giovedì 8 maggio 2008

un uomo solo al comando


Il governo appena insediato mi ha sorpreso, nessun tecnico (Lunardi, Ruggiero, Dini) e pochi politici di peso ma quello che veramente mi ha lasciato a bocca aperta sono i tanti under 40.

Non so ancora dire se è un buono o cattivo segno ma almeno è un segnale di discontinuità e se anche sono stati nominati per prendere ordini da Berlusconi speriamo che questa volta, dopo aver sistemato i suoi problemi nella scorsa legislatura, faccia qualcosa di utile per essere ricordato come uno statista.

Nessuna pregiudiziale ma un po' di scetticismo si!!

Qui di seguito riporto una sintesi di un articolo interessante pubblicato on line su Repubblica scritto da uno dei giornalisti che preferisco Massimo Giannini.
ROMA - Un governo proprietario, ma "a responsabilità limitata". Il nuovo governo è forte, perché il "padrone" conta. E insieme anche leggero, perché i "soci" partecipano ma non non pesano.

Stavolta il Cavaliere mi ha stupito, non con effetti speciali, ma comunque mi ha stupito. Il nuovo governo è diverso da quello 1994 e molto diverso da quello del 2001. Non ha neanche provato a mettere insieme un "dream team". Non ci sono i Lamberto Dini prelevati dalla Banca d'Italia (come nel 1994) o i Renato Ruggiero precettati dal Wto (come nel 2001).

La squadra che oggi giurerà nelle mani del presidente della Repubblica è tagliata a misura della biografia personale del premier, che dopo quindici anni di leaderismo avventuroso ma fatalmente bellicoso, coincide ormai a tutti gli effetti con la biografia della nazione. Non ci sono sorprese nella gerarchia dei ministri né invenzioni nella distribuzione degli incarichi. Non ci sono grandi personalità della politica né brillanti innesti dalla società civile. C'è un uomo solo al comando.

Come un altro Cavaliere, lo Jedi difensore della pace della Repubblica Galattica nelle Guerre stellari di George Lucas, Berlusconi ha capito qual è il "lato oscuro della forza". Per il suo governo, stavolta, la forza non risiede nell'autorevolezza, ma nell'affidabilità. Non risiede nel prestigio, ma nella compattezza. Lo Jedi di Arcore, evidentemente, ha capito la lezione della legislatura che finì nel 2006: schierò in campo i leader dei partiti dell'allora Cdl e finì per logorarsi in un negoziato permanente, ricco di conflitti e povero di riforme.
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Se si guarda alla geografia politica, la lista dei ministri riflette fedelmente la nuova mappa post-elettorale, che premia il Pdl ma non esclude del tutto le vecchie logiche spartitorie deflagrate nelle complesse trattative di questi giorni.
Se si guarda all'alchimia politica, non si può non notare che i fedelissimi del capo, e non per caso, coprono tutti i ruoli-chiave. O per provata e riconosciuta competenza, come nel caso di Giulio Tremonti all'economia. O paradossalmente per il suo esatto contrario, come nel caso di Angelino Alfano alla Giustizia. Nel confronto delicato con i contribuenti, come nello scontro avvelenato con i magistrati, non c'è spazio per personalità autonome, o esterne all'inner circle del Cavaliere. Anche a costo di scelte francamente fiacche e discutibili, com'è appunto quella di Alfano. Probabilmente non sa niente di Csm e di snellimento del processo civile, anche se evidentemente deve sapere molto delle urgenze processuali del suo "principale". Ma allo stesso tempo, non si può non notare che i ministeri cruciali sui quali si giocherà la legislatura, le Riforme e gli Interni, sono in mano al Carroccio.
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Ma una cosa è sicura. Berlusconi non si metterà in guerra con nessuno. Né con l'opposizione, né meno che mai con il Paese. È una metamorfosi funzionale ai suoi corsi anagrafici e ai soprattutto ai suoi percorsi politici. Ha 72 anni. Vuole passare alla storia, da statista repubblicano. E punta dritto al Quirinale, la sua "magnifica ossessione". Questo governo, così piatto eppure resistente, per l'Italia può anche non servire granché. Ma per il Cavaliere sembra proprio un perfetto trampolino di lancio, costruito proprio con quell'unico scopo: il grande salto verso il Colle. Visti i dolorosi tormenti del Pd, stavolta non si vede chi possa fermarlo.

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