Sintesi di un articolo di Tito Boeri su www.lavoce.info
Da oggi abbiamo un nuovo governo e l’attenzione generale si sposterà presumibilmente sulle cose da fare anziché sulle letture del voto del 13 e 14 aprile.
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Il voto alle politiche ha premiato in particolare gli unici due partiti che si sono opposti all’indulto varato nel 2006: Lega e Italia dei valori. Questa coincidenza non è stata notata, forse perché l’indulto è stato varato quasi due anni fa e, si sa, l’Italia è un paese con scarsa memoria storica. Eppure l’indulto è un provvedimento che sta avendo effetti duraturi sul benessere degli italiani. Qualcosa di cui ci si ricorda nel segreto dell’urna anche se quasi tutti i partiti si sono (giustamente dal loro punto di vista) astenuti dal menzionarlo in campagna elettorale.
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Un primo effetto dell’indulto è stato quello di aumentare l’attività criminale in Italia. I dati raccolti da Giovanni Mastrobuoni e Alessandro Barbarino sembrano difficilmente controvertibili a riguardo: l’indulto ha aumentato del 70 per cento le rapine in banca e fatto lievitare diverse tipologie di reati, dallo spaccio di stupefacenti, ai furti di autoveicoli, ai borseggi, agli omicidi. Lo si evince mettendo in relazione il numero di reati segnalati alle forze dell’ordine e le scarcerazioni nelle diverse regioni.
I reati aumentano visibilmente con le scarcerazioni anche perché l’indulto del 2006 è stato un provvedimento generalizzato, che non ha selezionato le persone da scarcerare in base al loro grado di recidività. Così, molti criminali abituali, di professione, sono stati messi nelle condizioni di nuocere. Ma c’è anche un secondo effetto dell’indulto che forse è stato avvertito ancora più intensamente dagli italiani. Il cronico sovraffollamento delle nostre carceri, la lentezza del nostro processo penale e l’aspettativa di nuovi indulti sembrano aver modificato la composizione dei flussi migratori diretti nel nostro paese, finendo per attrarre da noi più criminali che altrove. Qui i dati disponibili sono ancora limitati ma si può intuire da diversi indizi:
1. in Italia è aumentata la quota di coloro che vedono nell’immigrazione un male;
2. tra le cause più frequentemente citate di questa avversione, il fatto che “gran parte dei reati sono di immigrati clandestini”;
3. la percentuale di omicidi di cui vengono accusati immigrati è quintuplicata negli ultimi quindici anni; quella dei tentati omicidi è aumentata di sei volte, ben di più della crescita della quota di immigrati sulla popolazione italiana;
4. l’indulto ha scarcerato circa 8mila immigrati nel giro di un mese, mantenendo inalterata la loro quota sulla popolazione carceraria italiana. Quindi, senza l’indulto ci sarebbe oggi probabilmente molta più tolleranza verso gli immigrati in Italia.
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L’indulto è stato un incubo per molti italiani perché siamo un paese verso cui si dirigono grandi flussi di immigrati clandestini. Le interazioni fra indulto e flussi migratori spiegano anche perché gli elettori che temevano gli immigrati non abbiano punito la Lega, nonostante la legge che tuttora regola questi flussi porti il nome di Umberto Bossi.
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Da oggi abbiamo non solo un nuovo governo, che può cercare di dimostrare ai tantissimi italiani che non leggono i giornali che sarà in prima fila nella battaglia per il rispetto della legalità. C’è chi ritiene che sia una missione impossibile eppure battersi perché ci siano più carceri, perché i processi siano più brevi e perché vengano da noi soprattutto quegli immigrati che più facilmente si possano inserire nel nostro tessuto sociale significa proteggere gli italiani più poveri e gli stessi cittadini stranieri che sono già da noi, le prime vittime di questa criminalità importata. Significa anche permettere al nostro paese di avere una politica credibile dell’immigrazione: se non si vince la battaglia contro la criminalità importata, rischiamo, prima o poi, di essere costretti a chiudere del tutto le nostre frontiere. A quel punto, finiremmo solo per importare immigrazione irregolare, in un circolo vizioso di illegalità che alimenta nuova illegalità.
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