?
Ma Emma si è chiesto come smaltiremo i rifiuti radioattivi? Con le stesse aziende (Impregilo, ecc..) che hanno smaltito perfettamente i rifiuti in Campania?
Vabbè però ci guadagniamo?
Non proprio , secondo una stima di Carlo Bertani (www.disinformazione.it) la convenienza economica ci sarebbe basta essere a conoscenza che i rifiuti dovremmo tenerli da qualche parte per 20.000 anni !!

Brava Emma sei propria la presidentessa di questa classe industriale italiana!! E poi sono i dipenti statale la palla al piede della Nazione!!

martedì 27 maggio 2008

Vitaliano Brancati

Non è il fine quello che distingue i barbari dagli uomini civili, i santi dai delinquenti, ma i mezzi che si adoperano per raggiungere questo fine... Dimmi i mezzi che adoperi e ti dirò chi sei!".
Vitaliano Brancati
(da "Sogno di un valzer", 1938)

Il provvedimento sui mutui

Grande accordo di facciata tra Governo e l'associazione bancaria. Un accordo positivo solo per le banche mentre risulta molto oneroso per le famiglie.
L'abbassamento della rata mensile avverrà attraverso l’apertura di un conto finanziamento ad un tasso annuo del 5,22% cui confluirà la parte di rata non pagata del mutuo; gli importi accantonati e gli interessi maturati su questo conto dovranno poi essere restituiti alla scadenza del mutuo, con nuove rate.
Una mezza truffa: infatti non solo le banche non hanno rinunciato a nulla ma addirittura gli è stato permesso la capitalizzazione degli interessi, cioè non sarà rimodulato il piano di ammortamento (troppo a vantaggio dei mutuatari!!) ma pagheremo gli interessi su interessi (ricordo che l'anatocismo era incostituzionale!).
Il consiglio ai cittadini in difficoltà è di provare prima a rinegoziare il proprio mutuo, in particolare di far ridurre lo spread fino a un punto o meno o cercare la surroga, cioè la possibilità di ottenere il trasferimento del proprio mutuo presso un'altra banca.
L'on.Tremonti dalla finanza creativa è passato direttamente alla finanza ingannevole: complimenti ministro!

Repubblica, l'informazione e gli inceneritori

Un'altra testimonianza sulla grande informazione di Repubblica:

"Mi diverto.
E’ ormai chiaro che dentro i giornali italiani si combatte una battaglia durissima tra i direttori e un pugno di giornalisti che si rifiutano di tacere sempre e comunque.
Così abbiamo delle piccole soddisfazioni: alcune notizie bomba finalmente vengono pubblicate. Non le vedete in prima pagina, non hanno titoli a 9 colonne, non sono correlate da interviste e commenti. Però le notizie escono.Ad esempio vengono pubblicate sul numero 1052 del Venerdì di Repubblica (16 maggio) a pagina 90 (coincidenza o magia alchemica il fatto che la paura nella Smorfia napoletana corrisponde al numero novanta?).
Ecco l’articoletto, secco secco. Un grande pezzo di sintesi giornalistica, probabilmente contrattato parola per parola in riunioni infuocate dei caporedattori, oppure sfuggito per errore alla penna rossa dei censori… Questo articolo credo che alla fine sia uscito perchè protetto dalla Divina Provvidenza in persona, è comunque stato stampato, nero su bianco, e ci dice che 435 (QUATTROCENTO TRENTACINQUE) ricerche scientifiche internazionali provano un aumento di tumori e nascite malformi spaventoso in prossimità dei termovalorizzatori.
Senza commento. Senza due righe di scuse verso il povero Beppe Grillo accusato con ogni tipo di cattiveria dalle colonne dello stesso giornale per essersi permesso di dire esattamente la stessa cosa: gli inceneritori puoi anche chiamarli termovalorizzatori ma ti ammazzano comunque.Una nota stilistica che permette di capire appieno il meccanismo perverso utilizzato dai media per rendere di scarso interesse notizie di importanza capitale.
Il titolo può essere un modo per indurre le persone a leggere un articolo oppure a non leggerlo.Se questo articolo fosse stato: “Aveva ragione Grillo gli inceneritori uccidono!” avrebbe destato grande curiosità. Allora lo hanno intitolato in modo tale da tagliargli le gambe: “Emissioni: Una ricerca francese sottolinea il rapporto diossina-cancro
QUANDO LA SALUTE SE NE VA IN FUMO (TOSSICO).
Capisci l’astuzia: non ti dice che le ricerche sono 435, come viene specificato poi nell’articolo.
Non si pronuncia la parola proibita INCENERITORE. Si parla di EMISSIONI…
Termine vago come la melma.Questa tattica in effetti funziona. I lettori accorti dicono: “Però alla fine Repubblica le notizie le dà!” E continuano a comprarla. Mentre il 95 per cento dei lettori, un po’ meno attenti, non si accorge di quella notizia così imbarazzante.Prova ne è che sono passati 5 giorni dall’uscita del Venerdì e se cerchi sul web: “diossina istituto statale di sorveglianza sanitaria francese”, non trovi niente a proposito di questa colossale notizia!E non trovi niente neanche se digiti “diossina 435 ricerche PubMed”Comunque giudica tu: ecco il testo integrale:“Nelle popolazioni che vivono in prossimità di impianti di incenerimento dei rifiuti è stato riscontrato un aumento dei casi di cancro dal 6 al 20 per cento.Lo dice una ricerca, resa pubblica dall’istituto statale di sorveglianza sanitaria francese, l’ultima delle 435 ricerche consultabili presso la biblioteca scientifica internazionale PubMed che rilevano danni alla salute causati dai termovalorizzatori per le loro emissioni di diossina, prodotta dalla combustione della plastica insieme ad altri materiali. Questa molecola deve la sua micidiale azione ala capacità di concentrarsi negli organismi viventi e di penetrare nelle cellule. Qui va a “inceppare” uno dei principali meccanismi di controllo del Dna, scatenando le alterazioni dei geni che poi portano il cancro e le malformazioni neonatali.”(Il pezzo non è firmato ma sta all’interno di una specie di box dentro un articolo di Arnaldo D’Amico.)Spero ci si renda conto dell’importanza dell’ufficializzazione di una simile notizia: e ti invito quindi a farla girare e ripubblicarla sul tuo sito. Se riusciamo a far sapere a molti italiani come funziona questo giochetto dell’informazione ridimensionata (non censurata, non libera, omogenizzata) potremmo creare qualche altro problema ai signori dei giornali. Loro ormai lo sanno che chi legge i quotidiani poi va su internet…
FACCIAMOLI PIANGERE!"

Soluzione Alitalia

Il lupo perde il pelo ma non il vizio e in questo caso parlo di Tremonti e la sua finanza creativa.
Infatti, Giovanni Valentini per “la Repubblica” riporta alcune ipotesi di provvedimento pronti per risolvere il problema Alitalia al solito modo Italiano.
Più che una partita di giro, sembra il gioco delle tre carte. Prima, il governo Berlusconi aveva pensato di far comprare l´Alitalia dalle Ferrovie dello Stato che già non hanno soldi sufficienti per far funzionare bene i treni e infatti si sono subito chiamate fuori. Adesso si cerca di farla comprare alle Autostrade: o meglio di favorire l´ingresso di Atlantia (già Autostrade Spa), la holding controllata dal gruppo Benetton, nella fantomatica cordata che dovrebbe rilevare la nostra disastrata compagnia di bandiera. Sarebbe proprio questo il motivo per cui la maggioranza di centrodestra, contravvenendo agli accordi con l´opposizione, vuole introdurre un emendamento al decreto sull´attuazione degli obblighi comunitari approvato dal precedente governo Prodi: ciò permetterebbe alla convenzione con Atlantia, e soltanto a questa, di evitare l´esame del Cipe (Comitato interministeriale prezzi) e del Parlamento, in modo da assicurare alla società Autostrade condizioni di maggior favore. In pratica, un aumento dei pedaggi in cambio di una partecipazione in Alitalia.
Ormai non c'è più un etica politica................................

domenica 25 maggio 2008

numero verde su salute e rifiuti


È 1500 il numero verde che il Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali ha attivato per informare i cittadini su salute e rifiuti.

Sarà possibile chiamare dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18: il flusso di chiamate sarà gestito sulle 30 linee disponibili, che potranno ricevere fino ad un numero complessivo di 5.000 telefonate al giorno. Rispondono alle richieste operatori formati ed esperti del Ministero, con la collaborazione dell'Istituto superiore di sanità (Iss) e del Comando carabinieri per la tutela della Salute (Nas). Il telefono si rivolge a tutti i cittadini che vogliono avere notizie corrette sulla situazione sanitaria in Campania, sulla sicurezza alimentare e sui controlli sanitari attivati dal Governo.

sabato 24 maggio 2008

l'energia solare


Si parla di crisi energetica ma in Italia sarebbe possibile sfruttare molto l'energia solare. Nel nostro paese è stata lanciata una nuova iniziativa per incentivare la costruzione di impianti fotovoltaici.
Rispetto a precedenti esperienze, il contributo pubblico previsto non viene più assegnato a fondo perduto in relazione ai costi di installazione dell’impianto, ma viene riconosciuto come incentivo in base all’energia prodotta.
In pratica, i vostri pannelli solari vengono allacciati alla rete elettrica: l’energia che producete in più rispetto al vostro fabbisogno viene accumulata o trasferita in rete. Il Gestore dei servizi elettrici (Gse) fa il conteggio di quanta elettricità avete prodotto e ve la paga a una tariffa pari a circa tre volte quella che normalmente vi addebitano in bolletta.
Possono chiedere di accedere al Conto energia i proprietari di impianti fotovoltaici realizzati in base ai requisiti richiesti dal decreto ministeriale 19 febbraio 2007, purché non abbiano beneficiato dei vantaggi economici previsti dai precedenti decreti interministeriali del 28 luglio 2005 e 6 febbraio 2006. L’incentivo, che deve essere richiesto al gestore della locale rete elettrica (Enel, Aem, Acea…), viene concesso sia per i singoli impianti personali sia per quelli condominiali e per gli edifi ci pubblici.

Nonostante questa iniziativa la diffusione dell'energia fotovoltaica è ancora minima.

Il motivo principale è dovuto al fatto che il costo per istallare un impianto(impianto da 2 kWp, circa 16 metri quadri, sufficiente per una famiglia di 4 persone) è di 15.000 - 20.000 euro e si stima che ci vogliano almeno dieci anni per rientrare dell'investimento. Forse un po' troppo per invogliare le famiglie.

venerdì 23 maggio 2008

l'emendamento sava rete 4

Berlusconi che fa una legge per salvare un’altra volta Rete4: chi l’avrebbe mai detto.
Lo stupore e la costernazione serpeggiano in Parlamento e tra gli osservatori più accreditati, di pari passo con l’incredulità per il tentativo di mandare in prescrizione con un emendamento al pacchetto sicurezza il processo Mills, per ora sfumato grazie alla fiera resistenza di Bobo Maroni (il nuovo capo dell’opposizione).
Non può essere, dev’esserci un equivoco. Ma come: lo statista che vuole passare alla Storia, il De Gaulle reincarnato, il gigante della politica che due giorni fa risolveva nel breve spazio di una conferenza stampa le annose piaghe della monnezza e dell’insicurezza, il campione del dialogo delle riforme, il Cavaliere trasformato, anzi trasfigurato col quale avviare una nuova era, anzi una Terza Repubblica, il protagonista del “ritorno dello Stato” che dà una “scossa benefica” alla “politica intesa come iniziativa di governo” e al “ripristino dell’autorità politica di pari passo con il principio di legalità e di responsabilità” (Stefano Folli, Sole-24 ore), il decisionista che “rompe col passato” e incarna la “voglia di Stato” e “non ammette neppure l’apparenza di cedimenti” (Massimo Franco, Corriere della Sera), ecco: vi pare possibile che un pezzo d’uomo così si abbassi a firmare una leggina, anzi un codicillo per salvare i propri vili interessi di bottega, mettendo fra l’altro a repentaglio il proficuo dialogo con la fu opposizione? Impossibile.
Ci dev’essere una spiegazione alternativa. Del resto, ha ben poco da dire chi ha governato negli ultimi due anni infischiandosene delle due sentenze della Corte costituzionale che impongono a Mediaset di scendere da tre reti a due, e poi fregandosene della sentenza della Corte di giustizia europea che il 31 gennaio 2008 ha dichiarato illegittime le leggi italiane (Maccanico e Gasparri) che consentono a Rete4 di seguitare a trasmettere senza concessione, in un eterno regime transitorio fino all’avvento della mirabolante Era Digitale, cioè fino al 2012-2015, in barba ai diritti acquisiti da Europa7.
Il bello è che il governo del Ritorno dello Stato e della Legalità dice di voler approvare la nuova norma per evitare all’Italia una procedura europea d’infrazione. E poi fa di tutto per beccarsene due o tre di nuove. Infatti, se la Maccanico e la Gasparri violavano “solo” le norme europee in materia di concorrenza sul libero mercato, la nuova Salva-Rete4 calpesta anche la sentenza della Corte di Lussemburgo, già fatta propria dalla Commissione europea presieduta dal noto bolscevico democristiano Barroso. Dunque è praticamente lettera morta, visto che la Corte europea ha già messo nero su bianco che le leggi nazionali in contrasto con quelle comunitarie vanno disapplicate (per esempio, dal Consiglio di Stato che dovrà presto pronunciarsi sui diritti violati di Europa7).
Infatti “il diritto nazionale” va “rapidamente adeguato al diritto comunitario” e non viceversa.
Invece il governo del Ritorno alla Legalità fa esattamente il contrario: pretende di adeguare il diritto comunitario a quello italiano. Cioè alla nobile corrente di pensiero giurisprudenziale sorta anni fa nel cenacolo di Mediaset, grazie a giureconsulti del calibro di Fedele Confalonieri e Maurizio Gasparri.
Oltre alla sicura condanna a pagare multe salatissime (300 mila euro al giorno), per l’ennesimo sfregio ai diritti acquisiti dall’editore Francesco Di Stefano, il nuovo Salva-Rete4 ce ne garantisce almeno un’altra: quella, già minacciata dalla messa in mora del giugno 2006, perché la Gasparri chiude le porte del digitale terrestre a tutte le emittenti assenti dall’analogico. Che fa il governo? assicura a chi trasmette in analogico l’esclusiva sul digitale, tagliando fuori chi non è ancora entrato, e dunque non entrerà mai, nemmeno con l’avvento della nuova, avveniristica tecnologia: le aziende già operanti in analogico potranno convertire in digitale il doppio delle reti già accese. Cioè Rai e Mediaset passeranno da tre a sei per ciascuna. E gli altri? Ciccia. Questo dice il testo della norma che rischia di minare il dialogo tra maggioranza e opposizione. Ma non si parli, per favore, di legge ad personam. E non si dica che Berlusconi bada solo agli affari suoi. Questi sono termini fuori moda, legati a una stagione - quella dell’ antiberlusconismo - fortunatamente superata e consegnata al passato. Se proprio si vuole polemizzare, si dica pacatamente che il Cavaliere è un “diversamente altruista” e, per favore, si continui a dialogare.

Aulin


Un altro scandalo sulla sanità scoperto dalla procura di Torino, ne scrive Mario Pappagallo in un suo articolo per il “Corriere della Sera”.

L'oggetto delle scandalo è il principio attivo del noto medicinale Aulin, anti-infiammatorio (Fans), che può anche avere gravi effetti collaterali sul fegato. Mai approvato negli Stati Uniti e in Giappone. Ritirato nel 2002 in Spagna e Finlandia. E nel maggio 2007 in Irlanda dopo che sei pazienti subirono un trapianto di fegato per sopravvivere alle lesioni causate dall'abuso del farmaco.

L'Italia sulla pericolosità del farmaco nicchia, e a chi ne chiede il ritiro viene risposto che i benefici sono superiori ai rischi. Basta rispettare l'obbligo di prescrizione da parte del medico. Di verifiche e studi per appurarne la reale pericolosità non se ne parla. Solo monitoraggio. Perché? La risposta in un filmato di due minuti. Un mediatore passa una mazzetta a Pasqualino Rossi, numero due dell' Agenzia italiana del farmaco, per «lasciare tranquillo» l'Aulin!! [leggi l'articolo completo]

Schifani-travaglio

ritenendo importante il ruolo dell'informazione in un paese civile riporto alla vostra attezione un bell'articolo di Marco Imperato (Magistrato Distrettuale Requirente presso la Procura Generale della Corte di Appello di Bologna) pubblicato sul blog Uguale per tutti:
La bufera mediatico-istituzionale che è seguita alle dichiarazioni di Travaglio a “Che tempo che fa” circa il neo presidente del Senato fa riflettere....
E’ stato violato il diritto al contraddittorio?
Quindi questo principio giuridico (che vediamo in realtà più nei film americani che nelle nostre aule di giustizia ...) è un principio inviolabile anche del giornalismo?
Che ingenuo che sono: credevo che invece fosse necessario e sufficiente che le affermazioni fatte dal giornalista fossero riscontrate e documentate con il massimo scrupolo... (altrimenti addio Watergate ... tanto per fare un esempio). [leggi articolo completo]

giovedì 22 maggio 2008

Attenzione ai nostri bimbi

Mentre si discute di politica in alcune regioni italiane stanno iniziando a partire dei progetti alquanto interessanti. L’argomento è di fondamentale importanza e riguarda i bambini! Nelle scuole (nidi, elementari, ecc.) del Veneto, ma riguarda tutte le regioni d’Italia, sono partiti i cosiddetti “Quit”, i “Questionari italiani del temperamento”. Questi test - veri e proprio screening mentali eseguiti inconsapevolmente dagli educatori e in parallelo dai genitori - sono stati concepiti per indagare il comportamento e il temperamento dei bambini.
Marcello Pamio lancia l'allarme sul progetto della regione veneta e lamenta che questa politica di analisi di massa ha come obiettivo ultimo quello di imbottire i bimbi di farmaci, come succede attualmente in america. Per un informazione più completa leggi l'articolo.

La detassazione degli straordinari

Da www.lavoce.info vi invito a leggere un articolo di Tito Boeri e Pietro Garibaldi

Si profila all'orizzonte un grande accordo sulla detassazione dello straordinario e delle componenti variabili del salario. Sarebbero d'accordo tutti: dalla maggioranza all'opposizione, da Confindustria al sindacato. Nelle migliori intenzioni dovrebbe servire a rafforzare il decentramento della contrattazione salariale e un più forte legame dei salari con la produttività. Ma vi sono grandi rischi di elusione fiscale. Non a caso il Governo sta predisponendo tanti paletti, complicando ulteriormente il sistema fiscale. E per decentrare la contrattazione non c'è alcun bisogno di sgravi fiscali. Meglio sarebbe tagliare le tasse sul lavoro per tutti e riformare davvero la contrattazione..................................[leggi tutto l'articolo]

Il nuovo parlamento

Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera
Piero Longo, almeno lui ha parlato chiaro. «Con questo sistema elettorale non siamo eletti, ma nominati», ha dichiarato durante una udienza del processo Mills l'avvocato del premier Silvio Berlusconi, apprestandosi a diventare senatore. Non che l'andazzo fosse molto diverso con la vecchia legge elettorale: in quel caso c'erano i cosiddetti collegi sicuri, e anche allora in Parlamento entrava (nella stragrande maggioranza dei casi) chi decideva la segreteria di partito. Però la forma, almeno quella, era salva. Adesso nemmeno quella.........................

Emergenza sicurezza, la sua (Berlusconi)

Ora basta, con la cultura del sospetto si sta davvero esagerando. Ma credete davvero che un giurista, un uomo di legge del calibro dell’on. avv. Niccolò Ghedini inserirebbe mai nel pacchetto sicurezza un codicillo di 13 righe che favorisce il suo cliente più illustre, Silvio Berlusconi? Ma andiamo, via. E’ vero che l’idea di affidare il pacchetto proprio a lui, lasciando inoperosi tutti i giureconsulti che impreziosiscono il governo - da Alfano a Calderoli, da Maroni alla Carfagna, senza dimenticare la Brambilla, esponente della scuola giurisprudenziale autoreggente - potrebbe ingenerare qualche malignità.
Qualcuno potrebbe persino malignare sul fatto che l’unica emergenza sicurezza che sta a cuore a Ghedini è quella del Cainano, imputato per corruzione giudiziaria del testimone Mills e per falso in bilancio, appropriazione indebita e frode fiscale nel processo Mediaset.
Ma, conoscendo quel pezzo d’uomo dell’On. Avv., siamo pronti a giurare che il codicillo che allunga i processi di un paio di mesi (nel testo iniziale erano addirittura 2 anni) per dar modo all’imputato di decidere con comodo se patteggiare anche a fine dibattimento e rinviare la sentenza del processo Mills a dopo le ferie, quando il reato sarà caduto in prescrizione, è stato studiato soltanto al nobile scopo di abbreviarli, i processi.
E poi - come lui stesso ha osservato, giustamente ferito da tutti quei sospetti seminati da decine di esponenti dell’opposizione irresponsabile e malfidata (cioè da Di Pietro) - vi pare possibile che un presidente del Consiglio possa patteggiare? Che figura farebbe agli occhi della comunità internazionale, da sempre abbagliata dalla sua cristallina moralità, dalla sua purissima innocenza, dalla sua immacolata reputazione? Sarebbe un colpo mortale alla sua immagine. A parte il fatto che il processo si bloccherebbe anche se chiedesse di patteggiare Mills, qualcuno potrebbe obiettare che non sarebbe la prima volta che il Cainano chiede di patteggiare: il 27 giugno 1999, preceduto da una visita dialogante del fido Marcello Pera al procuratore D’Ambrosio, il Caimano travestito da agnellino salì le scale del palazzo di giustizia di Milano per una presentazione spontanea, accolto dai pm Ielo e Greco. Consegnò un memoriale di sei pagine, con una prima, timida ammissione: nelle sue società c’erano state “carenze organizzative e apparenti difetti di trasparenza”. Una rivoluzione copernicana per chi, fino al giorno prima, gridava al complotto, dipingeva il suo gruppo come un tempio di legalità e irrideva a ogni accusa dei pm (“Fondi neri? Gli unici che conosco sono quelli delle tazzine da caffè”).
Fuori verbale, lasciò addirittura capire di essere disposto a patteggiare, per il mare di fondi neri (1500 miliardi di lire su 64 società off-shore nei paradisi fiscali) contestati nei processi All Iberian 1 e 2. Restava solo da stabilire il quantum. I suoi legali proposero meno di 3 mesi di reclusione, convertibile in una comoda pena pecuniaria di poche decine di milioni. Troppo poco, per la Procura: sia alla luce della gravità delle accuse, sia per l’impossibilità tecnica di accontentare l’illustre imputato. Per quei falsi in bilancio, quand’erano ancora reato, si partiva da una pena base minima di 1 anno, che con le attenuanti generiche scendeva a 8 mesi; con l’ulteriore attenuante del risarcimento del danno, passava a poco meno di 6 mesi e, con lo sconto del patteggiamento, a 4. Ma, per trasformare il carcere (virtuale) in multa, bisognava scendere sotto i 3. Pene comunque irrisorie, che nessun giudice avrebbe mai avallato. Così la trattativa si arenò dopo qualche mese.
E subito, come per incanto, l’agnellino tornò Caimano, riprese la guerra ai giudici e, rientrato a Palazzo Chigi nel 2001, sistemò la faccenda depenalizzando il falso in bilancio. Con una legge scritta anche da Ghedini. Ecco, oggi qualcuno potrebbe obiettargli tutto ciò, se qualcuno ricordasse qualcosa.
Ma per fortuna nessuno ricorda più nulla, e l’amnesia è il miglior viatico per il dialogo. Che, sia chiaro, deve proseguire. O vogliamo rischiare che entro l’estate, con tutti i problemi che già ha ereditato dalla sinistra - dai rom ai clandestini, dal buco nell’ozono alla monnezza, dall’Alitalia alla Costituzione, dal Codice penale all’Europa - quel pover’uomo venga pure condannato per corruzione di un testimone? Basta dunque con questi attacchi strumentali del Pd all’avvocato Ghedini e al suo illustre cliente per l’ennesima legge ad personam. Qualcuno obiettera: ma nessuno, nel Pd, ha attaccato Ghedini e il suo illustre cliente per l’ennesima legge ad personam. Appunto, ma non si sa mai. Meglio prevenire.

La giustizia in Italia

Uno dei primi passi del nuovo Governo riguardano delle iniziative su microcriminalità, lavavetri, posteggiatori etc.
Reputo interessante un vecchio articolo di Bruno Tinti (Procuratore Aggiunto della Repubblica di Torino), pubblicato il 22 settembre scorso sul blog "uguale per tutti", che ci invita ad alcune considerazioni più che mai attuali.
"Al di là dell’insipienza tecnica di queste iniziative(ma possibile che nessuno gliele spieghi ai nostri politici queste cose che sa anche l’ultimo dei giudici e l’ultimo degli avvocati?), la cosa che mi intriga è la seguente: com’è che l’allarme criminalità e le conseguenti affannate attivazioni della politica sorgono solo per questo tipo di reati?
Perché, quando si parla di corruzioni diffuse, di bancarotte miliardarie, di insider trading e aggiotaggi, di abusi di ufficio e in genere di tutto il panorama delinquenziale delle classi dirigenti, nessun ministro si scandalizza per la sostanziale inefficacia della repressione penale e non propone analoghe norme di recupero di efficienza ed effettività della pena?
E perché il Governo così sollecito su lavavetri e posteggiatori, composto da quella stessa gente che ha ululato per anni contro le leggi vergogna in materia di falso in bilancio e reati connessi, non ha avuto nemmeno una modesta iniziativa per l’abrogazione di queste leggi?
Sarà che la strategia politica (come è sempre stato finora) è quella per cui i reati degli ultimi vanno repressi mentre con i delinquenti di alto bordo si deve trovare un accordo?
Mastella & C. sembrano ignorare (ma possibile che nessuno glielo dica) che oggi il processo penale è del tutto privo di efficacia pratica, che la pena non esiste più, che l’amministrazione della giustizia è paragonabile a un’azienda in cui entrano camion carichi di carta ed escono camion carichi di carta, che applicare lo strumento penale a reati che prevedono in concreto pene inferiori a tre anni di reclusione significa fare un processo finto.
E vogliono anche ignorare che tutto questo è il frutto di una dissennata strategia che, accanto a una penalizzazione sempre più spinta e capillare per condotte di sostanziale rilevanza amministrativa (e quindi giustamente punite con sanzioni ridotte), ha costruito un codice di procedura penale idiota, folle, autodistruttivo e non so quali altri aggettivi utilizzare

lunedì 19 maggio 2008

Alitalia: cosa aspettiamo!

Riprendo un articolo di Carlo Scarpa su lavoce.info sull'Alitalia.

"Negli ultimi venti anni, Alitalia ha chiuso diciannove esercizi in perdita e uno in utile. Da agosto le cose sono peggiorate rapidamente, ce lo dice la liquidità che la società sta “bruciando” al ritmo di quasi tre milioni al giorno.

Che succede? Alitalia è da anni incapace di intercettare la domanda di voli che emerge dall’Italia. Da anni il numero di passeggeri della compagnia resta attorno ai 25 milioni anno, mentre il numero di voli effettuati dagli italiani esplode letteralmente: da 42 milioni nel 2000 a 82 milioni di passeggeri nel 2007, grazie a vettori quali RyanAir, EasyJet e così via.

Quindi è falso dire che senza Alitalia gli italiani non volano, anzi già ora solo una minoranza dei cittadini che vogliono volare si rivolge ad Alitalia. Mentre il resto del mercato riesce bene o male a fare profitti, Alitalia continua a perdere.

Da un paio di anni a questa parte non si è fatto che ridurre i voli ma, allora, oltre a ridurre i passeggerei i conti di Alitalia vanno sempre peggio?

Parrebbe quasi che si siano tagliati i voli, ma non i costi, il che sarebbe terribile. E questo timore è purtroppo alimentato dai dati di bilancio, sempre peggiori e a un ritmo assolutamente senza precedenti.Confrontando i costi del primo trimestre 2008 con quelli del primo trimestre 2007 si vede che, dopo dodici mesi di allarmi ed emergenza, su questo fronte non è stato ottenuto nessun risultato.

Il problema di Alitalia non è un problema finanziario, ma un problema di “piano industriale”. Per tanto fin quando non si vedrà un partner industriale con spalle molto larghe (non tanto in termini finanziari, ma in termini di network) Alitalia non avrà un futuro, cordata o meno.

Non vorremmo però che aspettare il partner serva a rinviare all’infinito il tentativo di raddrizzare i conti. Perché un’impresa sull’orlo del fallimento non riesce a tagliare i propri costi? Cosa stiamo aspettando? "
Ma Silvio Berlusconi non aveva assicurato che aveva già la soluzione?

La sicurezza

La scorsa settimana si è tenuto il primo incontro tra il presidente del consiglio in carica e il leader dell'opposizione nel quale i due protagonisti avrebbero dovuto discutere dei grandi temi del Paese in cerca di punti di convergenza.
Contemporaneamente l'Italia finiva, e continua a finire, sulle prime pagine dei giornali internazionali e sui siti on-line per gli assalti ai campi nomadi. I fatti di Ponticelli trasmettono all'estero l'idea che stia montando una reazione xenofoba. Qualcuno nel governo spagnolo di Zapatero critica l'Italia al limite dell'insulto, la Farnesina chiede chiarimenti e da Madrid si assicura che è stato un equivoco.
La stranezza della situazione consiste nel fatto che il Partito democratico, nel giorno in cui torna sulla scena grazie all'incontro Berlusconi-Veltroni, è pressoché assente sul tema sicurezza e immigrazione e, nonostante l'elemento drammatico negli incendi dei campi e della prima querelle con con l'Europa , il colloquio fra il premier e il segretario del Pd (35 minuti a Palazzo Chigi prima dell'ora di pranzo) è scivolato via tra cortesie private e istituzionali, un giro d'orizzonte su riforme, Rai e legge elettorale.
Ma il tema della sicurezza? Non avrebbe meritato più attenzione?
In fondo, la legge elettorale per le europee può attendere qualche settimane. Non è così urgente che Berlusconi e Veltroni definiscano oggi se la soglia di sbarramento contro i piccoli partiti (e contro la sinistra radicale) sarà del 3 per cento o del 5. O quale debba essere l'assetto della Rai.
Da questi piccoli segnali possiamo capire il motivo per il quale le relazioni tra maggioranza e opposizione si incontrano: la loro sopravvivenza!!

L'informazione libera


Ritorniamo per l'ennesima volta sull'argomento informazione.

Ho trovato molto interessante un articolo di Paolo Barndard pubblicato su internet che evidenzia che la nostra informazione è tale e quale a come la vogliamo. Non sono i governi o le leggi a indirizzare i nostri interessi ma siamo noi che decidiamo cosa vedere o non vedere. Purtroppo alcuni professionisti (Travaglio, Stella) e capipopolo (Grillo, Ricca) hanno banalmente invertito l'ordine dei fattori, e sostengono che l'Italia è oggi vittima della Casta, quando è la Casta a essere il prodotto degli Italiani.

Infine, il giornalista riporta aspre critiche a Beppe Grillo e paventa l'ipotetica censura attuata dal suo blog.

Mi raccomando leggetela!

domenica 18 maggio 2008

Per gli spagnoli l'Italia è xenofoba

Ci risiamo, un altro ministro spagnolo si interessa della nostra politica (ma quale?) sull'immigrazione. Secondo quanto ha riferito 'El Mundo online' il titolare del Lavoro e dell'Immigrazione, Celestino Corbacho, ha accusato Roma di voler "criminalizzare il diverso, mentre io mi assumo la responsabilità di governare il fenomeno. Un immigrato illegale – argomenta l’esponente del governo di Zapatero - può avere un solo destino, il ritorno al suo Paese, ma nel mezzo bisogna soddisfare tutti i requisiti nel rispetto dei diritti umani”.
ma quale sarà la politica sull'immigrazione?
Secondo me, qui c'è l'equivoco con gli spagnoli e gli altri partner europei.
In Europa (quella civile) quando un membro del governo parla alla stampa o direttamente ai propri cittadini lo fa con cognizione di causa e prospettando in modo esatto quale sia il proprio pensiero e il suo programma. In Italia, invece, ognuno racconta la prima cosa che gli passa per la mente per accattivarsi il proprio elettorato. Ovvio quindi che in Spagna sentendo di espulsioni di massa, ronde ecc. dichiarano la loro contrarietà a qualsiasi politica xenofoba.
La maggior parte delle volte la realtà è molto differente da quello che dicono i nostri politici.
Scommetto qualsiasi cosa sul fatto che la maggioranza degli Italiani pensi che gli immigrati siano una ricchezza per l’Europa e che da combattere sono i delinquenti.
La soluzione è semplice rendere la via della regolarizzazione la più semplice possibile e punire con fermezza chi delinque. Ma nel paese, che è stata la culla del diritto, la certezza della pena ormai è una chimera anche perché si andrebbero a colpire gli interessi degli sfruttatori della massa enorme di clandestini (vedi Report di domenica scorsa).

sabato 17 maggio 2008

Quando non si può attaccare il ragionamento....


Ritorno a scrivere dello scambio di articoli tra Travaglio - D'Avanzo perché credo uno dei maggiori problemi in Italia è quello dell'informazione. Giornali e Tv ormai sono diventati poco credibili e il dott. D'Avanzo ha "scritto" una delle pagine più brutte del giornalismo.

Ieri Peter Gomez è intervenuto a difesa del collega scrivendo che quello che sta accadendo oggi a Marco credo che sia per tutti semplice: «Quando non si può attaccare il ragionamento, si attacca il ragionatore», diceva Paul Valery. Ma noi, finché lo si potrà fare, cercheremo di continuare a ragionare. [articolo completo]

giovedì 15 maggio 2008

Marco Travaglio risponde a Repubblica

Interessante dibattito sul giornalismo. Marco Travaglio non mi è simpatico e quando ho letto un suo libro non sono riuscito a finirlo per la noia, ma preferisco un Travaglio in più che un'informazione di regime: quello che ha imbastito Repubblica (vedi il mio post di ieri) è veramente vergognoso! In merito riporto la risposta del giornalista alle subdole accuse del quotidiano di De Benedetti:


Caro direttore,

D'Avanzo è liberissimo di ritenere che i cittadini non debbano sapere chi è il presidente del Senato. Io invece penso che debbano sapere tutto, che sia nostro dovere informarli del fatto che stava in società con due personaggi poi condannati per mafia, che si occupava di urbanistica come consulente del comune di Villabate, controllato dal clan Mandalà, anche dopo l'arresto del figlio del boss e subito prima dello scioglimento per mafia.
Perciò l'ho scritto (dopo valorosi colleghi come Lillo, Abbate e Gomez) e l'ho detto in tv presentando il mio libro. Anche perché la Procura di Palermo sta ancora vagliando le dichiarazioni rese nel 2007 dal pentito Francesco Campanella, già presidente del consiglio comunale di Villabate e uomo del clan Mandalà, sul piano regolatore che, a suo dire, il boss aveva "concordato con La Loggia e Schifani" (Ansa, 10 febbraio 2007).
Ciò che non è consentito a nessuno, nemmeno a D'Avanzo, è imbastire una ripugnante equazione tra le frequentazioni palermitane del palermitano Schifani e una calunnia ai miei danni che - scopro ora - sarebbe stata diffusa via telefono da un misterioso avvocato: e cioè che l'imprenditore Michele Aiello, poi condannato per mafia in primo grado, mi avrebbe pagato un albergo o un residence nei dintorni di Trabia. La circostanza è totalmente falsa e chi l'ha detta e diffusa ne risponderà in tribunale.
Potrei dunque liquidare la cosa con un sorriso e un'alzata di spalle, limitandomi a una denuncia per diffamazione e rinviando le spiegazioni a quando diventerò presidente del Senato. Ma siccome non ho nulla da nascondere e D'Avanzo sta cercando - con miseri risultati - di minare la fiducia dei lettori nella mia onorabilità personale e nella mia correttezza professionale, eccomi qui pronto a denudarmi.
Se questo maestro di giornalismo avesse svolto una minima verifica prima di scrivere quelle infamie, magari rivolgendosi all'albergo o dandomi un colpo di telefono, avrebbe scoperto che: 1) non ho mai incontrato, visto, sentito, inteso nominare questo Aiello fino al giorno in cui fu arrestato (e comunque, non essendo io siciliano, il suo nome non mi avrebbe detto nulla); 2) ho sempre pagato le mie vacanze fino all'ultimo centesimo (con carta di credito, D'Avanzo può controllare); c) ho conosciuto il maresciallo Giuseppe Ciuro a Palermo quando lavorava alla polizia giudiziaria antimafia (aveva pure collaborato con Falcone). Mi segnalò un hotel di amici suoi a Trabia e un residence ad Altavilla dove anche lui affittava un villino.
Il primo anno trascorsi due settimane nell'albergo con la mia famiglia, e al momento di pagare il conto mi accorsi che la cifra era il doppio della tariffa pattuita: pagai comunque quella somma per me esorbitante e chiesi notizie a Ciuro, il quale mi spiegò che c'era stato un equivoco e che sarebbe stato presto sistemato (cosa che poi non avvenne). L'anno seguente affittai per una settimana un bungalow ad Altavilla, pagando ovviamente la pigione al proprietario. Ma i precedenti affittuari si eran portati via tutto, così i vicini, compresa la signora Ciuro, ci prestarono un paio di cuscini, stoviglie, pentole e una caffettiera. Di qui la telefonata in cui parlo a Ciuro di "cuscini". Ecco tutto.
Che c'entri tutto questo con le amicizie mafiose di Schifani, francamente mi sfugge. Qualcuno può seriamente pensare che, come insinua D'Avanzo, quella vacanza fantozziana potrebbe rendermi anche solo teoricamente ricattabile da parte della mafia o addirittura protagonista di "una consapevole amicizia mafiosa"? Diversamente da Schifani, non solo sono un privato cittadino. Non solo non sono mai stato socio né consulente di personaggi e di comuni poi risultati mafiosi. Ma non ho mai visto né conosciuto mafiosi, né prima né dopo la loro condanna. Chiaro? Se poi questo è il prezzo che si deve pagare, in Italia, per raccontare la verità sul presidente del Senato, sono felice di averlo pagato.
Ps. Su una sola cosa D'Avanzo ha ragione. Tra i miei ex direttori, ho dimenticato quello del "Borghese": Daniele Vimercati. Era uno splendido e libero giornalista. Purtroppo non c'è più, l'ha portato via a 43 anni una leucemia fulminante. Mi manca molto.

Il governo ombra

Vi segnalo l'interessante articolo di Peter Gomez sul governo ombra.

Evviva, evviva è nato il governo ombra. Waterloo Veltroni lo ha presentato ieri in pompa magna: nove donne, su 21 ministri. Un ministro-sindaco (Sergio Chiamparino) che si occuperà di riforme e uno intellettuale e scrittore (Vincenzo Cerami) che seguirà i beni culturali. Fuori invece tutti i radicali, l'Italia dei Valori e Massimo D'Alema. Veltroni durante la conferenza stampa ha spiegato: «Credo che sia dovere dell'opposizione non quello di dire soltanto dei no, ma di formulare proposte alternative. Per questo è nato il governo-ombra». Una bella frase che sorvola però su un particolare. Nelle democrazie parlamentari il primo compito dell'opposizione non è quello di dire no o di avanzare controproposte. La funzione principale è invece quella del controllo sull'attività della maggioranza. Prima della magistratura e della stampa è la minoranza il vero cane da guardia del potere. O almeno lo dovrebbe essere.
In Inghilterra, dove gli esecutivi ombra sono di fatto istituzionalizzati, il momento in cui le opposizioni fanno sentire realmente la loro voce è quello delle interrogazioni. Ogni ministro ombra pone domande al proprio corrispettivo "ufficiale". E, una volta alla settimana, il capo della minoranza ha il diritto di fare lo stesso con il primo ministro. Solo che a differenza del nostro question time, a Westminister lo si fa a sorpresa, con domande orali (al massimo sei) e senza possibilità di risposta scritta. Da noi, invece, premier e ministri in parlamento non ci vanno quasi mai. E il question time vive prevalentemente di scartoffie, sottosegretari e sonnacchiose dirette televisive. Anche per questo, guardando queste camere formate non dagli eletti dal popolo, ma dai nominati dalle segreterie dei partiti, la sensazione sempre più forte è quella di trovarsi di fronte non a una democrazia compiuta, ma solo a una sua malriuscita caricatura.

Carlo Marcelletti

Alla ricerca di notizie golose su Carlo Marcelletti, il celebre cardiochirurgo travolto da uno scandalo palermitano che mixa sesso (le foto di una tredicenne sul telefonino, la relazione con la madre della fanciulla) e sanità (richieste di “oblazioni” per avere attenzioni e posto sicuro agli ammalati). Ed è grande la sorpresa di vedere dove ci porta Google. Sul sito Macrolibrarsi.it, dove troviamo una scheda che annuncia – per maggio! – un libro di Marcelletti, scritto con Sandro Mangiaterra, già inviato di Panorama e vicedirettore de Il Venerdì di Repubblica. Editore Piemme, il volume di ben 320 pagine ha un titolo che è tutto un programma: “Sulla vostra pelle”. E nella scheda di presentazione si arriva a una pillola irresistibile tratta dal libro, che fino ad oggi, 14 maggio, non si è ancora visto, del seguente tenore: “Il peggio – scrive Marcelletti - è che nei cittadini si è ingenerata una convinzione: guarisce presto solo chi paga”. Non è sublime?

mercoledì 14 maggio 2008

Il PD ha perso un'occasione

Incredibile! Vanno tutti d'accordo. Fino a un mese fa si odiavano, si insultavano non volevano incontrarsi. Adesso si guardano ammiccando come degli innamorati. Ho ascoltato l'intervento di Veltroni e Fassino e mi sono ritrovato a pensare al film di Nanni Moretti che implorava davanti alla televisione; dì qualcosa di sinistra su dilla......
Infatti si è avverato l'incubo che temevamo: si sono accordati, ma quello che mi spaventa è cosa abbiamo dovuto cedere? Speriamo solo il silenzio sulla legge sulle TV e non alla democrazia. L'alternativa è che Berlusconi sia diventato un grande statista!
Sugli interventi dei leader di sinistra Adinolfi nel suo blog ci spiega cosa avrebbe dovuto dire a suo parere un vero segretario del PD:
"siamo il Partito democratico che crede nell'uguaglianza delle opportunità come valore fondante e dunque sfida il governo a fare vere liberalizzazioni, abolendo le barriere d'accesso alle professioni e intaccando le vere rendite di posizione dei potenti di questo paese;
siamo il Partito democratico che non tollera l'ingiustizia e ancor meno tollera che si sia resa legale, ma non per questo giusta, l'illegalità attraverso norme ad personam come quelle sul falso in bilancio e sull'accelerazione dei tempi della prescrizione dei reati, che sono oltraggi al diritto;
siamo il Partito democratico che ha la sua radice in un'idea alta del lavoro e non tollera l'esistenza di un esercito di precari su cui il governo nascituro non ha inteso spendere una parola o una promessa, fermandosi a dire che detasserà gli straordinari e darà più soldi a chi un lavoro stabile ce l'ha già;
siamo il Partito democratico che crede all'idea di Europa e la rispetta e ne rispetta le sentenze, come quella su Europa 7 e Retequattro, che ripropone tutta intera la questione del conflitto di interessi; siamo il Partito democratico che nasce e vive nel terzo millennio e trova intollerabile la condizione in cui versano ricerca scientifica e innovazione nel nostro paese, con le risorse inchiodate all'1% del Pil e noi pretendiamo che siano almeno raddoppiate e siamo scandalizzati che anche su questo il presidente del Consiglio abbiamo semplicemente taciuto;
siamo il Partito democratico che ha tratto legittimazione dalle primarie, crede nella democrazia diretta e si farà promotore di una legge sulle primarie obbligatorie e normate per legge, sulla democrazia interna ai partiti, visto che il partito del presidente del Consiglio è oggi un partito padronale, privo di democrazia interna.
Avremmo dovuto utilizzare l'occasione di questo dibattito alla Camera per cominciare a definire davvero l'identità del Pd, ma siamo sotto ipnosi e non l'abbiamo fatto".

duello Repubblica-Travaglio


Avevo letto l'attacco di un giornalista di Repubblica a Marco Travaglio e mi era sembrato un po' strano, ho pensato cosa ci poteva essere sotto ma non ci arrivavo (non sono ancora così addentro alle dietrologie della nostra politica). Oggi è stato pubblicato su http://www.dagospia.com/ il seguente articolo rilevatore.

"Oggi con l‘intervista di D’Alema al Corriere, in cui annuncia la nascita di una corrente-partito (“aperta a tutti le forze politiche”), è iniziato il conto alla rovescia per Walterloo Veltroni. Uno show-down che si intreccia con l’attacco tosto di Repubblica a Travaglio by D’Avanzo. Deciso in duplex dal direttore Ezio Mauro e dal’editore Carlo De Benedetti. Una coppia che non ha mai nutrito nessunissima simpatia per Marcolino (che tra l’altro è ancora collaboratore dell’edizione torinese de “La Repubblica”). Allora perché il brusco scaricamento è avvenuto dopo anni di ritardo? Il travaglismo non è nato mica ieri: vedi lo tsunami che fu rovesciato, dalle colonne dell’Unità e da un grappolo di libri, contro i furbetti del Botteghino, D’Alema-Sposetti-Fassino-Latorre, all’epoca dell’affaire Unipol-Bnl. All’epoca nessuno sparò su Travaglio.

Ora i due supporter di Veltroni cambiano strategia e sbattono al muro Marcolino. Cosa è successo? Semplice: WalterEgo teme giustamente di ruzzolare con il voto delle europee (2009) e ha pensato bene di salvarsi proponendo di alzare uno sbarramento al 4 per cento al fine di sconfiggere il suo peggior nemico. Quella che viene chiamata “Agenzia del Risentimento”, formata dal quartetto-meraviglia Grillo, Travaglio, Santoro e Di Pietro. Insieme possono attirare una montagna di voti e affondare definitivamente Walterloo. E visto che lo sbarramento è un’impresa dura e improbabile, il giornale di Largo Fochetti ha iniziato la guerra all’”Agenzia”. Non è finita. Oggi, al dibattito in Parlamento per il voto di fiducia a Berlusconi, si è consumata la separazione tra Di Pietro e Pd. L’ex magistrato ha preso la parola e sbullonato more solito il Cavaliere Buono («vuole una giustizia debole con i forti e forte con i deboli, lei odia i giudici che fanno il proprio dovere»). E dagli scranni del Partito Democrativo nessuno l’ha applaudito".

Dichiarazioni dei redditi on line

Ho già scritto in precedenza sulle mie perplessità sulla scelta dell’Agenzia delle Entrate di pubblicare su internet i redditi dichiarati dagli italiani nel 2005 in quanto non utile ai fini della lotta all'evasione. Molti amici hanno il file e l'unico scopo è quello di "impicciarsi" negli affari dei conoscenti.

Per dovere di informazione riporto anche il parere di Gregorio Arena e Maria Paola Guerra che, nel loro articolo Contribuenti fra trasparenza e privacy , ritengono che sia da respingere la qualificazione effettuata dal Garante della pubblicazione su internet disposta dall’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2005 come problema di legittimità, in quanto l’articolo 69 del Dpr 600/1973 rende legittime l’una quanto l’altra delle due diverse ricostruzioni seguite da i due soggetti pubblici.

Secondo gli autori, invece, è necessario riportare il dibattito al suo vero nodo, giuridico e politico insieme, ossia a quanta o (meglio) quale trasparenza in materia fiscale si voglia oggi garantire nel nostro ordinamento. È preferibile privare, in nome della riservatezza, la lotta all’evasione fiscale del contributo che potrebbe venirle dalla valorizzazione del controllo sociale o al contrario occorre potenziarla con il supporto della consapevolezza diffusa di questo grave fenomeno grazie alla trasparenza dei dati?

Il che, ancora una volta, significa interrogarsi su come vada intesa la cittadinanza, nel suo delicato equilibrio di diritti e di doveri, rispetto al quale l’obbligo di “concorrere alle spese pubbliche in ragione della [propria] capacità contributiva” rappresenta un passaggio essenziale dello stesso circuito democratico dello Stato di diritto e la trasparenza rappresenta uno strumento fondamentale per garantire che tale obbligo sia equamente ripartito tra tutti i consociati.


Ma quale contributo può dare la pubblicazione dei dati? Ribadisco che gli svantaggi sono superiori ai vantaggi: per esempio sarà una manna per i promotori finanziari, direttori di banca, responsabili degli uffici postali e, infine, anche per i delinquenti (scusate per l'affiancamento delle diverse categorie!!) conoscere i redditi delle persone. In cambio di questo lesione del diritto alla privacy, il vantaggio sarebbe l'informazione che il mio dentista probabilmente dichiara meno di quello che guadagna? Interessante e imprevista come scoperta!

detassazione degli straordinari

E' al primo punto dell'ordine del giorno del prossimo Consiglio dei Ministri ed è stato condiviso da tutte le forze sociali (sindacati/imprenditori/politici) ma, a mio avviso, il provvedimento ha evidenti conseguenze negative.
Svantaggia i lavoratori più deboli e le lavoratrici che fanno comunque meno straordinari e che avranno più difficoltà a trovare un lavoro. A guadagnarci saranno soprattutto le imprese, che riusciranno per questa via a ottenere un abbassamento del costo del lavoro e una maggiore flessibilità di utilizzo della manodopera.
Ottimo l'articolo di Matteo Richiardi su www.lavoce.info che spiega in modo analitico gli svantaggi di una politica solo a favore delle aziende!

Ancora i fannulloni

In rete ho trovato un articolo interessante anche se scritto in modo scanzonato. Carlo Bertani valuta così gli attacchi dei media e di uomini di governo sui dipendenti pubblici.

Puntuale, “Repubblica” – giornale “ombra” – piazza telecamere nascoste (e la privacy? Mah…) all’ingresso della Corte di Cassazione, per inchiodare i dipendenti che “timbrano” e poi vanno a posteggiare l’auto. Chi conosce Roma e le adiacenze del “Palazzaccio” sa bene cosa significa trovare un parcheggio nell’area. Di più: oramai cosciente d’essere il megafono di uno sterile governo ombra, Repubblica si lascia andare a pruderie che credevamo soltanto appannaggio del Daily Mirror e della famiglia reale inglese:

Di rimbalzo, echeggia il buon Brunetta che si lancia in un’iperbole, di quelle che scuotono l’audience: basta! Licenziare tutti i fannulloni e passare alle misure drastiche: “Colpirne uno per educarne cento”. Lo avesse mai detto Travaglio, lo avrebbe carcerato per fiancheggiamento delle BR.
Noi, però, siamo in piena sintonia con il vulcanico neo ministro veneto: ha ragione! Siamo qui per aiutarlo, per concorrere a trovare qualcuno che potrebbe essere “colpito” per educare. Siccome siamo “collaborativi”, e non “ombra”, ci permettiamo di segnalare una lista di persone che, forse, andrebbero “rieducate”. Poi, decida lui com’è giusto che sia:

Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’ENI: 10 milioni di euro.
Giancarlo Cimoli, che guidava Alitalia, una compagnia sull’orlo del baratro e intanto si portava a casa uno stipendio che valeva due milioni e 790mila euro, oltre a compensi vari finiti nel mirino della procura di Roma.
Roberto Poli, presidente dell’ENI: 2,8 milioni di euro.
Vittorio Mincato, presidente di Poste Italiane: 4,8 milioni di euro. Ricevette una buonuscita di 25 milioni di euro dall’ENI.
Elio Catania, ex presidente delle Ferrovie: 2 milioni di euro.
Piero Gnudi, Amministratore delegato dell’ENEL: 2,6 milioni di euro.
Alfio La Manna , vice presidente della società Esercizi aeroportuali di Milano: 2,26 milioni di euro.
Pierfrancesco Guarguaglini, Finmeccanica: 2,6 milioni di euro.
Forse i dati non sono aggiornatissimi, ma è difficile tenere il ritmo con questi signori che si spostano da una scatola cinese all’altra, da una holding di Stato ad una “consociata”, per poi ritornare dalla “mamma” e ripartire.
Cos’hanno concluso, questi signori, con le loro retribuzioni milionarie (in euro)? Poco o nulla, e qualcuno di loro ha condotto l’azienda che guidava nel baratro.
A fronte, troviamo i comuni lavoratori a 20.000 euro l’anno, i ricercatori pagati 800 euro il mese con contratti a termine, i precari che non arriveranno mai a mettere insieme una pensione decente per campare, nemmeno a 65 anni.

Ora, tutti sappiamo che la pubblica amministrazione non è certo un modello d’efficienza, che ci sono gli scansafatiche e chi s’accontenta di fare il poco che gli viene richiesto.
Qualcuno, però, si domanda: cos’hanno di fronte queste persone?
Gli esempi che osservano tutti i giorni non sono tanto i dieci signori citati, bensì migliaia, decine di migliaia di parvenu che occupano quei posti soltanto perché hanno ricevuto una raccomandazione, perché sono figli o nipoti di politici e cardinali.

Se in un azienda i risultati non sono quelli previsti – visto che si tira in ballo sempre il settore privato – chi perde il posto per primo, centinaia d’operai o i manager? Purtroppo, spesso entrambi, quando le responsabilità maggiori sono sempre di chi comandava, non certo di chi doveva eseguire.

Non prendiamo però troppo sul serio Brunetta, anche se lui ama definirsi un “professore bravo”: Brunetta, lasci che siano gli altri a dirlo, l’autoreferenzialità potrà essere segno di distinzione nella Casta, ma nel Paese reale è sinonimo di sicumera e spocchia. Non prendiamolo troppo sul serio le boutade di Brunetta, perché non è il solo a conoscere le strategie di marketing.
Dopo una vendita – e le elezioni, oramai, non sono altro, visto che non eleggiamo realmente più nessuno – c’è una fase nella quale l’acquirente deve essere convinto che ha fatto la scelta giusta. Così, Bossi tuona con la Libia , Maroni con i romeni, Brunetta con gli impiegati pubblici…e compagnia cantante.
Berlusconi & soci li lasciano fare, perché sono soltanto le comparse del grande circo veltro-berlusconiano: i veri attori, sono altrove.

martedì 13 maggio 2008

Il voto di fiducia



Come precisto dalla Costituzione (articolo 94) il Governo, entro 10 giorni dalla sua formazione, si è presentato alle Camere per ottenere la fiducia.
Il voto di fiducia sia della Camera sia del Senato è necessario ed indispensabile perché il nuovo Governo possa insediarsi ed iniziare a lavorare e sancisce il rapporto tra Governo e Parlamento.
La fiducia viene votata sulla base delle linee programmatiche del Governo presentate dal Presidente del Consiglio. E’ tradizione che il Presidente del Consiglio legga il proprio discorso, alternativamente in un ramo del Parlamento, consegnando il testo all’altro ramo. Nell’ultima legislatura il Capo del Governo intervenne in Senato e consegnò il testo alla Camera.
Poco fa l'attuale Presidente del Consiglio, on.Silvio Berlusconi, ha finito di leggere il suo discorso. Interessante e in contro tendenza confronto agli ultimi vent'anni. A me è piaciuto e se Berlusconi non avesse quel passato ingombrante mi ha ispirato fiducia e quasi quasi mi vien voglia di credergli quando dice che è cambiato. Speriamo bene. Comunque a chi interessa ascoltarlo può cliccare su il link .

Pubblico anche il commento, che condivido completamente, di Massimo Giannini.



In bocca al lupo alla Nostra Nazione!!

L'indulto

Sintesi di un articolo di Tito Boeri su www.lavoce.info
Da oggi abbiamo un nuovo governo e l’attenzione generale si sposterà presumibilmente sulle cose da fare anziché sulle letture del voto del 13 e 14 aprile.
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Il voto alle politiche ha premiato in particolare gli unici due partiti che si sono opposti all’indulto varato nel 2006: Lega e Italia dei valori. Questa coincidenza non è stata notata, forse perché l’indulto è stato varato quasi due anni fa e, si sa, l’Italia è un paese con scarsa memoria storica. Eppure l’indulto è un provvedimento che sta avendo effetti duraturi sul benessere degli italiani. Qualcosa di cui ci si ricorda nel segreto dell’urna anche se quasi tutti i partiti si sono (giustamente dal loro punto di vista) astenuti dal menzionarlo in campagna elettorale.
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Un primo effetto dell’indulto è stato quello di aumentare l’attività criminale in Italia. I dati raccolti da Giovanni Mastrobuoni e Alessandro Barbarino sembrano difficilmente controvertibili a riguardo: l’indulto ha aumentato del 70 per cento le rapine in banca e fatto lievitare diverse tipologie di reati, dallo spaccio di stupefacenti, ai furti di autoveicoli, ai borseggi, agli omicidi. Lo si evince mettendo in relazione il numero di reati segnalati alle forze dell’ordine e le scarcerazioni nelle diverse regioni.
I reati aumentano visibilmente con le scarcerazioni anche perché l’indulto del 2006 è stato un provvedimento generalizzato, che non ha selezionato le persone da scarcerare in base al loro grado di recidività. Così, molti criminali abituali, di professione, sono stati messi nelle condizioni di nuocere. Ma c’è anche un secondo effetto dell’indulto che forse è stato avvertito ancora più intensamente dagli italiani. Il cronico sovraffollamento delle nostre carceri, la lentezza del nostro processo penale e l’aspettativa di nuovi indulti sembrano aver modificato la composizione dei flussi migratori diretti nel nostro paese, finendo per attrarre da noi più criminali che altrove. Qui i dati disponibili sono ancora limitati ma si può intuire da diversi indizi:
1. in Italia è aumentata la quota di coloro che vedono nell’immigrazione un male;
2. tra le cause più frequentemente citate di questa avversione, il fatto che “gran parte dei reati sono di immigrati clandestini”;
3. la percentuale di omicidi di cui vengono accusati immigrati è quintuplicata negli ultimi quindici anni; quella dei tentati omicidi è aumentata di sei volte, ben di più della crescita della quota di immigrati sulla popolazione italiana;
4. l’indulto ha scarcerato circa 8mila immigrati nel giro di un mese, mantenendo inalterata la loro quota sulla popolazione carceraria italiana. Quindi, senza l’indulto ci sarebbe oggi probabilmente molta più tolleranza verso gli immigrati in Italia.
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L’indulto è stato un incubo per molti italiani perché siamo un paese verso cui si dirigono grandi flussi di immigrati clandestini. Le interazioni fra indulto e flussi migratori spiegano anche perché gli elettori che temevano gli immigrati non abbiano punito la Lega, nonostante la legge che tuttora regola questi flussi porti il nome di Umberto Bossi.
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Da oggi abbiamo non solo un nuovo governo, che può cercare di dimostrare ai tantissimi italiani che non leggono i giornali che sarà in prima fila nella battaglia per il rispetto della legalità. C’è chi ritiene che sia una missione impossibile eppure battersi perché ci siano più carceri, perché i processi siano più brevi e perché vengano da noi soprattutto quegli immigrati che più facilmente si possano inserire nel nostro tessuto sociale significa proteggere gli italiani più poveri e gli stessi cittadini stranieri che sono già da noi, le prime vittime di questa criminalità importata. Significa anche permettere al nostro paese di avere una politica credibile dell’immigrazione: se non si vince la battaglia contro la criminalità importata, rischiamo, prima o poi, di essere costretti a chiudere del tutto le nostre frontiere. A quel punto, finiremmo solo per importare immigrazione irregolare, in un circolo vizioso di illegalità che alimenta nuova illegalità.

I fannulloni 2


Continua l'attacco demagogico alla Pubblica Amministrazione. Il ministro dell'Innovazione e della Funzione Pubblica Renato Brunetta, nel discorso d'inaugurazione del Forum della P.A. alla Fiera di Roma e più tardi, nella registrazione di Porta a Porta, continua a dichiarare che "i dipendenti fannulloni" "vanno semplicemente licenziati" e, citando una frase di Mao usata spesso dalle Br": "Colpirne uno per educarne cento. Chi non lavora non deve mangiare, il sistema pubblico deve essere equiparato a quello privato premiando chi lavora bene e licenziando chi non lo fa. Bisogna puntare sugli incentivi come accade nelle aziende private".

A sindacati e dipendenti pubblici Brunetta, propone un "grande patto per cambiare il Paese".

Secondo Brunetta, già ci sono le leggi che consentono di prendere questi provvedimenti. Strumenti "che non sono mai stati utilizzati. Ma il clima è cambiato. E' un miracolo che la Pubblica Amministrazione ancora stia in piedi non avendo strumenti come incentivi e disincentivi, premi e punizioni. In queste condizioni un'azienda privata avrebbe già chiuso".

Le parole d'ordine saranno trasparenza, valutazione e benchmarking.

Per il reclutamento del personale, Brunetta non ha dubbi: "Dovrà prevalere la selezione dei migliori, ridando alla dirigenza pubblica il potere disciplinare. Ma saranno i dirigenti i primi ad essere valutati". In questo piano per l'efficienza della Pubblica Amministrazione il nuovo ministro ha chiesto anche la collaborazione dell'opposizione, "perché far funzionare la P.A. non è né di destra né di sinistra.

Brunetta ha sottolineato anche la necessità di mettere in concorrenza il settore pubblico col privato. Bisogna "pagare una volta sola, non si può pagare con le tasse e poi ripagare perché i servizi non funzionano".


Fantastico esempio di politica! Quello che dice l'on. Brunetta è già sancito da numerosi leggi che si sono succedute dal 1993 ad oggi. Nulla di quello che ha dichiarato non ha trovato una corretta disciplina normativa, peccato che chi doveva rispettarle e farle rispettare se n'è altamente disinteressato.

La Pubblica Amministrazione è in questa situazione da terzo mondo per precisa volontà politica e non perché i dipendenti sono tutti fannulloni. Cominciamo a dare l'esempio e a premiare chi fa il proprio dovere e a punire chi latita.
Per il Ministro e i suoi predecessori, datori di lavoro, sembra figurarsi un'attività di mobbing: diffusione di menzogne, o continue critiche, o ancora sistematica persecuzione, nell'assegnazione di compiti dequalificanti, nella compromissione dell'immagine sociale sul posto di lavoro e perfino del boicottaggio del lavoro altrui.

lunedì 12 maggio 2008

I fannulloni

Nella pubblica amministrazione bisogna subito invertire la rotta, altrimenti il Paese è condannato all'arretratezza. A sostenerlo è il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che promette di mettersi a lavorare subito e spiega: "Io non sono Mandrake, ma dico che la gente non ne può più", e citando Mao ribadisce che i licenziamenti non devono più essere un tabù nel sistema pubblico: "Come dice Mao bisogna colpirne uno per educarne cento".
Per Brunetta "se non cambiamo ora, la barca non va più. Noi cresciamo dello 0,3%, gli altri Paesi dell'1,7-1,8% - afferma il ministro - quindi o noi cambiamo subito, o saremo condannati all'arretratezza".
E bravo il ministro, quali sono i criteri per stabilire chi è fannullone e chi lavora? Ogni volta che c'è un nuovo governo i politici sparano i loro fuochi d'artificio ma non riescono, o non vogliono, risolvere il problema. Uno dei motivi, a mio parere, e che se utilizziamo la meritocrazia nella Pubblica Amministrazione i primi a essere cacciati sarebbero loro e i loro amici!! L'on. Brunetta cominci a far applicare le leggi e i contratti (magari rinnovandoli in tempo e non con anni di ritardo) e diminuisca il potere dei sindacati poi ci renderemo conto che migliorare la P.A. non sarà molto difficile.

l'infezione da HPV

Uno degli ultimi atti emanati dall'ex ministro della salute, Livia Turco, è stato quello di inviare, a spese del cittadino, 250 mila lettere ad altrettante bambine italiane che nel 2008 compieranno 12 anni!
Lo scopo è, tramite la paura e i sensi di colpa, "invitare" i genitori inconsapevoli, a far vaccinare la propria figlia contro il terribilissimo Papillomavirus!
I dubbi di questa campagna sono molti e li sintetizzo:
I costi: attualmente i vaccini disponibili sono due, Gardasil Merck (distribuito in Europa da Sanofi Pasteur) che copre alcuni ceppi Hpv (prezzo al pubblico circa 170 euro a dose - servono tre iniezioni) e Cervarix Glaxo, contro i ceppi Hpv 16 e 18 (prezzo circa 150 euro a dose - tre iniezioni). Per Altroconsumo la spesa per il SSN raggiungerebbe i 75 milioni di euro all'anno è ingente.
L'efficacia: il vaccino protegge solo per alcuni ceppi del papilloma (responsabili del 70% dei casi di cancro alla cervice uterina). Le donne, e questo va detto con la dovuta chiarezza, dovranno continuare a fare il pap test per individuare precocemente gli altri tumori della cervice uterina. Le sperimentazioni non si sono protratte per un tempo sufficientemente lungo;
La durata della copertura: il vaccino è offerto alle ragazze di 12 anni perché il virus si trasmette per via sessuale; con la vaccinazione si vorrebbe indurre lo sviluppo dell'immunità prima dell'inizio dei rapporti sessuali. Ma la copertura vaccinale è stata sperimentata solo per cinque anni. Dopo questo tempo, quando le ragazze avranno circa 17 anni, nessuno può sapere fino a che punto l'effetto sarà ancora valido.
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Inoltre, non tutti gli esperti concordano sulla pericolosità del HPV. Per esempio riporto un piccolo dal recentissimo libro “Vaccinare contro il Papillomavirus? Quello che dobbiamo sapere prima di decidere” scritto dai medici Roberto Gava (farmacologo, tossicologo, omeopata e una delle massime autorità a livello nazionale su vaccini e problematiche connesse) ed Eugenio Serravalle (pediatra).
"La maggior parte delle infezioni da HPV si risolve spontaneamente in circa 12-18 mesi e anche le infezioni ad alto rischio tumorale guariscono da sole senza lasciare conseguenze per la salute della donna nel giro di pochi mesi.
Nel 10-15% dei casi, invece, il virus convive per tutta la vita del soggetto che lo ospita nelle sue cellule e non crea alcun problema.
Circa l’1% delle infezioni da HPV danno luogo a lesioni precancerose che, se non identificate e/o non opportunamente trattate, in organismi immunologicamente deboli e in una percentuale inferiore dell’1% delle donne che le presentano, possono progredire nell’arco di 20-50 anni in tumori cervicali.
Infatti, se un’infezione virale molto comune come quella da HPV conduce allo sviluppo di un tumore così raro, significa che la probabilità che l’HPV ha di causare carcinoma è veramente eccezionale. In ogni caso, comunque, questo eccezionale processo richiede anche molti anni per svilupparsi e abbisogna di una particolare e cronica deficienza immunitaria. Quindi, l’infezione da HPV non è una malattia, ma solo un fattore di rischio e anche un rischio basso e la storia naturale dell’infezione dipende solo dalla risposta immunitaria linfocitaria ed è quindi condizionata dall’equilibrio che s’instaura tra ospite e HPV. "
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Perché, allora, il ministero della salute ha invitato i genitori a vaccinare le proprie figlie per debellare, a caro prezzo, un fattore di rischio che eccezionalmente porta a rischi gravi per la salute?
Non vi ricorda l'allarme SARS dove il nostro ministro di allora, Storace, acquistò da una nota casa farmaceutica milioni di vaccini inutili?

domenica 11 maggio 2008

112 numero unico

Gli italiani fino ad oggi potevano scegliere: 113 per parlare con la Polizia di Stato, 115 per entrare in contatto con i Vigili del Fuoco, 118 per le emergenze sanitarie e 112 per i Carabinieri.
Dal mese di marzo è in Gazzetta Ufficiale il decreto del ministro delle Comunicazioni che, di fatto, costringe la Polizia di Stato e i Carabinieri a una gestione congiunta degli SOS e delle richieste di aiuto.
In caso di incendi, fughe di gas, o altre emergenze, si dovrà chiamare il 112 collegato ad una centrale unica che gestirà tutte le emergenze. Il nuovo servizio, che si conforma alle direttive europee, migliora molto la localizzazione del chiamante, che funzionerà con i telefonini italiani e stranieri anche nel caso in cui si chiamerà con il numero nascosto. Chi telefonerà sarà individuato in soli 4 secondi, un tempo ridotto e utile se chi chiama non sarà in grado di fornire un recapito o perché sotto shock o perché cade la comunicazione.
Anche se resta in ancora in vita il 113, questa novità organizzativa è un primo deciso passo verso il definitivo salto al numero unico che sarà il 112.
A luglio partirà la sperimentazione a Salerno, a seguire le altre province italiane. Il numero unico 112 in Europa è già il numero di emergenza, l'Italia per il ritardo nell'uniformarsi ha rischiato una procedura di infrazione.
In poche parole l'Europa ci ha costretto al numero unico, pPotevamo essere puntuali in cosa così importante? Non sarà che i Carabinieri non volevano cedere il loro numero?
Un'altra bella figura!

sabato 10 maggio 2008

Stefano Folli per il Sole 24 ore

La guerra civile in Libano ci ricorda che i primi cento giorni del governo Berlusconi non sono fatti solo di Alitalia, spazzatura a Napoli, Ici da abolire e straordinari da detassare. C'è dell'altro e di peggio.

In Medio Oriente è in atto una grave crisi, dai risvolti imprevedibili; una crisi in cui come italiani siamo molto coinvolti perché la spedizione nel Paese dei Cedri era il fiore all'occhiello della politica estera prodiana e dalemiana.

Una spedizione che fin dall'inizio (settembre 2006) fu presentata come virtuosa, contrapposta alla «negativa» presenza italiana nell'Iraq invaso da Bush e Blair.
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Purtroppo fu chiaro da subito che le premesse dell'operazione erano ambigue e in sostanza, non si è mai capito bene quale fosse la missione dei nostri militari.
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L'ambiguità è cresciuta nel tempo, di pari passo con l'inasprirsi della tensione. Finché Hezbollah ha scatenato la sua offensiva. Il che fa temere, non solo a Israele ma all'Egitto di Mubarak, che l'Iran abbia deciso di assumere il controllo diretto del Libano. Sullo sfondo ci sono altri fattori. Come la concreta possibilità che Israele sia alla vigilia di una crisi di governo, con l'uscita di scena di Olmert ferito da un'inchiesta giudiziaria. E ancora: la questione del riarmo nucleare di Teheran, un tema irrisolto e cruciale su cui l'America di Bush non transige. Ma l'Iran sta anche accentuando la sua violenta propaganda contro Israele, in parallelo con gli attacchi dei miliziani intorno a Beirut.
Si capisce allora che Berlusconi e il suo ministro degli Esteri Frattini, appena entrati nei loro uffici, si trovano proiettati dentro un grosso problema che costituisce un'eredità del governo Prodi. In realtà le questioni sono due, fra loro strettamente intrecciate.

La prima riguarda il "che fare" in Libano. È evidente che è sempre più inutile restare su quella terra mantenendo le ambiguità originarie del corpo di spedizione. Inutile e pericoloso. In prospettiva, l'alternativa al ritiro è la modifica delle «regole d'ingaggio».

Di sicuro sarà necessario uno stretto coordinamento tra la Farnesina e le due capitali da cui dipendono le prossime mosse: Washington e Parigi. È il battesimo della politica estera del nuovo governo.

La seconda questione riguarda proprio il modo di stare dell'Italia sulla scena del Medio Oriente. Non c'è dubbio che il ritorno di Berlusconi è destinato ad annullare o correggere certi indirizzi della politica di D'Alema. È facile prevedere un rapido rafforzamento dei vincoli di amicizia con Israele. Resta da capire come influirà su questa svolta la gestione della crisi in Libano.

venerdì 9 maggio 2008

Bel governo, non c’è che dire

Marco Travaglio per l'Unità

Bel governo, non c’è che dire. «Ben equilibrato, con punte di eccellenza», come dice Franco Debenedetti. A parte la Brambilla alla Salute e la Carfagna alle Pari Opportunità, eccellenze massime, non sono affatto male nemmeno i responsabili della Giustizia e delle Comunicazioni. Berlusconi è disposto a transigere su tutto, ma in quei due dicasteri lì comanda lui fin da prima di scendere in campo.

Alle Comunicazioni, degradate a sottosegretariato, va un famiglio di stretta osservanza arcoriana: il biondocrinito Paolo Romani, ex liberale molto ex, azzurro della prima ora, coordinatore forzista in Lombardia, da sempre lì a far la guardia al bidone delle tv del Capo: prima presidente della commissione Comunicazioni, poi membro della Vigilanza Rai, sempre plaudente a ogni censura ed epurazione bulgara e postbulgara (nel 2003 si oppose fieramente alla nomina di un indipendente di prestigio come Paolo Mieli alla presidenza della Rai). Lui, del resto, la tv ce l’ha nel sangue. A metà anni 70 fonda, con Marco Taradash, Tele Livorno. Poi affianca Nichi Grauso a Videolina. Negli anni 80 lavora con Alberto Peruzzo a ReteA e con Salvatore Ligresti a Telelombardia. Poi si mette in proprio con Lombardia7 Tv, segnalandosi per programmi indimenticabili come «Colpo grosso» con Umberto Smaila e «Vizi privati», una rassegna di strip caserecci condotti da Maurizia Paradiso. Con la quale, poi, litiga furiosamente e - dice la leggenda - viene addirittura alle mani. Il passo da Maurizia a Silvio è breve. E nel ’94 Romani entra in Parlamento. Deputato. Nel 1999 Lombardia7 fallisce, lasciando debiti per oltre 12 miliardi di lire. E lui, che formalmente ha venduto tutto nel ’96, viene indagato a Monza per bancarotta fraudolenta e false fatture. Ma poi è prosciolto. I giudici tornano a occuparsi di lui nel 2005, quando scoprono che è uno dei politici beneficiari di lauti finanziamenti dalla Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani. Un fido con fideiussione per 400 mila euro: più o meno quel che deve pagare come risarcimento al curatore fallimentare di Lombardia7. Nessuna conseguenza penale nemmeno lì, comunque. Ora Paolino dovrà fronteggiare gli assalti a Mediaset delle toghe rosse della Corte di giustizia europea di Lussemburgo e quei comunisti della commissione Barroso che vogliono multare l’Italia per la Gasparri e le frequenze negate a Europa7. Scaramucce, per un soldatino del suo calibro.


Alla Giustizia invece, come previsto, va Angiolino Alfano. Pare che il Quirinale avesse obiettato sulla sua inesperienza. Ma è proprio questo il suo bello: è totalmente digiuno della materia, come del resto Roberto Castelli. Tanto, al governo, di esperti in fatto di processi e tribunali ce ne sono fin troppi. Due ministri pregiudicati (Bossi e Maroni) e tre imputati (Fitto, Matteoli e Calderoli), più naturalmente Berlusconi, cioè 6 su 22 (il 27%), sono più che sufficienti. Casomai avesse dei dubbi, comunque, Angiolino potrà consultarsi con gli avvocati del premier, che questa volta ne ha portati in Parlamento tre su tre - Ghedini, Pecorella e Longo - per evitare che uno avesse del tempo libero per andare ai processi al posto degli altri due. A che serviva un Guardasigilli esperto, visto che non potrà nemmeno andare alla toilette senza il permesso del Capo e dei suoi legali? Angiolino è l’ideale: già segretario particolare del Cainano, di cui si proclama perdutamente «innamorato», viene dalla Sicilia, è un fedelissimo di Schifani, è vicino a Cl, ha difeso il Cainano e Dell’Utri perseguitati dalle toghe rosse e l’estate scorsa votò contro le dimissioni di Previti dal Parlamento, per far capire che si può essere più previtiani di Cesarone. Un giorno - scrive La Stampa - commissionò ai giornali locali un sondaggio da cui risultò che il 70% dei siciliani moriva dalla voglia di andare a cena con lui. Anche quelli che non l’avevano mai sentito nominare.


Infine, last but not least, è stato filmato mentre baciava il boss mafioso di Palma di Montechiaro, Croce Napoli, al matrimonio della figlia. Ma lui naturalmente ha precisato di non sapere chi stesse baciando e di essere stato invitato dallo sposo. Lui bacia a caso, come càpita, ’ndo cojo cojo. È un piccolo Vasa Vasa, ecco. Un Vasino Vasino.