In rete ho trovato un articolo interessante anche se scritto in modo scanzonato. Carlo Bertani valuta così gli attacchi dei media e di uomini di governo sui dipendenti pubblici.
Puntuale, “Repubblica” – giornale “ombra” – piazza telecamere nascoste (e la privacy? Mah…) all’ingresso della Corte di Cassazione, per inchiodare i dipendenti che “timbrano” e poi vanno a posteggiare l’auto. Chi conosce Roma e le adiacenze del “Palazzaccio” sa bene cosa significa trovare un parcheggio nell’area. Di più: oramai cosciente d’essere il megafono di uno sterile governo ombra, Repubblica si lascia andare a pruderie che credevamo soltanto appannaggio del Daily Mirror e della famiglia reale inglese:
Di rimbalzo, echeggia il buon Brunetta che si lancia in un’iperbole, di quelle che scuotono l’audience: basta! Licenziare tutti i fannulloni e passare alle misure drastiche: “Colpirne uno per educarne cento”. Lo avesse mai detto Travaglio, lo avrebbe carcerato per fiancheggiamento delle BR.
Noi, però, siamo in piena sintonia con il vulcanico neo ministro veneto: ha ragione! Siamo qui per aiutarlo, per concorrere a trovare qualcuno che potrebbe essere “colpito” per educare. Siccome siamo “collaborativi”, e non “ombra”, ci permettiamo di segnalare una lista di persone che, forse, andrebbero “rieducate”. Poi, decida lui com’è giusto che sia:
Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’ENI: 10 milioni di euro.
Giancarlo Cimoli, che guidava Alitalia, una compagnia sull’orlo del baratro e intanto si portava a casa uno stipendio che valeva due milioni e 790mila euro, oltre a compensi vari finiti nel mirino della procura di Roma.
Roberto Poli, presidente dell’ENI: 2,8 milioni di euro.
Vittorio Mincato, presidente di Poste Italiane: 4,8 milioni di euro. Ricevette una buonuscita di 25 milioni di euro dall’ENI.
Elio Catania, ex presidente delle Ferrovie: 2 milioni di euro.
Piero Gnudi, Amministratore delegato dell’ENEL: 2,6 milioni di euro.
Alfio La Manna , vice presidente della società Esercizi aeroportuali di Milano: 2,26 milioni di euro.
Pierfrancesco Guarguaglini, Finmeccanica: 2,6 milioni di euro.
Puntuale, “Repubblica” – giornale “ombra” – piazza telecamere nascoste (e la privacy? Mah…) all’ingresso della Corte di Cassazione, per inchiodare i dipendenti che “timbrano” e poi vanno a posteggiare l’auto. Chi conosce Roma e le adiacenze del “Palazzaccio” sa bene cosa significa trovare un parcheggio nell’area. Di più: oramai cosciente d’essere il megafono di uno sterile governo ombra, Repubblica si lascia andare a pruderie che credevamo soltanto appannaggio del Daily Mirror e della famiglia reale inglese:
Di rimbalzo, echeggia il buon Brunetta che si lancia in un’iperbole, di quelle che scuotono l’audience: basta! Licenziare tutti i fannulloni e passare alle misure drastiche: “Colpirne uno per educarne cento”. Lo avesse mai detto Travaglio, lo avrebbe carcerato per fiancheggiamento delle BR.
Noi, però, siamo in piena sintonia con il vulcanico neo ministro veneto: ha ragione! Siamo qui per aiutarlo, per concorrere a trovare qualcuno che potrebbe essere “colpito” per educare. Siccome siamo “collaborativi”, e non “ombra”, ci permettiamo di segnalare una lista di persone che, forse, andrebbero “rieducate”. Poi, decida lui com’è giusto che sia:
Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’ENI: 10 milioni di euro.
Giancarlo Cimoli, che guidava Alitalia, una compagnia sull’orlo del baratro e intanto si portava a casa uno stipendio che valeva due milioni e 790mila euro, oltre a compensi vari finiti nel mirino della procura di Roma.
Roberto Poli, presidente dell’ENI: 2,8 milioni di euro.
Vittorio Mincato, presidente di Poste Italiane: 4,8 milioni di euro. Ricevette una buonuscita di 25 milioni di euro dall’ENI.
Elio Catania, ex presidente delle Ferrovie: 2 milioni di euro.
Piero Gnudi, Amministratore delegato dell’ENEL: 2,6 milioni di euro.
Alfio La Manna , vice presidente della società Esercizi aeroportuali di Milano: 2,26 milioni di euro.
Pierfrancesco Guarguaglini, Finmeccanica: 2,6 milioni di euro.
Forse i dati non sono aggiornatissimi, ma è difficile tenere il ritmo con questi signori che si spostano da una scatola cinese all’altra, da una holding di Stato ad una “consociata”, per poi ritornare dalla “mamma” e ripartire.
Cos’hanno concluso, questi signori, con le loro retribuzioni milionarie (in euro)? Poco o nulla, e qualcuno di loro ha condotto l’azienda che guidava nel baratro.
A fronte, troviamo i comuni lavoratori a 20.000 euro l’anno, i ricercatori pagati 800 euro il mese con contratti a termine, i precari che non arriveranno mai a mettere insieme una pensione decente per campare, nemmeno a 65 anni.
Ora, tutti sappiamo che la pubblica amministrazione non è certo un modello d’efficienza, che ci sono gli scansafatiche e chi s’accontenta di fare il poco che gli viene richiesto.
Qualcuno, però, si domanda: cos’hanno di fronte queste persone?
Gli esempi che osservano tutti i giorni non sono tanto i dieci signori citati, bensì migliaia, decine di migliaia di parvenu che occupano quei posti soltanto perché hanno ricevuto una raccomandazione, perché sono figli o nipoti di politici e cardinali.
Se in un azienda i risultati non sono quelli previsti – visto che si tira in ballo sempre il settore privato – chi perde il posto per primo, centinaia d’operai o i manager? Purtroppo, spesso entrambi, quando le responsabilità maggiori sono sempre di chi comandava, non certo di chi doveva eseguire.
Non prendiamo però troppo sul serio Brunetta, anche se lui ama definirsi un “professore bravo”: Brunetta, lasci che siano gli altri a dirlo, l’autoreferenzialità potrà essere segno di distinzione nella Casta, ma nel Paese reale è sinonimo di sicumera e spocchia. Non prendiamolo troppo sul serio le boutade di Brunetta, perché non è il solo a conoscere le strategie di marketing.
Dopo una vendita – e le elezioni, oramai, non sono altro, visto che non eleggiamo realmente più nessuno – c’è una fase nella quale l’acquirente deve essere convinto che ha fatto la scelta giusta. Così, Bossi tuona con la Libia , Maroni con i romeni, Brunetta con gli impiegati pubblici…e compagnia cantante.
Berlusconi & soci li lasciano fare, perché sono soltanto le comparse del grande circo veltro-berlusconiano: i veri attori, sono altrove.
Cos’hanno concluso, questi signori, con le loro retribuzioni milionarie (in euro)? Poco o nulla, e qualcuno di loro ha condotto l’azienda che guidava nel baratro.
A fronte, troviamo i comuni lavoratori a 20.000 euro l’anno, i ricercatori pagati 800 euro il mese con contratti a termine, i precari che non arriveranno mai a mettere insieme una pensione decente per campare, nemmeno a 65 anni.
Ora, tutti sappiamo che la pubblica amministrazione non è certo un modello d’efficienza, che ci sono gli scansafatiche e chi s’accontenta di fare il poco che gli viene richiesto.
Qualcuno, però, si domanda: cos’hanno di fronte queste persone?
Gli esempi che osservano tutti i giorni non sono tanto i dieci signori citati, bensì migliaia, decine di migliaia di parvenu che occupano quei posti soltanto perché hanno ricevuto una raccomandazione, perché sono figli o nipoti di politici e cardinali.
Se in un azienda i risultati non sono quelli previsti – visto che si tira in ballo sempre il settore privato – chi perde il posto per primo, centinaia d’operai o i manager? Purtroppo, spesso entrambi, quando le responsabilità maggiori sono sempre di chi comandava, non certo di chi doveva eseguire.
Non prendiamo però troppo sul serio Brunetta, anche se lui ama definirsi un “professore bravo”: Brunetta, lasci che siano gli altri a dirlo, l’autoreferenzialità potrà essere segno di distinzione nella Casta, ma nel Paese reale è sinonimo di sicumera e spocchia. Non prendiamolo troppo sul serio le boutade di Brunetta, perché non è il solo a conoscere le strategie di marketing.
Dopo una vendita – e le elezioni, oramai, non sono altro, visto che non eleggiamo realmente più nessuno – c’è una fase nella quale l’acquirente deve essere convinto che ha fatto la scelta giusta. Così, Bossi tuona con la Libia , Maroni con i romeni, Brunetta con gli impiegati pubblici…e compagnia cantante.
Berlusconi & soci li lasciano fare, perché sono soltanto le comparse del grande circo veltro-berlusconiano: i veri attori, sono altrove.
1 commento:
No, non si può ripartire da lì, almeno non da una frase così forte, che richiama gli anni di piombo. Non per gli annosi problemi legati alla Pubblica Amministrazione.Che peccato quella uscita infelice del ministro della funzione Pubblica Brunetta.
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