venerdì 9 maggio 2008

Bel governo, non c’è che dire

Marco Travaglio per l'Unità

Bel governo, non c’è che dire. «Ben equilibrato, con punte di eccellenza», come dice Franco Debenedetti. A parte la Brambilla alla Salute e la Carfagna alle Pari Opportunità, eccellenze massime, non sono affatto male nemmeno i responsabili della Giustizia e delle Comunicazioni. Berlusconi è disposto a transigere su tutto, ma in quei due dicasteri lì comanda lui fin da prima di scendere in campo.

Alle Comunicazioni, degradate a sottosegretariato, va un famiglio di stretta osservanza arcoriana: il biondocrinito Paolo Romani, ex liberale molto ex, azzurro della prima ora, coordinatore forzista in Lombardia, da sempre lì a far la guardia al bidone delle tv del Capo: prima presidente della commissione Comunicazioni, poi membro della Vigilanza Rai, sempre plaudente a ogni censura ed epurazione bulgara e postbulgara (nel 2003 si oppose fieramente alla nomina di un indipendente di prestigio come Paolo Mieli alla presidenza della Rai). Lui, del resto, la tv ce l’ha nel sangue. A metà anni 70 fonda, con Marco Taradash, Tele Livorno. Poi affianca Nichi Grauso a Videolina. Negli anni 80 lavora con Alberto Peruzzo a ReteA e con Salvatore Ligresti a Telelombardia. Poi si mette in proprio con Lombardia7 Tv, segnalandosi per programmi indimenticabili come «Colpo grosso» con Umberto Smaila e «Vizi privati», una rassegna di strip caserecci condotti da Maurizia Paradiso. Con la quale, poi, litiga furiosamente e - dice la leggenda - viene addirittura alle mani. Il passo da Maurizia a Silvio è breve. E nel ’94 Romani entra in Parlamento. Deputato. Nel 1999 Lombardia7 fallisce, lasciando debiti per oltre 12 miliardi di lire. E lui, che formalmente ha venduto tutto nel ’96, viene indagato a Monza per bancarotta fraudolenta e false fatture. Ma poi è prosciolto. I giudici tornano a occuparsi di lui nel 2005, quando scoprono che è uno dei politici beneficiari di lauti finanziamenti dalla Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani. Un fido con fideiussione per 400 mila euro: più o meno quel che deve pagare come risarcimento al curatore fallimentare di Lombardia7. Nessuna conseguenza penale nemmeno lì, comunque. Ora Paolino dovrà fronteggiare gli assalti a Mediaset delle toghe rosse della Corte di giustizia europea di Lussemburgo e quei comunisti della commissione Barroso che vogliono multare l’Italia per la Gasparri e le frequenze negate a Europa7. Scaramucce, per un soldatino del suo calibro.


Alla Giustizia invece, come previsto, va Angiolino Alfano. Pare che il Quirinale avesse obiettato sulla sua inesperienza. Ma è proprio questo il suo bello: è totalmente digiuno della materia, come del resto Roberto Castelli. Tanto, al governo, di esperti in fatto di processi e tribunali ce ne sono fin troppi. Due ministri pregiudicati (Bossi e Maroni) e tre imputati (Fitto, Matteoli e Calderoli), più naturalmente Berlusconi, cioè 6 su 22 (il 27%), sono più che sufficienti. Casomai avesse dei dubbi, comunque, Angiolino potrà consultarsi con gli avvocati del premier, che questa volta ne ha portati in Parlamento tre su tre - Ghedini, Pecorella e Longo - per evitare che uno avesse del tempo libero per andare ai processi al posto degli altri due. A che serviva un Guardasigilli esperto, visto che non potrà nemmeno andare alla toilette senza il permesso del Capo e dei suoi legali? Angiolino è l’ideale: già segretario particolare del Cainano, di cui si proclama perdutamente «innamorato», viene dalla Sicilia, è un fedelissimo di Schifani, è vicino a Cl, ha difeso il Cainano e Dell’Utri perseguitati dalle toghe rosse e l’estate scorsa votò contro le dimissioni di Previti dal Parlamento, per far capire che si può essere più previtiani di Cesarone. Un giorno - scrive La Stampa - commissionò ai giornali locali un sondaggio da cui risultò che il 70% dei siciliani moriva dalla voglia di andare a cena con lui. Anche quelli che non l’avevano mai sentito nominare.


Infine, last but not least, è stato filmato mentre baciava il boss mafioso di Palma di Montechiaro, Croce Napoli, al matrimonio della figlia. Ma lui naturalmente ha precisato di non sapere chi stesse baciando e di essere stato invitato dallo sposo. Lui bacia a caso, come càpita, ’ndo cojo cojo. È un piccolo Vasa Vasa, ecco. Un Vasino Vasino.

2 commenti:

Umberto ha detto...

A proposito di Travaglio. Hai saputo che è stato condannato per diffamazione il 20 febbraio scorso? Ed inoltre lo sai che in un libro che ha pubblicato ha preannunciato l'inchiesta su Mastella? Come dire..., che uomo!!!ha doti divinatorie!!!!Andrè il più pulito qua, c'ha la rogna.

Anonimo ha detto...

Interesting to know.